venerdì, luglio 07, 2006

Nata a Napoli la Casa comune delle Diversità

Non ho mai condiviso le strategie politiche di chi trasforma una legittima richiesta di diritti in lotta corporativa. Resto convinto che noi gay dobbiamo unirci a tutti gli altri "calpestati" della società (vecchi, immigrati,etc) per condurre insieme la medesima battaglia per la conquista del diritto ad una vita dignitosa e giusta per tutti. La comune esperienza di sofferenza ed incomprensione dovrebbe renderci sensibili a tutte lealtre situazioni di miseria e dolore. Non si può piangere perchè "omoreietti" e poi inneggiare alla Lega o al berlusconismo x la difesa della presunta "italianità" (è solo un esempio). Le corporazioni hanno fatto il loro tempo, ora mi piacerebbe si puntasse solo al trionfo della civiltà che è poi umanità. Il cuore del problema sta proprio nella capacità di trovare il minimo comune denominatore tra i "calpestati" per avviare una soluzione globale e condivisa. Certo non è con gli integralismi, religiosi e no, che si deve creare alleanza (esiste anche un integralismo gay, giusto per la cronaca). La storia insegna che le vere rivoluzioni sono il risultato di alleanze impensabili persino tra nemici giurati, uniti però dal comune desiderio di rovesciare il crudele dittatore di turno o il perfido sistema oppressivo. Molte delle leggi che oggi consideriamo una conquista civile esistono grazie al superamento della visione settaria ed individualistica dei gruppi in nome del Bene comune, della cosa pubblica, la Res Publica appunto. Questa è la politica, l'arte della convivenza civile. La nostra stessa Costituzione, bistrattata dal governo della destra, è frutto dell'impegno politico dei Padri, così diversi e lontani tra loro in tutti i sensi, eppure così vicini per la comune triste esperienza della dittatura e della guerra. Negare il valore e l'utilità della politica è disperare della possibilità di cambiare qualcosa se non diventando "corporazione", lobby capace di far valere e pesare la propria opinione sul potere costituito. Succede già negliStati Uniti, dove le varie lobbies con potere economico di volta in volta impongono la propria volontà secondo l'antico (ma sempre moderno) motto del "Do ut des". A questo punto però quelli che a ragione consideriamo diritti civili irrinunciabili diventerebbero pura merce di scambio nel mercato consumistico del potere.
La nascita a Napoli della Casa comune delle Diversità mi pare vada nella direzione giusta indicando un percorso che va ben oltre la conquista di piccoli risultati transitori. Rappresenta la strategia vincente dal punto di vista politico mirando alla realizzazione del Bene comune attraverso lo sviluppo della Civiltà e anche da quello morale, riaffermando i Valori per se stessi, per la loro intriseca bontà e quindi non mercificabili. Sud batte ancora Nord: 2 - 0! (S) http://www.ildialogo.org/omoses/csArcigay_na_210606.pdf

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