giovedì, agosto 31, 2006

Scrivetelo a Roby



Ieri serata con Roby delle Bandane ( my life(Roberto). Con lui c'erano Aldo (Il blog di ulisse ) e l'anima dei movimenti alternativi lariani, lo zioMario (Gaycomo ). Dopo un insolito ma affascinante resoconto del recente viaggio indiano, Roby si è scoperto un po' Mariadefilippi, annunciando di voler tenere una rubrica di counseling sul primo sito che gli offre spazio. In men che non si dica noi pubblico abbiamo sciorinato centinaia di problematiche verosimili, giusto per saggiare la professionalità e la tecnica del novello consulente. A parte qualche suicidio virtuale, rientrante comunque nella casistica professionale, Roby se l'è cavata al grido di: "Pompiereeeeeeeeeeee, brucioooooooooo!", forse una frase scaramantica in uso presso i professionisti del settore (sindrome del burn-out?). Giocando e ridendo abbiamo comunque messo il dito in una delle piaghe di questa nostra società ricca ed industrializzata, la solitudine di tanti. Non esistono spazi e luoghi di confronto, non c'è nemmeno il tempo per questo: il lavoro, la famiglia, il disperato bisogno di divertimento consumano velocemente le giornate. La stessa famiglia tradizionale, difesa a denti stretti da forze politiche e religiose, non esiste più se non come gruppo di sopravvivenza economica ed affettiva, in contrapposizione col resto della società che si percepisce come cattiva e da cui occorre guardarsi. Un po' come fanno i suricati con le loro sentinelle a vigilare sulla conservazione dei membri del clan. Raramente la famiglia è ancora luogo di dialogo, di apertura al mondo. In compenso abbondano oggi i professionisti dell'ascolto, psicologi, analisti, etc, segno del reale bisogno crescente di parlare ed essere ascoltati. Alla fine ci si accontenta pure del web: non si instaura un rapporto diretto e personale, ma c'è sempre qualcuno disposto ad ascoltare. Sempre meglio dei programmi televisivi che approfittano della debolezza di molti per vendere spot e, insieme a loro, svendere la dignità umana.
E allora, Roby, c'è posto anche per te! Mentre cerchiamo o, alla peggio, realizziamo un sito per ospitare la tua rubrica, completa la tua formazione professionale così da ridurre il più possibile eventuali danni da troppa foga solidaristica.
Dedicare il proprio tempo per l'ascolto degli altri, anche se via net, è pur sempre una forma apprezzabile di volontariato. E sicuramente farai meno guai della Mariadefilippi!
PS Se nel frattempo volete già consultare Roby delle Bandane... scrivetegli all'indirizzo sopra riportato.

La festa del patrono


Oggi è la festa di sant'Abbondio, patrono di Como e della diocesi. Di lui si sa poco, non si conosce l'origine, la data di nascita e perfino quella di morte. Si sa che divenne vescovo di Como il 17 novembre 440, ma fu subito inviato da papa Leone I Magno a Costantinopoli, forse per la sua perfetta conoscenza del greco, per risolvere i conflitti dottrinali provocati dal vescovo Nestorio (Theotokos e duofisismo) e dall'archimandrita Eutiche (monofisismo). Risolta brillantemente la questione delle due nature di Cristo, tornò finalmente sul Lario dopo il 451 e incominciò a tempo pieno un'intensa evangelizzazione delle zone montane spingendosi oltre Lugano. Questa la storia di Abbondio, diplomatico, teologo e missionario.
E oggi, 1600 anni dopo, a Como che succede, che aria tira? Certo non c'è un vescovo simile (v.blog del 17 luglio), non c'è nemmeno l'entusiasmo che allora, immagino, caratterizzava i neofiti lariani e che probabilmente riversavano in ogni campo della vita sociale. C'è piuttosto aria di "scazzo". La vita della città e della stessa provincia è percorsa da una sorta di abbandono disperato (senza speranza), di fatalismo rassegnato, condannato all'inazione. A nulla servono le mal organizzate iniziative degli amministratori, i proclami di rilancio e rinnovamento continuamente sbandierati e mai realizzati. Salvo qualche eclatante flop come il parcheggio del S.Anna o le imprese autoreferenziali per promuovere se stessi. Da anni, grazie agli stessi comaschi, la gestione della cosa pubblica è affidata a persone incapaci anche solo di pensare in termini di Bene comune.
Intanto l'immenso patrimonio naturale, turistico, artistico, culturale e umano si logora poco alla volta. Insomma, un quadro davvero poco incoraggiante che non offre ragioni per fare festa, quasi avessimo confuso il grande vescovo Abbondio con il codardo e remissivo curato manzoniano in cui meglio, pare allo stato dei fatti, si rispecchia l'anima della maggioranza dei lariani.

mercoledì, agosto 30, 2006

Un'utopia da realizzare


Un interessante documento in dieci punti, “Per una pace definitiva in Medio Oriente”, circola da alcuni giorni in Vaticano e nelle ambasciate. Ne è autore padre Samir Khalil Samir, un gesuita nato in Egitto, vissuto in Libano, professore all’Université Saint Joseph di Beirut, al Pontificio Istituto Orientale di Roma, al Centre de Théologie Sèvres di Parigi e alla Facoltà di Filosofia di Lugano , fondatore e direttore in Libano del Centre de Documentation et de Recherches Arabes Chrétiennes, grande studioso dell’islam e della società islamica.Ecco alcuni stralci.
“Alla fine, Israele non ha raggiunto il suo obiettivo principale, annientare l’Hezbollah, e con esso la resistenza, né ha seminato la discordia tra le differenti confessioni libanesi. In compenso, però, è riuscito a seminare una distruzione duratura nel Libano. Hezbollah afferma di essere il vincitore, e in un certo senso lo è; ma in realtà è destinato a sparire quale milizia. Tutti hanno perso. La guerra non ha mai prodotto frutti duraturi. L’estremismo non si combatte con la guerra, men che meno il presunto “terrorismo”. Tutti i politici riconoscono che occorre “andare alle radici del problema”, il quale risale a più di 50 anni fa. Bisogna necessariamente affrontarlo. Hezbollah, che ha usurpato all’esercito libanese la funzione di difendere la patria, non è la radice del problema: non esisteva neppure quando Israele ha invaso il Libano nel1982 per attaccare i palestinesi che vi si trovavano. Neppure l’attentato contro Israele ai giochi olimpici di Monaco nel 1972, che ha dato inizio al terrorismo nella regione, è la radice del problema. Neppure gli attacchi continui di Israele contro la terra dei palestinesi e contro i paesi vicini sono la radice del problema.”.
A proposito delle origini del problema, finalmente si legge nero su bianco:
”Il problema non è di ordine religioso: tra ebrei e musulmani, o tra ebrei,cristiani e musulmani,anche se è evidente che la dimensione religiosa non è mai assente dalla politica medio-orientale. Non è dunque una guerra tra ebrei (sostenuti dai cristiani) e musulmani. E non è neppure una guerra etnica, tra ebrei e arabi – e chi potrebbe pretendere seriamente che gli ebrei o gli arabi siano realtà etniche? La radice del problema non è dunque né religiosa né etnica; è puramente politica, ed alla politica si aggancia tutto il resto (comprese cultura, sociologia, economia, ecc.) per rafforzare le rispettive posizioni. Il problema risale alla creazione dello stato d’Israele e alla spartizione della Palestina nel 1948 – a seguito della persecuzione organizzata sistematicamente contro gli ebrei, considerati precisamente come una “razza”! – decisa dalle grandi potenze senza tener conto delle popolazioni presenti in questa terra (santa): è questa la causa reale di tutte le guerre che ne sono seguite. Per porre rimedio a una grave ingiustizia commessa in Europa contro un terzo della popolazione ebrea mondiale, la stessa Europa (appoggiata dalle altre nazioni più potenti) ha deciso e commesso una nuova ingiustizia contro la popolazione palestinese, innocente rispetto al martirio degli ebrei. Questa spartizione è in ogni caso un fatto storico, nato da una decisione internazionale. L’esistenza dei due stati, israeliano e palestinese, nei confini fissati dalle Nazioni Unite è una realtà oggettiva e legittima, e non la si può rimettere in questione. Qualunque oltraggio alla legalità internazionale, per quanto questa legalità possa essere discutibile, porta in sé un male più grande ancora di quello contestato. Perciò ogni soluzione del conflitto che non rispetti integralmente la legalità internazionale, cioè le risoluzioni dell’ONU, non può condurre alla pace.”.Ed ecco le 10 proposte per un piano di Pace definitivo: ”Per raggiungere la pace, solo la strada della diplomazia ha qualche probabilità di successo. Questa strada si fonda su due regole complementari: da una parte, la giustizia e il rispetto della legalità internazionale; dall’altra, la necessità di fare alcune concessioni per tenere conto della realtà. Il che presuppone da una parte conoscenza e senso del diritto internazionale; dall’altra flessibilità e discernimento nonché disponibilità a rinunciare ad una parte dei miei diritti a favore dei diritti dell’altro. Aggiungerei un appunto: posto il fatto che da più di mezzo secolo dominano guerra e odio, non esiste una soluzione perfetta; occorre cercare e accettare la meno imperfetta delle soluzioni. Occorre raggiungere una soluzione duratura – anzi, definitiva – della crisi del Medio Oriente, per poter costruire tutti insieme, lentamente, la pace. E forse – se ci è permesso di sognare un po’ – per creare una Unione Medio-Orientale (UMO), così come esiste una Unione Europea (UE), nata essa stessa dalla convinzione dell’inutilità delle continue guerre in Europa, soprattutto tra Francia e Germania. Per raggiungere questo obiettivo, proverei ad indicare una via, nello stesso tempo giusta e realista, che esprimo in questi punti essenziali, un piccolo “decalogo della pace in Medio Oriente”: 1. Creare uno stato palestinese basato sulle frontiere internazionali anteriori alla guerra del 1967; dovranno essere fatte piccole modifiche, purché di comune accordo fra Israele e Palestina. 2. Il “diritto di ritorno” dei palestinesi, riconosciuto dall’ONU nella risoluzione 194 dell’assemblea generale, dovrebbe essere riconosciuto per principio, anche a costo di discuterne l’applicazione, fra il ritorno di un numero limitato di palestinesi e un compenso per gli altri garantito dalla comunità internazionale. 3. Le colonie israeliane potrebbero rimanere per un periodo limitato (per esempio, una decina d’anni) sotto la sovranità israeliana. Successivamente, i coloni dovranno decidere: o ritornare in Israele, o restare sotto la sovranità palestinese, come hanno fatto un tempo i 160.000 palestinesi che hanno deciso di vivere sotto la sovranità israeliana. 4. Riconoscimento ufficiale e scambio di ambasciatori: ciascuno stato del Medio Oriente (compresi Turchia, Iran, Iraq, Siria, ecc.) deve riconoscere ufficialmente come definitive le frontiere degli altri stati, e impegnarsi ad accreditare ambasciatori in questi stati. 5. Istituire una forza internazionale “robusta” laddove la pace non sia stata ancora pienamente acquisita, per controllare anche il traffico delle armi; in particolare tra Israele e Palestina, Israele e Libano, Libano e Siria, Siria e Iraq, Iran e Iraq, Turchia e Iraq. Questa forza dovrebbe essere posta su entrambi i lati delle frontiere internazionali. 6. Aiutare gli stati militarmente deboli a costituire un esercito nazionale sufficientemente forte per assicurare da solo la sicurezza e quindi smilitarizzare tutti i gruppi: milizie o coloni. Allo stesso tempo, operare per la riduzione degli investimenti militari nel Medio Oriente e per controllare gli stati militarmente potenti. 7. Liberare tutti i prigionieri degli altri paesi detenuti in ciascuno stato, mediante accordi di scambio; in particolare tra Israele e Palestina, Israele e Libano, Libano e Siria. 8. Creare una commissione internazionale per risolvere in modo equo il problema dell’acqua nella regione, condizione essenziale per lo sviluppo e causa frequente di conflitti. 9. Creare una commissione internazionale, che comprenda Israele e Palestina, per la città di Gerusalemme, che i due stati desiderano legittimamente assumere come capitale. Si tratta qui di garantire la sicurezza, la libertà di movimento e il rispetto delle frontiere internazionali all’interno della città; ma anche la sacralità, la salvaguardia e l’accessibilità dei Luoghi Santi che sono un patrimonio universale e devono essere protetti da accordi internazionali. 10. Lanciare il progetto di una Unione Medio-Orientale (UMO) tra tutti gli stati della regione, compresi ovviamente Israele, Palestina, Giordania, Egitto, Arabia Saudita, Turchia, Iran, ecc, se sono decisi a vivere in pace tutti insieme. Porne le fondamenta giuridiche, economiche, politiche, militari e culturali; definire le condizioni per esserne membri; organizzare incontri tra gli stati della regione; proporre un calendario, ecc. Firmare accordi di pace bilaterali o multilaterali per lunghi periodi (da 10 a 20 anni). Per molti punti si potrà approfittare dell’esperienza dell’Unione Europea. “.
La realizzazione del progetto richiede secondo p.Samir una rivoluzione mentale:
“Da più di mezzo secolo i responsabili politici d’Israele e dei paesi arabi non hanno proposto che la violenza ai loro popoli come unica soluzione ai problemi, convincendoli che il diritto e la ragione erano con loro. Occorrerà un lungo lavoro interiore e molto coraggio per cambiare discorso. La guerra non richiede coraggio, la pace sì! La guerra che si è svolta sotto i nostri occhi, con il suo strascico disumano di bestialità e sofferenze, ha consentito a milioni di persone, di tutte le tendenze, di capire che la violenza è inutile, che il Medio Oriente non sarà pacificato dalla guerra. Questa scoperta è forse l’unico bene emerso da questa tragedia, il cui prezzo elevato è stato pagato soprattutto dal popolo libanese, che aveva appena iniziato la ricostruzione. Se da questa tragedia potesse nascere un progetto serio di pace definitiva, allora questo martirio non sarà stato vano!”
Mi pare la proposta più intelligente, sensata, fedele alla storia mai formulata. Sarà presa in considerazione da chi può realmente realizzare la Pace?

Tolleranza sì o no?


Riporto parte dell'intervento di Donatella, marinaia di Imbarco immediato, sul forum del sito ( http://www.imbarcoimmediato.ch/forum/leggi.asp?id=1263)
"(...) E noncredo nemmeno che si debba rivendicare la tolleranza …. Chespero
siate d’accordo tutti che è una gran brutta parola. Io tollero i calli,
lezanzare,l’afa, le polveri fini, i cani che abbaiano, le code alla cassa, l’IVA
ela dichiarazione fiscale. Quindi la tolleranza non mi piace! Non mi fido dichi
tollera i gay e le lesbiche, non mi fido di chi tollera la gente di colore….Non
mi fido di chi dice di essere tollerante. Io non voglio essere tollerata!Io
voglio di più per me e per tutti quelli che come me vengono insultatie
malmenati. Io voglio rivendicare forte e chiaro il diritto diessere
semplicemente quello che sono! Gay, lesbica, trans, bi,eterosessuale,straniera,
clandestina, rifugiata o semplicemente diversa daglialtri. E quindi vado avanti
e sorrido alla vita e ogni tanto ballo e volo.".

Tollerare è un verbo molto usato nella nostra società che si dichiara a parole pluralista e multietnica. Sta di fatto che il significato originario di "tollerare" è essenzialmente "sopportare", “sopportare le persone che non sono cristiane, che non possiamo pensare di convertire al Cristianesimo: musulmani, pagani o ebrei" (Tommaso d’A.). Nel corso della storia europea, dal Cinquecento in poi, si è sviluppata un’ altra idea: "tollerare" significa "comprendere", quindi accettare le differenze, apprezzarle e qualche volta perfino amarle. Molto spesso si legge sui testi che sostengono la tolleranza nell'Europa moderna: "Se siamo cristiani , se il Cristianesimo è soprattutto amore, dobbiamo amare coloro che tolleriamo, che sono diversi da noi".C'è quindi un problema di spartiacque tra il "tollerare" come "sopportare" e il "tollerare" come "accettare" nel senso forte di questo termine. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'Europa e tutto il mondo occidentale industrializzato, ha attirato persone provenienti da civiltà diverse, con usi e costumi diversi, in un ambiente in cui c'era un alto grado di tolleranza e in cui ciascuno pensava di poter manifestare le proprie diversità. Probabilmente l'Europa, col tempo, si è scoperta un po' meno tollerante di quello che credeva di essere, forse perchè ha proposto un modello di tolleranza a persone che venivano da civiltà nelle quali quest' idea non si era sviluppata, certamente comunque perchè si è trovata ad affrontare un vero e proprio flusso migratorio di popoli, come tanti altri del passato, capace di mettere in crisi le identità nazionali.
La tolleranza è un'idea rischiosa: ciascuno si mette in gioco. Questo provoca punti di rottura, conflitti che sono sotto gli occhi di tutti e che finiscono con l’ incidere sulla mentalità della gente e quindi sull’uso stesso delle parole. Credo ormai che nell’accezione comune, non certo negli interventi pubblici e teorici, “tollerare una persona” sia da interpretare nel suo significato originario di “sopportare una persona”. E sarebbe comunque purtroppo da considerare già positivamente, stando ai sempre più frequenti episodi di intolleranza (non sopportazione) registrati dalla cronaca. Ha proprio ragione Donatella: siamo tornati indietro e nella parola "tolleranza" è tornata prepotente la connotazione negativa dell'oggetto dell'azione di tollerare. Se si tollera qualcosa, implicitamente, la si riconosce come male: di fatto è la mancata accettazione di ciò che si ritiene diverso. Che è all'origine della stessa intolleranza.

martedì, agosto 29, 2006

Popolo in festa


Nuova festa di Imbarco Immediato annunciata per il prossimo venerdì 1 Settembre a La Cava di Carona. Sono proprio vulcanici questi svizzeri! Non si fa in tempo a riprendersi dai postumi dell'ultima che già sfornano la nuova proposta. Ci tengono a far sapere che non sarà sempre così: il popolo dei fans non dovrà abituarsi ai ritmi festaioli di questa fine estate. Ma come si fa? Viviamo una realtà tanto grigia tra guerre, ingiustizie, inciviltà che il momento della festa diventa necessario per accumulare un po' di ossigeno e tornare a vivere guardando avanti oltre le nebbie. Ritrovarsi insieme, in tanti, non è solo godere di qualche ora di spensieratezza, ma è rinfrancarsi sentendosi popolo, parte di una comunità umana che vuole esserci e dare al resto della società il proprio contributo specifico come gruppo e come individui. Lottare da soli contro la mentalità dominante che vede la costante affermazione dei diritti del più forte sul più debole risulta alla fine uno spreco di energie inconcludente.
Ciascuno di noi punta alla felicità, alla realizzazione di una vita felice. Ogni uomo attraverso le sue azioni, i suoi pensieri e i suoi sentimenti persegue la felicità. Il problema è come conseguire ragionevolmente questo scopo che è comune a tutti e può quindi, come avviene nella pratica, favorire contrasti tra gli individui. Come conciliare la capacità di scegliere, che è in ciascuno, con la ricerca della felicità che ci accomuna? Aristotele, nella sua Etica Nicomachea, suggerisce l'idea di "giusto mezzo"che per noi suona un po' come compromesso e quindi non gode di buona reputazione, ma l' idea è che il giusto mezzo sia ciò che è più difficile da trovare, perché è un punto di equilibrio estremamente fragile, un crinale, una vetta, e non una specie di palude in cui si affondi. E' il Bene comune (v.19 Agosto) cui ci si educa ed allena soprattutto insieme agli altri, facendo popolo, passando cioè dalla teoria alla pratica attraverso il confronto diretto. Certo non sono le feste ad esaurire da sole la vocazione politica dell'uomo, ma sono un momento importante perchè creano unione e sintonia tra le persone attraverso relazioni immediatamente simpatiche.
Imbarco immediato, con l' entusiasmo e l'affiatamento dei suoi membri che traspare da ogni iniziativa, sta indicando la direzione giusta verso cui incamminarsi. (s)
In foto djTATANA (www.tillate.com)

lunedì, agosto 28, 2006

L'amore fa.....

di Ivano Fossati


L'amore fa l'acqua buona
fa passare la malinconia crescere i capelli
l'amore fa
l'amore accarezza i figli l'amore parla con i vecchi
qualcuno vuole bene ai piu' lontani anche per telefono
l'amore fa guerra agli idioti agli arroganti pericolosi
fa bellissima la stanchezza
avvicina la fortuna quando puo' fa buona la cucina
l'amore e' una puttana che onora la bellezza di un bacio
per regalo cose che fanno ridere
l'amore fa cose che fanno piangere
l'amore fa begli gli uomini sagge le donne
l'amore fa cantare le allodole dolce la pioggia d'autunno e vi dico che fa viaggiare,
si' illumina le strade
fa grandi le occasioni di credere e di imparare cose
che fanno ridere l'amore fa cose che fanno piangere
fa crescere i gerani e le rose aprire i balconi
l'amore fa confondere le citta'
ma riconoscere i padroni
l'amore lo fa aprire bene gli occhi
amare piu' se stessi l'amore fa bene alla gente
comprendere il perdono l'amore fa.

A scuola di democrazia


“Qui ad Atene noi facciamo così. Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: per questo è detto democrazia. Le leggi assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora egli sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, non come un atto di privilegio, ma come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se preferisce vivere a modo suo. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e le leggi, e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono un’offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte la cui sanzione risiede solo nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso. La nostra città è aperta al mondo; noi non cacciamo mai uno straniero. Noi siamo liberi di vivere proprio come ci piace, e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private. Ma in nessun caso si occupa delle pubbliche faccende per risolvere le sue questioni private. Un uomo che non si interessa dello Stato non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché soltanto pochi siano in grado di dar vita a una politica, noi siamo tutti in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione un ostacolo sulla strada dell’azione politica. Crediamo che la felicità sia il frutto della libertà e la libertà sia solo il frutto del valore”.
(Tucidide, La guerra del Peloponneso, Libro II,37ss )

domenica, agosto 27, 2006

L'estate sta finendo


E' andata. Anche l'attesissima festa di fine estate è passata, ora non ci sono più scuse: si viaggia, anzi galoppa, verso l'autunno. Abbiamo fatto le ore piccole anche stanotte, ma ne valeva la pena, pur non ritrovando quel clima umano da festa vissuto sul Monte Ceneri all'inizio dell'estate. Probabilmente il luogo più dispersivo e la musica (elettro e tecno, credo) non hanno favorito l'immediata simpatia e la voglia di socializzare che allora ci avevano tanto entusiasmato. Abbiamo rivisto tanti, come previsto (ah, Ulisse non è andato in Africa, ma a Sitges: chissà come l'avevo immaginato tra le dune del Sahara?) e conosciuto qualche marinaia di Imbarco. Proprio al momento dello sbarco Carla ci ha presentato Sabine, la sua compagna, una persona che abbiamo intuito straordinaria dalle poche battute scambiate. Vive il sogno ricorrente di quasi tutti noi cittadini, lontano dal caos e dalla frenesia quotidiana, con animali (180 più 4!) da seguire ed accudire in mezzo alla natura. Un lavoro faticoso che noi ci limitiamo a desiderare con la fantasia, preferendo nella realtà restare ancorati alle comode sicurezze della città, ben consapevoli dei nostri limiti e pigrizie. Insomma, le conosciamo tanto poco, ma Carla e Sabine ci hanno conquistato subito, al primo colpo: due persone, due donne sicuramente meravigliose. Non ho invece incontrato il mio "mito" elvetico e un po' sono rimasto deluso.
Ma ora davvero si torna alla vita di sempre, dritti incontro all'autunno. (s)

sabato, agosto 26, 2006

Stasera si salpa!|


Eccoci arrivati anche al 26 agosto, data della festa di fine estate organizzata dai meravigliosi marinai di Imbarco Immediato. Sembra ieri che se ne parlava ed invece è passata un'intera estate. Ma non corre troppo veloce 'sto tempo? Invece di ritmare la nostra vita, finisce che è la nostra vita a rincorrere il tempo. Che non basta mai.
Comunque eccoci qui, le giornate si accorciano e nessuno più si lamenta del caldo. Uff', guai a chi avrà da ridire del freddo polare che ci toccherà quest'inverno dopo aver trascoso maledicendo le 2, 3 giornate calde di giugno- luglio! Io amo il caldo, la condizione ideale è quella che mi permette di gareggiare direttamente con la temperatura canicolare (almeno 40-42°) che tenta di sciogliere gli stra-amatissimi ghiaccioli prima che io li divori. Di solito vinco sempre io, ma è solo questione di allenamento. Pazienza se il nostro è un caldo umido: non si può avere tutto.
Ci voleva proprio una festa di fine estate per addolcire la malinconia. Avremo modo di reincontrare Carla ( ora anche lei ha una canina, Mafalda, Maffy?), conoscere Luana (che si definisce una larva in fatto di pigrizia), ribaciare il mio mito elvetico (una bravissima giornalista televisiva) e rivededere tante persone amiche, lo zioMario appena tornato dalle sue esplorazioni ai lidi ferraresi, Ulisse dall'Africa (credo), Roberto che è stato in India (è un esperto nel linguaggio delle bandane) e poi ci saranno le nostre sorelline e fratellini di Mariano. Chissà se Mirco e Massi sono rientrati dalla Costa Azzurra? E Roberto, l'altro, verrà anche se loro non fossero tornati?
Insomma, una grande occasione di incontro e quindi di crescita. Ci saranno addirittura tre Dj, tutte donne, una anche piuttosto famosa, Tatana, ma la mia ignoranza in materia non mi permette di aggiungere altro.
Insomma ci vediamo tutti stasera al Garage Music di Castione! (S)

giovedì, agosto 24, 2006

I ragazzi che si amano (Jacques Prevert)

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

Un'altra missione di Pace


Tutti a tifare Italia perchè guidi la missione ONU in Libano. Ci tocca: siamo o no i campioni del mondo?"Adesso il mandato è serio e robusto", dice Prodi, precisando che a differenza di altri mandati del passato "garantisce l'efficacia delle operazioni (e) anche una possibilità di decisione di coloro che sono sul terreno". La Francia però ha fatto sapere che non invierà più di 200 uomini a fronte dei 9000 richiesti all' Europa.
Non si sa ancora chi comanderà la missione, ma finalmente si conoscono le regole di ingaggio: I nostri soldati potranno sparare per difendersi, difendere la popolazione e dovranno disarmare Hezbollah. In sintesi non sarà un’ operazione di polizia, ma un operazione di peacekeeping con solo un po’ di forcing. Una vera guerra.
Un'alra guerra con la solita falsa motivazione, quello strano diritto di difesa che si esercita attaccando e sterminando che nasconde l'interesse per gli oleodotti o i gasdotti da ampliare e ramificare per assicurarsi il giusto approvvigionamento.
Basta guardare una carta geografica di quei paesi per comprendere cosa accade realmente e se questo non bastasse sarebbe sufficiente guardare alla storia.
Sabato 26 agosto ad Assisi si svolgerà una iniziativa promossa dalla Tavola della Pace, da Articolo21 e da tante altre associazioni, laiche e religiose, che hanno sempre cercato di opporsi alla guerra e di favorire la politica fondata sul dialogo, sulla integrazione e sui progetti di solidarietà attiva.
Naturalmente nell'informazione pubblica non c'è traccia di quest'ennesima iniziativa contro le scelte del governo del momento. Del resto stampa e TV evitano anche di informare su quanto sta realmente avvenendo nei territori di guerra, offrendo in questa strana estate il solito circo mediatico di repliche e finzioni. (s)

mercoledì, agosto 23, 2006

Pronti per l'Imbarco?


Sabato 26 agosto ci si imbarca tutti per ... Castione (Bellinzona, CH).
Dopo la bellissima festa sul Monte Ceneri, l'attivissima e simpaticissima Associazione ticinese ci aspetta al Garage Music per una altrettanto magnifica serata di fine estate.

Special guest sarà DJ TATANA che nel ottobre 2005 è stata la prima ed unica DJ svizzera ad essere inserita al 74° posto della classifica mondiale“DJmag”-Top100.
Ci faranno ballare
SHE DJELI-VERVEINE (Techno) e SHE DJ SABAKA (Elektro Pop).

Ingresso 25 frs (18 euro),
Prevendita 20.00 frs presso: Citydisc Lugano Citydisc (FoxTown) Mendrisio
Soldini Locarno Fashionroom Bellinzona.

Ci troviamo tutti là!

martedì, agosto 22, 2006

Un libro di emozioni


Sarà perchè prestato da una amica speciale, sarà perchè incuriosito da un mondo a me ignoto, quello lesbo, “ho divorato" in meno di due serate un magnifico libro (il che, per uno che legge un libro all'anno, è un vero record!): AMAMI di E.G.Versino, Ed.Zoe 2006, E.13.50.
E' un libro di facile lettura che scorre veloce ma che riesce ad emozionarti perchè semplicemente … arriva al cuore, a qualunque cuore, quello innamorato pazzo (come il mio) o quello in attesa di nuovi battiti ed emozioni o persino a quello duro come una pietra.
Scorre qualche lacrima: chiudendo gli occhi (“Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi” dice la volpe al Piccolo Principe) rivivi le emozioni, soffri, giosci insieme alle protagoniste, le senti amiche.
L'amore è il filo conduttore, quello tra genitori e figli, tra amici, tra amanti.
Non è mieloso, è un racconto reale in cui si trovano anche le sofferenze più dure di chi si scopre diverso e fatica e soffre ad accettarsi.
E' un libro che da coraggio a chi si sente solo ed ha voglia di vincere quei complessi e quelle paure che spesso ci costruiamo da soli e ci fanno sentire soli.
Ti invita ad osare ad amare. Senza paura.
Insomma, non credo di esagerare: ti aiuta ad essere migliore verso te stesso ed il prossimo.

Grazie di cuore, Sara! So che la scelta del libro è stata fatta con quella sensibilità e dolcezza di cui solo tu sei capace.
Ti vogliamo bene! (E)

Dell'Amicizia


Abbiamo già scritto che questa estate abbiamo conosciuto molte persone. E' certo il clima, con il caldo e le giornate più lunghe, a favorire la voglia di uscire e di socializzare. Comunque sia, siamo stati decisamente fortunati: molte di esse sono straordinarie e vogliamo continuare a frequentarle perchè le sentiamo già amiche. Non è cosa frequente, si parla tanto di amicizia ma poi è più facile incappare in compagnie non sempre disinteressate e disponibili ad un vero coinvolgimento affettivo amicale. La nostra scelta di essere tris, sempre più fantastica ed intensissima dopo 11 mesi, ha segnato un cambiamento nel nostro giro di frequentazioni. Il motivo? Bah, ci siamo ritrovati semplicemente accantonati, tacitamente messi da parte, quasi avessimo imboccato una strada solitaria ed improponibile. Eppure l'overdose di amore che portiamo dentro ci rende ancora più disponibili di prima, più desiderosi di aprirci agli altri, alle realtà più diverse e sempre meravigliose perchè umane. Forse come sempre è proprio la diversità a far paura e la storia che noi tre stiamo vivendo è indubbiamente un po' diversa. Diversa dal modello culturale tradizionale che vede solo nella coppia la realizzazione dell'amore. O forse diversa perchè ... siamo felici.
In effetti è più facile condividere con gli amici il dolore che la felicità: ci avete mai fatto caso? E' più facile calarsi nella tristezza che nella gioia altrui. Che strani che siamo noi umani! Si è soliti ripetere che "Gli amici si vedono nel momento del bisogno", ma in realtà sono convinto sia più esatto dire che"Gli amici si vedono nel momento della gioia"!
Poco male, l'esserci ritrovati un po' tagliati fuori ci ha dato la spinta giusta per uscire dal cerchio delle vecchie compagnie e fare così nuove ed interessanti conoscenze presentandoci subito per quello che siamo. Noi tre insieme.
Mentre scrivo vedo i volti di questi nuovi amici, penso ai momenti che abbiamo già vissuto insieme e ai tanti altri che, spero, verranno. Sento crescere dentro il desiderio sincero che siano felici, tanto felici, perchè abbiamo una sola vita da giocare e tutti noi, nonostante gli inevitabili dolori, siamo nati per vivere nella gioia. (s)
"Ogni amico
costituisce un mondo
dentro di noi.
Un mondo mai nato
fino al suo arrivo,
ed è solo tramite
questo incontro,
che nasce un nuovo mondo." (a.n.)

sabato, agosto 19, 2006

Ombre


Siamo sempre al solito tran-tran. Brutto scriverlo perchè si tratta di guerre, di tragedie di immigrati clandestini, poveri diavoli innocenti che muoiono davvero. E poi le polemiche politiche, nazionali ed estere, le corruzioni di vario genere qua e là nel Paese.Ci sono Voci, come sempre isolate, che si alzano a segnalare il marciume che pare essere il comun denominatore della convivenza sociale che si levano dal web.A Como, la nostra città, esiste un blog http://www.vivereacomo.com/, già segnalato tra i nostri preferiti, che rappresenta una di quelle espressioni di libertà di cui si ha bisogno: puntualmente arriva a correggere e più spesso a smentire le false verità che i nostri amministratori da anni propinano a noi comaschi, per indole disposti ad ad accettare tutto pur di essere rassicurati che nessuno toccherà mai i nostri danè.Cambierà qualcosa? Sono sufficienti queste voci ad aprire gli occhi di chi ostinatamente non vuol vedere?
Strana cosa la convivenza civile: tutti vorrebbero stare bene (come è giusto che sia), ma poi pochi si interessano del Bene comune, preferendo delegare persino le scelte più importanti ai capetti che emergono qua e là sulla scena politica. E poi naturalmente tutti a lamentarsi.Eppure non credo sia soltanto questione di pigrizia o di timidezza della gente che non vuole od osa esporsi alla vita pubblica. C'è qualcosa di più sottile e complesso.
L'idea della libertà concepita come principio assoluto, sciolta cioè da ogni legame, privata della dimensione relazionale e di conseguenza del senso di responsabilità nei confronti degli altri esseri umani e della stessa comunità, svuotandosi di significato ed autoannullandosi perde la capacità di incidere sulle condizioni sociali dell'esistenza. Tutto appare gratuito e contemporaneamente necessario. Vale in sostanza il dogma che ogni sistema è autonomo e che i conflitti devono essere risolti secondo istanze funzionali piuttosto che secondo istanze umane. Ormai ci sono solo singole volontà di affermazione dei diversi soggetti, ci sono desideri, istinti indifferenziati. La legittimazione dei diversi interessi finisce per derivare dalla forza con la quale, di volta in volta, questo o quell'individuo o sistema sociale riescono ad imporsi, naturalmente con pesanti conseguenze sulle Istituzioni che non sono certo nate per consentire a qualcuno di far valere i propri interessi a danno di qualcun altro.L'unico modo per uscire da questa situazione è recuperare l'aspetto relazionale della libertà legato alla responsabilità e al dovere. Senza l'istanza del Bene comune anche la ricerca della felicità è impossibile: in un mondo in cui tutto è arbitrario è difficile trovare un senso e vivere una vita degna dell'uomo. Più i conflitti si fanno virulenti più siamo chiamati a ridefinire la nozione di Bene comune, libertà e dignità della persona.A questo punto mi appare chiaro il motivo per cui i sistemi socialmente più forti (economici, politici e persino religiosi) abbiano tutto l'interesse a mantenere la gente comune nell'ignoranza...(s)

giovedì, agosto 17, 2006

Bella e rifondata!


Tra le tante persone incontrate questa estate Wladimir Luxuria è stata certamente la più interessante e sorprendente. Eletta in Parlamento nelle fila di Rifondazione Comunista, ha già avuto modo di mostrare intelligenza e sensibilità non comuni tra i politici d'allevamento. D'altra parte il suo passato vale più di qualsiasi accademia o prestigiosa laurea. Nata a Foggia, nel sud poco disponibile a certe novità, con coraggio e determinazione sceglie la trasgressione pubblica come espressione della diversità. Affronta piazze e discoteche (le poche esistenti) pugliesi per farsi conoscere, fino al grande salto nella capitale, dove da direttore artistico del circolo "Mario Mieli" inventa Muccassassina, la festa alternativa più famosa in Italia. Da lì in poi è stato un crescendo di notorietà ed anche successi artistici.
Iniziando il suo mandato in Parlamento ha dichiarato di volersi impegnare per il riconoscimento delle unioni civili, ma anche di voler affrontare seriamente il problema della miseria per sconfiggere le nuove povertà:"A mio avviso, la più grande aberrazione che attualmente è presente in Italia è quella della miseria. Per questo, voglio lottare per sconfiggere le nuove forme di povertà.". Brava Wlad, noi lo scrivevamo anche lo scorso 7 luglio: " Dobbiamo unirci a tutti gli altri "calpestati" della società (vecchi, immigrati,etc) per condurre insieme la medesima battaglia per la conquista del diritto ad una vita dignitosa e giusta per tutti. La comune esperienza di sofferenza ed incomprensione dovrebbe renderci sensibili a tutte lealtre situazioni di miseria e dolore.".
Il dolore vissuto e rielaborato da Luxuria nella sua storia personale diventerà patrimonio comune e fonte di progresso per tutto il Paese. Lo spero tanto e lo auguro a tutti noi. In bocca al lupo, Wlad!

mercoledì, agosto 16, 2006

Rieccoci!


Sono finite le vacanze, almeno per noi. Tre meravigliose settimane insieme, lontano dalla vita di tutti i giorni. Strabelle, anche se il tempo non ha dato il meglio di sè. Poco male, bastavano i miei due compagni e l'inseparabile Mi a rendere stupende le giornate più uggiose e troppo anticipatamente autunnali.
Magnifico il Sud, col suo mare, il suo sole (beh, è diverso dal nostro: è più...più... scottante), la sua storia, i suoi patrimoni artistici, culturali e umani. La stessa città di Napoli sembra una nea- polis, una nuova città rispetto a quella che ho conosciuto e vissuto tanti anni fa.
Ad ogni modo, perfino Torre del Lago, nostra ultima tappa, più deludente che mai con i soliti stereotipi gay sempre in passerella e pronti a farsi spennare da altri arcigay più disincantati e ben lontani dalle belle parole sbandierate pubblicamente, non è riuscita a rovinare la magia del nostro stare insieme.
Sono talmente tanti gli aspetti negativi della Viareggio gay che c'è da augurarsi che il declino visibile di questi ultimi anni compia il suo corso e altre località, meno impantanate in situazioni poco chiare, emergano qua e là nel bel Paese come oasi serene in attesa della tanto desiderata "normalità".
Negli ultimi giorni siamo stati raggiunti da Sara e Marco, persone straordinarie con cui abbiamo condiviso altri bei momenti di serenità e allegria, vivendo e riaffermando così il valore dell'amicizia disinteressata e senza secondi fini.
In fondo ci vuole così poco per stare bene!
D'altra parte la vita, quella vera e reale, è quella che si consuma qui a casa, giorno dopo giorno, col lavoro e i problemi quotidiani, la spesa e le rate del mutuo, le bollette e le piante da innaffiare.
E' proprio qui, a casa nostra, che dobbiamo imparare a godere la vita. Gli ultimi 11 mesi li abbiamo vissuti 3 metri sopra il cielo: è troppo sperare di continuare così?
Un caro saluto a tutti gli amici e in particolare a sleepwalker che ci legge dal Venezuela! (s)