venerdì, agosto 17, 2007

Arrivederci a settembre!


Finalmente è arrivato il giorno della partenza. Come sempre siamo di corsa e trafelati, ma è ormai il nostro modo di partire.

A tutti un grande abbraccio e un ringraziamento sincero per averci seguito fin qui.

giovedì, agosto 16, 2007

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Fervono i lavori domestici in casa troppia: Lupetto e Moen sono impegnati nelle pulizie prima della partenza, io li guardo e di tanto in tanto intervengo a salvare la situazione nei momenti critici. L'età e la prevenzione dei dolori alla schiena per ora mi giustificano.

Ieri abbiamo trascorso un bel ferragosto. Pranzo tipico a base di polenta vuncia a Pra'Filippo (sopra Bellagio, non lontano dal famoso santuario della Madonna del Ghisallo, tanto caro ai ciclisti) con alcuni amici milanesi, passeggiata tra i monti e rientro a casa in tempo utile per recuperare energie in vista della serata che abbiamo trascorso a Cernobbio, nella piazzetta antistante il lago. Moen ed io avevamo bisogno di alleviare la mancanza di Modan trascorrendo in compagnia la conclusione della festa, abbiamo quindi accettato al volo l'invito arrivatoci in mattinata da Dario, un amico ventennale che vediamo sempre troppo poco, per una cena con suoi amici. Ottima decisione: la compagnia si è rivelata interessante e molto simpatica. Non conoscevamo quasi nessuno, ma ci siamo sentiti subito a nostro agio anche grazie alla presenza di belle e affascinanti donne dagli interessi culturali vivacissimi . Magnifici fuochi d'artificio (i migliori in assoluto dei tanti visti nella stagione) che partivano dal lago, proprio di fronte a noi, hanno reso spettacolare la notte di mezzaestate.Naturalmente ci siamo ripromessi di ritrovarci al ritorno dalle vacanze: la serata è stata davvero bella per tutti.

Ed ora gli ultimi preparativi: si parte domani (non all'alba) per la 1° tappa, Como-Chieti, dove trascorreremo la serata in compagnia di care amiche di vecchia data. Hanno promesso di accompagnarci ad una delle meravigliose sagre abruzzesi che ben conosciamo. Ormai abbiamo già la testa "altrove".

mercoledì, agosto 15, 2007

15 AGOSTO 2007

E’ ferragosto giornata di festa! Tempo di gavettoni sulle spiagge, di abbuffate e divertimento. Come ha accennato Moser, Modan è partito, ha raggiunto la famiglia per qualche giorno. Ci fa sapere che si sta divertendo con gli amici di sempre del paese dove la sua famiglia ha origini. Questo mi rende felice. E’ la prima volta in due anni che viviamo questo distacco. Infondo ci eravamo abituati a “curare” la variabilità dei nostri stati d’animo con la vicinanza ora mi sento emotivamente un po’ allo sbaraglio. Momenti di debolezza e di sconforto che si alternano alla gioia di stare insieme con Moser, Lupetto e Mira. Modan è presente con i classici sms ci informa, ma mi sembrano non bastare…a volte non vorrei nemmeno riceverli….mi rendo conto della mia debolezza che un po’ mi fa paura. Modan leggerà questo post solo al nostro rientro per cui mi lascio andare un po’, sicuro di non far ricadere sui suoi giorni il mio stato così variabile.
Con Modan ci siamo abbandonati all’amore, quello passionale e a volte irrazionale dove è difficile frenare i sentimenti perché trascinati dalla sua bellezza, dall’età dal suo mondo così diverso, dall’imprevedibilità. Moser ed io viviamo invece un rapporto più consolidato, sempre passionale, dove è più forte la consapevolezza di esserci dati il massimo in questi vent’anni e proprio l’innamoramento di Modan è stato il nostro passo per donarci reciprocamente ulteriore amore e quindi anche l’inevitabile sofferenza che probabilmente colpisce tutti e tre in modi diversi.
Vi assicuro che basta un niente, anche una piccola carezza di Moser, o una mia attenzione che ci si sente più forti ad affrontare quel mal d’amore che Moser ha descritto in un vecchio post, mal-damore sicuramente oggi un po’ esasperato dalla lontananza. Il tutto avviene naturalmente, senza parlare, anche con uno sguardo. Io che sono sempre alla ricerca di parole sto vivendo con Moser qualcosa di indescrivibile credo più grande dell’amore. Non sto esagerando. Accidenti come manchi Modan….Non perché abbia paura di chissà cosa possa succedere manchi proprio fisicamente...
Tra poco andremo a festeggiare il ferragosto con amici. Una classica gita fuori porta, non molto lontano, in una delle valli circostanti il Lago di Como.Mete di famiglie e dei classici pic-nic che mi riportano tanto agli anni sessanta dove il boom economico era solo all’inizio e i soldi per i ristoranti mancavano, ed io bambino andavo con tutta la mia famiglia muniti dell’inverosimile a trascorrere momenti di gioia e serenità.
Nonostante tutto sto bene. In attesa di riabbracciarci e più consapevole del grande amore che ci unisce e dei miei limiti. Proprio vero che nonostante i miei 42 anni quasi suonati l’amore riesca a farti vivere stati d’animo quasi infantili che azzerano completamente le tue difese poche o tante che siano ma anche toccare quella maturità dei sentimenti che ti da conforto e ti fa stare bene. Bello anche questo. Buon ferragosto amici!


Questo per Modan immaginandolo assonato che guarda il mare dopo una nottata-movida sulla spiaggia:


e questo per Moser che è qui con me ma non credo sappia quanto riesce ancora a darmi:

martedì, agosto 14, 2007

Armonie a Menaggio


Ancora una mostra da non perdere a Menaggio, alla D'Art Visual Gallery: espone la mamma del nostro amico Davide. Fino al prox 20 agosto: da non perdere!

Battellando sui laghi
















Rieccoci dopo due giorni di assenza causa gite: domenica battellata sul Lario e lunedì sul Garda. Modan aveva promesso a Lupetto una giornata all'acqua paradise di Caneva e così è stato, mentre Moen, Mira ed io ci rilassavamo sul Benaco. Stamattina abbiamo accompagnato Modan alla stazione: alcuni giorni di vacanza con la famiglia e poi, sabato, passeremo a prenderlo partendo per le vacanze. E' la prima separazione in due anni, solo pochi giorni, ma un po' ci è costata. Moen ed io siamo riusciti a convincerlo a partire ed ora siamo contenti della decisione, anche se già ci manca molto. Sarà più bello sabato.
Nelle foto(troppiane): Punta Balbianello, cigni gardesani,chiostro dell'Abazia di Piona,surfista lariano.

sabato, agosto 11, 2007

Solidali contro le mafie


Siamo a Como, lontani geograficamente dalla Sicilia e da Palermo, tuttavia ci sentiamo vicinissimi, in questa ennesima tragedia, alle tante persone oneste lasciate sole, come molte altre prima, dal resto del Paese, nonostante le continue chiacchiere di impegno urlate al vento. Basta coi "kiss in" per ogni dove: ci aspettiamo dai nostri politici, parlamentari e non, scelte e decisioni concrete che consentano ad una delle più belle regioni del nostro Paese di vivere serenamente, come è diritto elementare di tutti gli Italiani. Di tutti gli uomini.

Impariamo dalla lettera di Rodolfo Guajana, pubblicata sul Giornale di Sicilia lo scorso Martedì 7 agosto, come si declina l'onestà con il coraggio della coerenza , l'autentico cristianesimo con le scelte quotidiane.


Caro direttore, mi chiamo Rodolfo Guajana, ho 52 anni e sono il Presidente del Consiglio d’amministrazione della Guajana ferramenta spa. Martedì 31 luglio scorso alle ore 4,30 circa ho visto i capannoni della mia azienda andare in fumo senza potere far nulla.
Io sono Cristiano e svolgo un servizio di volontariato da circa 4 anni all’ospedale Villa Sofia di Palermo portando la comunione agli ammalati, non discriminando gli onesti dai ladri, i poveri dai ricchi, ma assisto tutti con amore e fraternità.
Sono un ministro straordinario Camilliano di nomina vescovile (dopo tre anni di teologia di base) e ho creduto sempre inconciliabile il mio credo religioso con il pagamento di tangenti alla criminalità, come ritengo in conciliante non pagare il giusto stipendio ai dipendenti o non pagare tutte le tasse allo Stato (…date a Cesare quel che è di Cesare).
La tangente, però, è la cosa più grave di tutte in quanto finanzia il traffico di armi, di droga, l’usura, la prostituzione, l’illegalità in genere. Un cristiano non può finanziare la criminalità e prendersi la comunione domenicale, non può avere sulla coscienza tanti morti per droga o per guerre provocate da questi venditori di armi che spingono le nazioni a lasciare i tavoli pacifici del dialogo per iniziare conflitti devastanti affinché loro possano vendere armi ad entrambe i contendenti. Un cristiano non può, per salvare il proprio lavoro, condannare il prossimo a morte: Mors tua, vita mea! Un cristiano non può salvarsi l’anima se persiste a pagare la tangente finanziando le attività del demonio. Non c’è salvezza per chi si mette contro Dio e per i fiancheggiatori di coloro che danno la morte!
Vorrei che le Chiese Cristiane fossero più coraggiose e dichiarassero da tutti i pulpiti questi concetti… forse le cose cambierebbero! Non si può essere acquiescenti di fronte ad un fenomeno così vasto e imponente come questo.
Io un giorno ho fatto la mia scelta coerente e coraggiosa e questa forza e coerenza viene solo da Dio.
Mi auguro che questo messaggio indirizzato alle chiese Cristiane (Cattolici ed Evangelici) venga raccolto dai leaders religiosi e dagli uomini di buona volontà.
Rodolfo Guajana
Per approfondire:
Nella foto ciò che resta dei capannoni della Ditta Guajana.

venerdì, agosto 10, 2007


Gelmini, Gentilini e Grillini:3G! Non se ne può più. Del primo si è già scritto troppo, del secondo, il prosindaco trevisano nazignurantleghista, è meglio tacere e del terzo,il deputato dei kiss in e iniziative analoghe, c'è ben poco da dire se non che presenti domanda in qualche villaggio turistico come animatore, che forse gli riuscirebbe meglio.



I novios sono andati al lavoro come il solito, in questo venerdì 10 agosto, S.Lorenzo, dopo un risveglio tranquillo e sereno. Presto anche loro saranno in ferie e tutta la famiglia partirà per le vacanze. Ancora qualche giorno, quasi una settimana. Gli amici sono già altrove, qualcuno è invece già tornato. Restano le sagre a farci compagnia e ad offrirci un po' di mondanità.

Avverto il bisogno di silenzio, da tutto, anche da me stesso: ho sempre l'impressione di fare tante chiacchiere inutili, mentre la vita passa. Di veramente essenziale c'è solo l'amore che ci lega come novios e che si estende a Lupetto e Mira, la nostra famiglia. E l'amore non ha bisogno di chiacchiere.E' fatto spesso di silenzi che parlano più delle parole. Mi torna alla mente ciò che ha scritto Sonante:"...Quando si ha la possibilità di convivere , svegliarsi e vederlo dormire con un sorriso felice ( forse mi sogna , si pensa ) ,preparargli la colazione, vederlo girare per casa,
salutarlo con un bacio quando rientra dal lavoro , che lui ricambia con amore, raccontarsi la giornata appena trascorsa : questo è il rapporto che ogni essere umano cerca ...".

Mi capita spesso di contemplare i miei compagni mentre dormono e sempre mi sento invadere da una tenerezza infinita che assaporo avidamente, come fosse aria di cui ho assoluto bisogno.Ieri Modan mi ha detto quasi stupito che "facciamo tanto, tantissimo all'amore, non trovi?". E' vero, non ci basta mai, come non ci bastano mai i momenti dopo l'amore, quando completamente abbandonati, in silenzio,riusciamo a godere come non mai la nostra meravigliosa realtà.

Coprimi la testa con la sabbia sotto il sole,
quando pensi che sian troppe le parole...
Parlami d’amore se
quando nasce un fiore mi troverai
senza parole amore.

giovedì, agosto 09, 2007

Farneticando


Mi rendo conto che il termine “normale” evoca fantasmi negativi e si presta a diverse declinazioni . Può avere un significato puramente statistico, indicando la maggior frequenza di un certo evento o, meglio, l’attesa che un certo evento si realizzi: le convenzioni sociali si fondano sull’aspettativa che gli altri individui si comportino nel modo da noi considerato normale. Può sottendere connotazioni non riconducibili ai comportamenti che di fatto hanno luogo, ma a quelli che dovrebbero verificarsi. E' normale ciò che dovrebbe regolare la condotta naturalmente, ma capita che il significato, riguardante il dovere (morale o religioso o sociale), si mascheri spesso nel concetto di normalità, col risultato che la distinzione tra normale e anormale finisce per nascondere il riferimento a criteri di valore che condizionano poi il giudizio di esclusione sociale per alcuni.
La nostra società fatica a riconoscere la possibilità dell’amore fuori dalla tradizionale coppia maschio/femmina, al più tollera come stati di fatto i comportamenti omosessuali che vengono giudicati devianti dalla norma, purchè però non pretendano di assurgere a qualcosa di più dello sfogo puramente animalesco, a qualcosa cioè di anche solo vagamente riconducibile all’amore. Una volta dimostrato, come è stato, che l’omosessualità (e non solo il comportamento omosessuale) è secondo natura, appare evidente che il freno alla sua accettazione sociale è imputabile direttamente alla tradizione culturale che per secoli, sulla spinta di considerazioni religiose, politiche e morali, ha consolidato la sua idea di normalità, oggi messa in discussione dallo sviluppo del sapere . Non sono quindi strane le resistenze dei settori più conservatori della società, specie di quelli abituati, per necessità di conservazione del potere, alla lungimiranza politica: la crisi culturale della coppia eterosessuale preconizza la possibile deriva della famiglia tradizionale, cioè dello strumento privilegiato del controllo sociale.Una volta definito il problema da affrontare che è di natura culturale con implicazioni valoriali religiose, sia pure di uso strumentale, appare abbastanza chiara la strategia da adottare per la sua soluzione, che non potrà essere di breve scadenza dal momento che qualsiasi processo culturale richiede tempi adeguati di assimilazione e sedimentazione. Il lento processo di normalizzazione (che è poi di integrazione) non può che prevedere un verosimile adeguamento dei comportamenti alla morale comune, superando nella prassi quell’euforia libertina un po' caratterizzante i gruppi discriminati, che finirebbe coll’esacerbare l’opposizione già stretta all'angolo. La parola d’ordine dovrebbe essere tranquillizzare. Non è impresa impossibile perché per natura noi,omo, siamo accomodanti, amanti del quieto vivere e alla continua ricerca delle rassicuranti normalità. Lo dimostra anche solo il fatto che non abbiamo ancora tracciato, pur avendone avuto il tempo, un modello di coppia omo che non sia riferito al confortante modello etero (ora un po’ in crisi di suo), pur radicalmente diverso. Lo sappiamo bene noi, troppia, che da quando esistiamo dobbiamo fare i conti con una mentalità che fatica ad accettare un autentico amore fuori dai canoni della tradizionale coppia.Ma di questo abbiamo già scritto. Il riconoscimento dell’amore maschio/maschio e femmina/femmina come non meno dignitoso del tradizionale maschio/femmina, al quale deve essere equiparato in tutto, anche nei diritti, comincerà col "rompere" una delle tante certezze culturali senza però avere il desiderato effetto trascinamento per lo sdoganamento (brutto termine, ma di moda)di altre realtà diverse e possibili nell'esperienza umana. Il risultato sarà comunque dirompente e i gerarchi cattolici lo hanno ben intuito. Pazienza, un passo alla volta.

mercoledì, agosto 08, 2007

E' tempo di scelte


E' ormai caccia al gay. Sindaci, imprenditori,giornalisti: tutti pensano e vogliono i gay. Chi per riservare loro una via cittadina o anche di paese, chi per una spiaggia, chi per un villaggio esclusivo, chi per una semplice trasmissione che faccia audience (Costanzo insegna). Sogna in grande l'imprenditore varesotto,Nicola Mastrolonardo, che ha già pronto il gay village all'italiana nei pressi di Camerota. Sembra proprio che l'Arcigay abbia fatto scuola ed ora tutti i personaggi e movimenti in cerca di pubblicità e di guadagno facile vogliano imitarla. Segno di un cambiamento culturale o solo uso strumentale della diversità? Il pullulare di riserve speciali, tanto care all'Associazione di Mancuso, giovano veramente alla causa glbt? Indubbiamente il fatto che sempre più frequentemente si parli di gaysmo (e lesbismo) a tutti i livelli, concorre a pubblicizzare una realtà che non può più restare nascosta, presente ormai visibilmente in ogni settore della vita sociale. Il favorire luoghi e contesti in cui l'omosessuale può manifestarsi senza veli, senza preoccupazioni del giudizio altrui, è decisamente accattivante e solletica il desiderio di rivalsa covato troppo a lungo nel segreto. Non è un caso che nei luoghi attualmente "riservati" finisca col prevalere quello spirito pruriginoso che non vuole il confronto col resto della società, rivendicando piena libertà morale ai propri desideri ed istinti che si consumano pubblicamente secondo una ritualità consolidata. Torno a chiedermi se ciò concorra realmente alla nostra causa o se al contrario, esibendo quelle che possono considerarsi debolezze, offra invece spunto e motivazioni ulteriori per rallentare il processo di conquista dei diritti che riteniamo non più rinviabili.

Il processo di completa accettazione sociale, di "normalizzazione", non si può risolvere con la creazione di aree protette, separate dal resto del mondo, perchè prevede al contrario piena integrazione nel tessuto sociale, anche se ciò comporta l'adeguamento al comune sentire: nel concreto, al rispetto di un comportamento dignitoso prima di tutto per se stessi e poi per gli altri, così come previsto dal vivere in comune. Nessuna discriminazione, ma anche nessuno sconto di pena nel caso di eccessi non ragionevolmente tollerati.

Se si è convinti di questo, occorre da subito stoppare quanti ci lusingano con proposte solo apparentemente favorevoli, ma alla lunga controproducenti e politicamente perdenti. Non c'è altra scelta se non vogliamo decretare la fine anticipata della corsa ai diritti.

martedì, agosto 07, 2007

Cuzzùmmulo


Modan dice di non capire perchè, avendo noi tutto quello che possiamo desiderare (l'amore) e potendo goderne come vogliamo, finiamo col complicarci la vita con tanti problemi. Essenziale: probabile che abbia ragione. Moen, dopo un faticoso cammino interiore di maturazione, conquistata con successo una delle tante tappe della vita, pretenderebbe, giustamente, un po' di tranquillità. Sono io lo spirito inquieto che non sa fermarsi e godere semplicemente dell'incredibile storia che stiamo vivendo. Una specie di cuzzùmmulo umano, come ho imparato stamattina dal Blog di Mel: una formica sempre trotterellante, che gira attorno velocemente non si sa in cerca di cosa, presumo cibo, considerata la fama di grandi raccoglitrici previdenti che hanno quegli insetti. Prese dalla frenesia di immagazzinare per i tempi duri, instancabilmente si agitano alla ricerca di tutto quello che può servire e favorire l'esistenza serena del formicaio. Intanto però godono forse poco la vita che non è infinita, anzi nel loro caso temo sia anche estremamente breve. Vivono e lavorano solo in funzione della comunità, ma per loro stesse resta ben poco.

Tiro un sospiro di sollievo perchè non è il mio caso: io so godere pienamente le bellezze dell'amore e perciò anche la vita. E' che sono talmente innamorato dei miei novios (e della vita) che non mi bastano mai e voglio sempre di più, pretendo di godere sempre di più. Non riesco ad adagiarmi, forse perchè, più vecchio, ho il senso del tempo che passa. O forse più semplicemente ho il senso del limite umano e tento di immagazzinare il più possibile in vista dei tempi duri, quando ci servirà una grossa riserva d'amore cui attingere per continuare ad essere.

Già non è facile la vita di coppia in generale, quella omo poi presenta ulteriori difficoltà non solo di natura sociale, ma principalmente interna,ovvio quindi che la troppia rappresenti una sfida in tutti i sensi, rompendo con una tradizione millenaria radicata profondamente nella nostra cultura e non solo.Per quanto ci possa apparire naturale vivere la meravigliosa storia che ormai ci appartiene come preziosa realtà, è impossibile non fare i conti con noi stessi, l'educazione ricevuta, il mondo con cui ci siamo sempre confrontati ed identificati. Credo sia normale, sarebbe strano il contrario.Acquisire una mentalità di troppia può avvenire solo per gradi e richiede un superamento continuo di se stessi, una fatica insomma, come esige tutto ciò che veramente vale. Rende sempre piacevole il processo il forte legame che ci unisce, che è cresciuto e continua a crescere nel tempo. Continuo a ripetere a Modan che mai ho vissuto un'intensità simile di sentimenti, ne sono costantemente stupito e anche un po' spaventato, perchè sconvolge senza tregua la mia necessità di razionalizzare che è sempre stata non solo una deformazione professionale, ma anche la mia difesa vincente. Ora mi capita spesso di sentirmi totalmente privo di difese, alla mercè completa dell'amore e, per quanto mi piaccia, non posso non provare un po' di paura, perchè non so dove tutto ciò mi/ci porterà. Avverto il bisogno di spingere sull'acceleratore perchè, come si dice qui, "o la va o la spacca": non so accontentarmi, a costo di non calcolare bene i rischi, ma non credo.Gli incredibili compagni mi seguono per poi superarmi, lasciandomi col fiato corto, ansimante, bisognoso di quattro mani che mi aiutino perchè finisco coll' arrancare, anche se proprio io ho cominciato la corsa. Dubito di essere stato capace di trasmettere certi stati d'animo che sono unici pur nella ripetitività, spero solo di aver dato l'idea di quanto sia bella, anche se non priva di asperità, la vita di troppia.

lunedì, agosto 06, 2007

Nessuno tocchi Pierino!

Ammetto che non mi è mai piaciuto don Gelmini, nè come persona, nè come "educatore"per quel poco che ho letto del suo "metodo". Forse anche per questo maltollero il quadrato di potenti che subito si è stretto intorno a lui per difenderlo dall'accusa di presunte molestie sessuali ai danni di ragazzi ospiti delle sue comunità di recupero. Lui poi ci mette del suo anche in questa occasione, esibendo un'umiltà e una sopportazione cristiana che fanno a pugni con la sua persona e con le farneticanti parole rilasciate alla stampa. Le accuse nei suoi confronti farebbero parte di quella strategica offensiva ebraico-radical chic (subito convertita in massonico-radical chic dopo le proteste ebraiche)contro la Chiesa cattolica in atto negli USA e nel resto del mondo. Tutte montature insomma. Peccato che la Chiesa abbia sborsato milioni di dollari. Sarebbe stato più cristiano forse un dignitoso silenzio, invece no.Se proprio non è convincente il complotto internazionale, c'è sempre quello nazionale: "un movimento politico contro di me perché sono schierato da una parte precisa" (La rabbia del prete antidroga).L'amico Silvio, il ministro Mastella e tutti gli altri, sinistra compresa, a difenderlo, senza nemmeno attendere gli esiti delle indagini. Spiccano tra i solidarizzanti i nomi del nostalgico "esternatore" Cossiga ("che è pronto a dire di tutto in mia difesa") e del "dubbio" generale Speciale. Per me sono sufficienti queste amicizie per accreditare moralmente l'accusa, ma non sono giudice: don Gelmini si è costruito un impero economico con comunità sparse nel mondo di lavoratori a costo zero, quindi può godere dell'impunità di fatto. La Magistratura è invitata ad adeguarsi...
Decisamente più rilassato e sereno il clima troppiano, come dopo ogni temporale. Come già scritto, l'intensità del sentimento provoca intensità di conflitti che pretendono di essere superati. Un po' alla volta si riesce, dialogando e recuperando il senso e la motivazione del nostro stare insieme che è solo l'amore. Ai novios che ancora lavorano in questa calda estate e a tutti i nostalgici dedico una canzone che a suo tempo (ma anche ora) mi aveva conquistato: la vendemmia dell'amore della bellissima Marie Laforet, la cantante dagli occhi d'oro.

sabato, agosto 04, 2007

Novios



Fine settimana difficile per noi Novios, come tutto questo lungo ed interminabile ultimo periodo. Siamo in fermento, in movimento come sempre e come è giusto che sia.

Tanto ci siamo detti, tanto secondo me ci sarebbe ancora da dire. Stiamo facendo chiarezza. Moser si è espresso in un recentissimo post. Modan preferisce il silenzio, anche se una sua manifestazione di volontà sarebbe gradita. Non serve solo confermare a parole il proprio amore, non serve adeguarsi alle “nuove” situazioni per poi manifestare da subito il disagio per i conseguenti eventi che si presentano. Non serve a nessuno dei tre. Di certo e definitivo non c’è niente, quando coinvolti sono i sentimenti. Recenti o passati che siano.

Ho scritto poco nel nostro blog (direte meno male), ma ogni volta ed ogni parola sono state spinte da un profondo affetto e rispetto verso tutti coloro che ci leggono e di amore verso i miei Novios che continuo ad amare più di me stesso.

Spesso queste pagine, come ha scritto Moser più volte, sono state uno sfogo,quasi ad uso terapeutico interno, che ha visto tutti voi, amici, coinvolti nella nostra storia. Anche questo post in fondo lo è: vi lascio un pò in sospeso, me ne rendo conto e mi scuso, ma so che siete molto pazienti e tolleranti.

Non so come e quando riusciremo a superare questi momenti delicati, comunque da subito mi impegno a continuare a lasciare un segno in queste pagine che a distanza di più di un anno sono diventate una storia, quasi quel libro che per anni ho sempre spinto Moser a scrivere. L’ha fatto! E deve continuare……
Mi viene in mente una canzone che ora cercherò di postare. Il video è anche simpatico.....

Un abbraccio a tutti e buone vacanze a chi parte domani! (en)









Italians for Darfur


Cari amici,
nelle prossime settimane abbiamo deciso di dare corpo al nostro movimento. Siamo nati e cresciuti on-line ma abbiamo portato la nostra determinazione anche nelle strade di Roma, all'ombra del Colosseo. Affinchè il nostro cammino lasci le nostre impronte nella coscienza di coloro ai quali ci rivolgiamo, per dare forza alle nostre azioni e per far sì che internet continui ad essere una fonte di risorse e opportunità e non un limite alla nostra attività, vogliamo fare il passo decisivo verso la fondazione dell'associazione.
Per questo vi esorto a dare il vostro sostegno formale alla creazione di questa associazione, Italians for Darfur, che comprenderà il movimento on-line Italian Blogs for Darfur, dandoci la vostra disponibilità a firmare l'atto costitutivo a Salerno, in un giorno che decideremo insieme, oppure dandoci la delega per farlo al vostro posto.
Come sempre, in sintonia con la natura "low cost" :) del nostro movimento, non ci saranno spese da sostenere se non quelle che di volta in volta decideremo di affrontare personalmente, sulla base delle disponibilità e della volontà inviolabile di ciascuno.
Solo vi chiediamo di non lasciarci soli. E' questo il momento che segnerà il giro di boa del movimento on-line: vivere appieno il nostro sforzo ideale per la soluzione - ideale anch'essa, ma non per questo utopica - di una situazione che tanto abbiamo condannato (crisi del darfur, indifferenza e scarsa qualità dell'informazione) o sopravvivere come movimento d'immagine più che di sostanza.
Segnalateci la vostra disponibilità. Io, Leo e Antonella, siamo pronti. A tutto :) - ma dateci na risposta! :oP
Un caro saluto,
come sempre
Mauro

ITALIAN BLOGS FOR DARFUR
http://www.italianblogsfordarfur.it/

venerdì, agosto 03, 2007

Combattente della Giustizia




«Un vero rivoluzionario è guidato da forti sentimenti di amore. È impossibile immaginare un autentico rivoluzionario senza questa qualità (...). È necessario lottare ogni giorno perché questo amore per l’umanità si trasformi in fatti concreti, in gesti che siano di esempio e sappiano mobilitare gli altri».
Soltanto un uomo di grande levatura morale poteva scrivere una cosa simile. Forza morale che spiega la venerazione che molti ancora oggi nutrono per Ernesto Guevara (conosciuto come “Che”, per l’uso frequente che faceva dell’intercalare argentino “che”), a distanza di 40 anni dalla morte, avvenuta l’8 ottobre 1967 a La Higuera (Bolivia), a soli 39 anni.
L’intera vita del “Che” è contrassegnata dall’utopia rivoluzionaria. Nel marzo 1952, mentre visita il Cile, giunge a Baquedano, presso le miniere di rame di Chuquicamata. Un minatore che lo ospita gli parla dei tre mesi trascorsi in prigione con la moglie, della solidarietà mostrata dagli amici e dei molti compagni misteriosamente spariti nel nulla. Al momento di coricarsi, Guevara si accorge che la famiglia non ha una coperta per ripararsi dal freddo e dà loro tutto ciò che ha. In seguito, ricorderà che in quella notte ha iniziato a considerare fratelli tutti gli oppressi del mondo. Due mesi dopo, in visita al lebbrosario di San Pablo, nota che i malati sono senza vestiti, cibo e medicine. Si ferma presso di loro alcune settimane e li cura con i pochi farmaci che ha portato con sé. «Ogni vero uomo deve sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato a qualunque altro uomo»: probabilmente ha ragione F.Castro quando disse che «Se il “Che” fosse stato cattolico praticante, gli sarebbero state riconosciute tutte quelle virtù in nome delle quali si dichiara una persona santa» (1985).
Oggi, mentre l’ondata neoliberale devasta il pianeta, la figura di Guevara emerge come un esempio per tutti coloro che credono che «finché ci sarà una sola persona affamata, oppressa ed esclusa, è necessario continuare la lotta» (il “Che” a Hildita). Naturalmente servono forme di lotta diverse da quelle adottate dal “Che”, ma è innegabile che ciò che determinò la sua scelta rivoluzionaria – la miseria di molti – non fa che crescere. Da qui l’imperativo etico che s’impone a coloro che s’impegnano per la costruzione di un futuro in cui tutti possano partecipare, come fratelli, ai «beni della terra» e ai «frutti del lavoro umano».
«“Che” Guevara è stato soprattutto questo, un combattente della Giustizia. A prescindere da alcune sue scelte e dai metodi usati, si deve riconoscere che ha saputo amare gli oppressi e gli ultimi »(Frei Betto).
Hasta Siempre, scritta da Carlos Puebla nel 1965 prima della partenza del Che per la Bolivia.

giovedì, agosto 02, 2007

Qualcosa di più


Tra i tanti problemi c'è sempre tempo per le polemiche gratuite, quelle che servono giusto a far parlare occupando pagine di giornali. La storia del bacio romano ( o pompa, chi può dirlo?) ha evidenziato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, la profonda divisione e competizione tra le Associazioni che si combattono per la rappresentatività degli lgbt italiani. Ognuno dice la sua e intanto si strumentalizza un fatto che forse era meglio per tutti non sbandierare ai quattro venti (Sugli atti osceni in luogo pubblico e Di fellatio al chiaro di luna...e all'ombra del Colosseo).

Ora tutta l'Italia a parlare degli usi e costumi gay: forse è un bene, forse no. Perchè le nostre abitudini non sempre sono belle e positive. Siamo capaci, come tutti e forse di più, anche di tanto squallore che, anzichè pudicamente nascosto e discreto, tendiamo ad esibire quasi fosse una rivalsa, la manifestazione di una diversità di diritto. Ricordo di aver riflettuto sull'attrazione esercitata dallo squallore di certe esperienze sessuali, leggendo anni fa alcuni libri di Dominique Fernández: ero all'inizio della mia conoscenza del mondo gayo e volevo sapere, per capire anche me stesso. Non ho voglia ora di affrontare l'argomento che è complesso: mi chiedo semplicemente se tutte queste importanti e potenti Associazioni che pure svolgono un ruolo politicamente necessario all'interno della società italiana, propongano e prospettino contemporaneamente un cammino di crescita agli lgbt che, cambiando la mentalità comune, devono ormai liberarsi interiormente, superando certi comportamenti non più accettabili in un contesto nuovo come l'attuale. Mi rimane sempre la sensazione che invece si cavalchino colpevolmente le debolezze umane, trasformandole per interesse in esigenze. Sono invece trascurate, o comunque poste in secondo piano, le vere questioni che potrebbero qualificare il contributo specifico alla società. Giusto a titolo esemplificativo segnalo (grazie a Fireman) l'interessante analisi politica di Marco Damilano su Partito democratico e Partito di Dio dello scorso 27 luglio. Lo spazio di cui abbiamo bisogno e che dobbiamo ritagliarci a qualsiasi livello sociale, politico, economico e persino religioso ,deve essere intelligentemente occupato per migliorare la realtà e non semplicemente "riempito" a tutti i costi e con qualunque mezzo, purchè appaia evidente la visibilità come forza numerica.
Torno sempre al mio chiodo fisso della normalizzazione come strategia vincente: non è più tempo di esibizioni provocatorie di rottura . Le uniche esibizioni da ricercare sono quelle brillanti della mente e quelle delle competenze acquisite nelle varie professionalità: abbiamo molto da dare in questo senso.


mercoledì, agosto 01, 2007

Pausa


Ci voleva una pausa, un po' di silenzio. Negli ultimi tempi con la scusa del maggior tempo libero a disposizione stavo invadendo la rete, inflazionando il web.I novios complici perchè a loro, ormai è notorio, non piace molto scrivere: si devono sentire "ispirati". In questi giorni chi gode della maggior ispirazione è invece Paolo, il nostro amico più volte citato sul blog. E' al settimo cielo, o come si usa dire oggi , 2 metri (o 3? 'azz, che gaffe! non ricordo:non l'ho letto il best seller dell'anno) sopra il cielo per il successo dell'incontro dei gay comaschi lo scorso sabato. Ora è un vulcano di idee, iniziative, proposte: la sua mente ne partorisce in continuazione. E' bello vederlo così. E' straordinario l'effetto dell'entusiasmo sulle persone perchè le trasfigura, le elettrizza di una febbre contagiosa che si diffonde inevitabilmente, rompendo quel clima di diffusa depressione che spesso ha il sopravvento su tutto.

Novità anche per i novios nei prossimi giorni. Qui si va avanti, si continua a crescere (non di numero!) in un clima a volte duro e combattivo. Giusto un anno fa, più o meno, scrivevamo che non a caso "i saggi greci, dall'unica radice "ag", hanno coniato agòn (lotta) e agàpe (amore totale): non c'è amore senza lotta (dentro se stessi), senza sofferenza.". (Mal d'amore). E' vero più che mai nella nostra storia. Arriva la necessità di scelte nuove, difficili, complesse, ma sempre ispirate e motivate dall'amore che non è mai uguale, ma cresce, aumentando le proprie richieste verso l'unico obiettivo che è la totalità. Fa un po' paura detto così, ma le scelte quotidiane, quelle pratiche vengono da sole senza alcuna forzatura. Forse non sono facili da capire nemmeno all'interno della troppia, ma i cammini per fortuna restano diversi per quanto convergenti. Quando abbiamo liberamente scelto di assecondare il nostro triplice amore e di seguirlo ovunque ci avesse portati, sapevamo che poteva essere pericoloso o periglioso, che dir si voglia. Ora è il momento di seguirlo sul serio, anche se comporta difficoltà non previste.

Approfittando del silenzio di questi giorni ho riflettuto un po' sulla mia vita: non ho combinato granchè dal punto di vista pratico. Dal punto di vista economico poi sono sempre stato franoso. Eppure non sono disperato, tutt'altro! Ho avuto la grossa fortuna di amare molto che è la cosa più bella possa capitare ad un uomo. Tutto il resto conta assolutamente nulla, è un di più che può esserci o no e che può cambiare accidentalmente la vita, ma non la sostanza, il suo senso.
Devo la mia fortuna a En e a Dan e certo, in misura diversa ma sempre significativa, alle donne che ho amato o almeno creduto d'amare prima, perchè anche grazie a loro sono arrivato qui e riuscirò, spero ad andare ancora oltre. Non si finisce mai di andare oltre perchè abbiamo bisogno dell'amore come dell'acqua. Così come abbiamo bisogno della certezza di essere amati: "Ma mi ami?" "Ti amo, tra, sai quanto ti amo!". Un po' banale ,ripetitivo il dialogo tra innamorati, ma è anche bello riconoscerci banali e un po' scontati , bisognosi e assetati, mai completamente appagati di vero amore.