sabato, gennaio 17, 2009

17 gennaio


Devo ammettere che un po' mi manca il blog. Mi ero abituato a rispondere liberamente alle provocazioni della vita, coinvolgendo a mia volta gli altrettanto liberi potenziali lettori. Senza alcuna pretesa. Dino è stato fin troppo buono nel suo commento, anzi, esagerato.

Un blog è strumento di comunicazione, può funzionare o meno. Importa piuttosto non rimanere del tutto passivi e reagire alle continue provocazioni anche se poi si riesce a fare nulla, come quanto sta accadendo a Gaza dimostra al mondo.

Scriveva Franz Jägerstätter, semplice ma grande contadino:
“Scrivo con le mani legate, ma preferisco questa condizione al sapere incatenata la mia volontà. Non sono il carcere, le catene e nemmeno una condanna che possono far perdere la fede a qualcuno o privarlo della libertà […]. Perché Dio avrebbe dato a ciascuno di noi la ragione ed il libero arbitrio se bastava soltanto ubbidire ciecamente? O, ancora, se ciò che dicono alcuni è vero, e cioè che non tocca a Pietro e Paolo affermare se questa guerra scatenata dalla Germania è giusta o ingiusta, che importa saper distinguere tra il bene ed il male? ”. (Dal testamento, Berlino, luglio 1943).

L'amico Dino scrive che "il dolore presente nel vivere è un dato di fatto che va accettato come tale, senza porsi ulteriori interrogativi. ".E' vero, il dolore esiste, ma secondo me abbiamo il dovere di continuare ad interrogarci ed interrogare "sul perchè e sul per come", per non precipitare nella rassegnazione che è abdicazione, rinuncia alla vita. Dan è convinto che "una volta toccato il fondo si risale sempre, ma proprio durante l'ascesa ci si rende conto di quello che si è perso per strada" . Le ferite, più o meno gravi, restano come cicatrici il cui dolore può riacutizzarsi di tanto in tanto, non se ne può fare a meno.Sono però anche trofei di partecipazione.
Un blog è poca cosa di fronte al problema che chiama in causa, nelle diverse tradizioni, pure Dio.Cercare insieme delle risposte su cui confrontarci è solo un inizio.
Mi viene in mente solo ora che oggi è la festa di tutti gli animali, domestici e non (s.Antonio abate): auguri a tutti i vostri compagnetti!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

La nostra fatica quotidiana è quella ricominciare sempre, ogni mattina, l’avventura dolce-amara della vita. Spesso tocchiamo il fondo del dolore, della perdita, del non-senso e dobbiamo, con pazienza, risalire. Mi piace pensare però che le persone che incontriamo, gli amici, i compagni, siano i nostri “impianti di risalita”: finché restiamo aperti all’altro, al confronto, al dialogo, la sofferenza non riuscirà ad avere il sopravvento chiudendoci in una sterile rassegnazione.
D.

Anonimo ha detto...

Risorgere dalle proprie ceneri... arricchiti come un prato dopo che sono state eliminate le erbe secche dell'anno prima con l'azione purificatrice del fuoco. Tanto per rimanere in argomento con le tradizioni popolari del periodo: Sant'Antonio e i suoi falò, gli animali, la cultura contadina. Tutto questo mi appartiene molto, per origine, educazione e istinto (piuttosto animalesco ha...ha...ha!!!).
Certo, Ser che dobbiamo utilizzare la ragione e il libero arbitrio e non ubbidire ciecamente, certo che dobbiamo interrogarci continuamente sul perchè e sul percome del dolore... ma con la consapevolezza che alcuni interrogativi sulle sue ragioni non troveranno mai risposta nella nostra mente umana, che alcuni dolori saranno lentamente leniti dal tempo e dal processo di rimozione, ma saranno sempre lì, come una discarica coperta dalla neve candida o come una parola d'amore che non abbiamo saputo dire e che ti risuona dentro ravvivando il rimorso per tutte le non-azioni compiute. E a questo stadio a volte è lecito accettare senza più interrogare niente e nessuno.
L'accettazione non è sempre rinuncia (e questo dipende anche dalla nostra capacità di vedere i limiti insiti in noi stessi), non è rassegnazione; è piuttosto un punto di partenza per un nuovo viaggio, sono della fondamenta nuove su cui realizzare nuovi progetti, anche più arditi e più complessi di quanto immaginassimo prima di questo nostro processo di accettazione.
Ogni persona può essere in continua costruttiva trasformazione, proprio grazie alla capacità di adeguare se stesso alle nuove realtà e di farle proprie, utilizzandole come materiale di costruzione, senza cadere nell'errore di vedervi soltanto macerie inutili, o di rimanere inerte di fronte alla spietatezza di alcune risposte che un ragionamento razionale potrebbe dare a interrogativi di importanza assoluta.
Forse la mia indole (animalesca, come ho già detto, quindi non abbastanza imbrigliata dalla razionalità) mi porta a guardare avanti, a guardare dal fondo la luce del sole che da sopra il pelo dell'acqua si intravede ancora; piuttosto che a rendermi conto di quello che ho perso, guardo a quello che posso ancora raggiungere.
Sant'Antonio è quindi un po' anche il mio protettore...:-)))
Spero Dan sia ormai andato via "dall'Australia" e stia bene sotto ogni aspetto.
Saluti a tutti,
Dino

MELCHISEDEC ha detto...

Il blog è anche una forma di impegno, ma non è né unica, nè risolutiva, sia quando tratti di temi personali, sia "globali", universali.
Non sapevo della tradizione degli animali legata a Sant'Antonio Abate.
Ora andrò ad approfondire.
Auguri allora a tutti gli animali, anche a quelli che detesto.
:-)

Angelo Ventura ha detto...

Un abbraccio a tutti e tre, e tanyi auguri per un anno felice!
Se avete tempo e voglia, ho aperto un blog-galleria delle mie opere:
http://angelo-ventura.blogspot.com/
Bklue highways, alias Rainbow alias...Angelo!