giovedì, febbraio 05, 2009

La vita è relazione


«Noi in Italia ragioniamo di alti problemi dimenticando le persone». Già, è più che mai vero di fronte alla recrudescenza del penoso spettacolo cui siamo costretti ad assistere: quando lasceranno finalmente in pace Eluana e il suo papà? Ormai la povera ragazza lecchese non è più una persona, ma solo una cosa da usare a vantaggio del proprio schieramento e, secondariamente, di un principio che, comunque si ponga, può apparire discutibile.
E' controcorrente la voce del vecchio vescovo di Foggia,Giuseppe Casale: «La vita è relazione, non un fatto biologico. Nel caso di Eluana si parla di stato vegetativo, e non è opportuno accanirsi. Il punto è che bisogna guardare la realtà di questa giovane da anni in una situazione difficile. E guardare la realtà del padre depositario della volontà da lei espressa in senso contrario all'accanimento terapeutico.Come si fa a dubitare di un padre che sembra persona seria e preoccupata? Come si può pensare che tiri in ballo una fandonia? La mia opinione è che la nutrizione forzata vada considerata come cura. Se non nella sostanza, almeno nella forma: viene erogata con tubicini, attraverso espedienti. È un'operazione non naturale ma collegata a interventi medici, solo grazie ai quali Eluana vive. Attardarsi dietro la distinzione tra terapia e alimentazione mi sembra, se non un sofisma, spaccare il capello in quattro.Per una persona che crede, e io credo in Dio onnipotente, la fine della vita non è “la fine” ma solo il passare da una condizione all’altra. Per un cristiano non è la morte totale. Se mi ritrovassi in una situazione analoga, non vorrei che mi alimentassero artificialmente con le macchine. Noi continuiamo a fare battaglie per la vita, come se la morte terrena fosse la fine della persona, e invece si schiude una esistenza nuova».

E' necessario un passo indietro di tutti e lasciare che Eluana e il suo papà vivano il momento così importante ed unico della vita che è la morte lontano dai riflettori, nell'intimità del loro amore.

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