mercoledì, gennaio 31, 2007

La defezione della troppia

Ebbene sì, è accaduto che la troppia ha dato forfait alla partita di calcetto da tempo programmata per il prox venerdì 2 febbraio. Ci sono motivazioni oggettive molto forti, non prevedibili al momento della programmazione, che hanno pesato sulla scelta di non partecipare all'incontro agonistico contro le lalle, ma determinante alla fine è stata una sorta di demotivazione che noi stessi, per primi, abbiamo tentato di analizzare. L'entusiasmo dello scorso 16 settembre indubbiamente si è attenuato. Allora la partita era un momento di puro divertimento, ma anche una delle tante occasioni serene e simpatiche per fare gruppo all'interno della nascente comunità lariana. Avevamo voglia di metterci in gioco e non solo sul campetto di calcetto, ma in tutti i sensi. A distanza di mesi ci siamo resi conto che non è cambiato molto da allora, sono nate comunità virtuali, forse anche troppe per una piccola realtà come Como, ma di fatto siamo rimasti la solita compagnia iniziale, cui si aggiungono, nelle occasioni speciali, gli abituali 6/7 amici che presenziano forse più per curiosare che per partecipare. E' un po' di tempo che tra noi ci interroghiamo sulle cause di quello che a tutta prima sembrerebbe un flop, di cui condividiamo pienamente la responsabilità. Troppo facile imputare alla difficile realtà comasca la causa di ciò. Siamo tutti diversi, anche all'interno della troppia lo verifichiamo quotidianamente, normale quindi che in un contesto di persone più ampio debbano convivere il simpatico, l'ombroso, l'accomodante, il casinista, l'imbranato, il giovane, il vecchio, etc. Fin qui tutto ovvio, tutto normale. Sono diversi anche i gusti di ciascuno, gli interessi, il modo stesso di concepire il divertimento, lo stare insieme. Noi troppia per esempio - i nostri amici se ne sono accorti- non amiamo molto i giochi di società, dopo uno o due giri puntualmente ci annoiamo. Normale anche questo. Gli stessi impegni, personali o di coppia/troppia, sono un fattore di cui tener conto. I fine settimana e altri momenti dell'anno raramente siamo disponibili triplicemente: a volte risolviamo dividendoci, ma è sempre una fatica, perchè il tempo del nostro stare insieme non ci basta mai.
Una partita di calcetto deve essere per noi autentico momento di svago in questo stressante periodo dell'anno, ma se assume la connotazione di un impegno perde, ai nostri occhi, la stessa ragion d'essere. Ci auguriamo che i nostri amici se ne rendano conto. Non siamo certo indispensabili, nemmeno per un incontro di calcio.
Per me poi, scrivo qui in prima persona, il match ha perso ogni interesse nel momento in cui l'ho visto pubblicamente annunciato tra gli appuntamenti della virtuale comunità gay. Oggi non mi interessa più l'aggregazione "mordi e fuggi" del passato: avrei voluto in questo caso un semplice momento sportivo tra noi che ci frequentiamo abbastanza regolarmente, perchè, nonostante l'età e soprattutto la paurosa mancanza di fiato tanto da rischiare l'asfissia sul campo, ho un glorioso passato agonistico che voglio ancora esibire, specie di fronte alle giovani, tracotanti leve. Ma questo è un altro discorso.
Abbiamo sperimentato a sufficienza che i grandi eventi, almeno qui a Como, non fanno necessariamente aggregazione. Nemmeno le pizzate. Forse sarebbe il caso di individuare altre vie, più tranquille, meno ridondanti, più conciliabili con quanti, schivi e diffidenti verso una certa realtà, sono intimoriti dalle "masse", preferendo una dimensione più familiare e raccolta.Il successo non è dato dall'esagerato numero di persone che riusciremo ad attirare ad una festa/evento, si misura piuttosto dal dopofesta in poi, quando le luci e le musiche sono spente e nuove persone restano con la voglia di frequentarsi, di dialogare, di porsi e realizzare obiettivi comuni.
L'importante è chiarirsi su ciò che vogliamo fare, se continuare a divertirci tra noi o invece impegnarci a fare gruppo col maggior numero di persone possibili, perchè ancora convinti della bontà dei nostri antichi propositi.

martedì, gennaio 30, 2007

PACS, compromesso inutile

Oggi ce l'ho col mondo intero e concentro la mia furia contro i PACS. Premetto che solo negli ultimi mesi mi ero convinto a sposarne la causa, ma solo perchè mi infastidiva ( e infastidisce)la vergognosa e plateale dipendenza dei politici italiani dai "voti" mossi dalla Chiesa cattolica. Ora però basta! Da quanti anni si parla di PACS, quante energie sono state sprecate, soldi pubblici, tempo? Per cosa poi? Per quell'ibrido di proposta presentato dalla Pollastrini su cui il governo discuterà? No, questo è troppo. 3/4 anni fa si sarebbe dovuto seguire il suggerimento di Ruini ed intervenire sul Codice civile per aggiustare i diritti ancora non tutelati delle persone che vivono la realtà delle coppie di fatto. Esiste già nel nostro ordinamento un sorprendente riconoscimento della coppia more uxorio (v. qui): basterebbe qualche aggiornamento qua e là. Invece no, si insiste con questi inutili PACS senza arrivare ad alcuna conclusione significativa.
Se mi dovesse accadere qualcosa ora, non sarei libero di lasciare il mio patrimonio (beh, anche solo il poco maturato in anni di lavoro) a chi desidero io, al compagno/i di una vita, ma verrebbe diviso in base alla "legittima" tra parenti cui io, volontariamente, non lascerei nulla! Allora assicuriamoci subito i diritti, visto che Ruini e la CEI danno il loro placet e poi, ma soltanto poi, avviamo pure la battaglia ideologica. Ma non per chiedere le briciole, bensì il matrimonio. Come in Spagna, come in altri Paesi più avanti di noi.
Mi direte che in Italia si fatica ad ottenere i PACS e quindi è impensabile pretendere addirittura di strappare l'equiparazione al matrimonio tradizionale. Vero, se non fosse che le battaglie, quando ritenute giuste e condivisibili, vanno comunque condotte senza scendere a compromessi che sminuiscono i valori che si vogliono riconosciuti e difesi. Il problema, secondo me, non è rappresentato dalla gente italiana che un po' alla volta, volente o no, modifica la propria mentalità grazie ai nuovi popolari strumenti culturali , quanto dagli stessi gay italiani che nella stragrande maggioranza non sono pronti al matrimonio. Se per certi versi spiccano le genialità del popolo gayo, per altri dobbiamo riconoscere i limiti, giustificati da vari fattori, che si concentrano quasi inesorabilmente nella sfera affettiva. Spesso mi capita- senza ergermi a giudice di nulla che già tanta fatica mi costa concentrarmi su me stesso- di avere l'impressione che molti (non tutti) adulti, anche sessantenni, affettivamente siano rimasti ai livelli dell'infanzia, quando tutto si pretende senza nulla dare in cambio. Gli amori gay, oggetto spesso di divertenti battute nello spettacolo, sono spesso infatuazioni transitorie, che durano lo spazio di... Beh, fate voi. L'idea dell'amore che è anche impegno, assunzione di responsabilità, nella pratica quotidiana non è molto diffusa. Il matrimonio però è anche questo: patto che impegna, nelle intenzioni addirittura per sempre, a responsabilità precise e concrete. Non so quanti omo, ma anche etero benchè sostenuti da secolare tradizione, siano oggi realmente pronti ad un simile passo.

lunedì, gennaio 29, 2007

Benvenuto, Vescovo!


Finalmente un vescovo, un uomo di fede e perciò di dialogo. Da quasi 18 anni Como era abbandonata a se stessa, senza un pastore, un autorevole riferimento e voce morale per tutti, a prescindere dall'appartenenza religiosa o meno. I guai sono sotto gli occhi di tutti: sfrenato individualismo, intolleranza, mala gestione della cosa pubblica, crisi e disagio sociale, abbandono ed emarginazione delle fasce più deboli. Il Vescovo, martiniano doc, può rappresentare la coscienza morale della nostra società, grazie anche all'autorevole prestigio che gli deriva dalla carica, ancora molto considerata nelle nostre zone. Che all'ex, l'emerito Maggiolini, Diego Coletti non piaccia, si può dedurre dalla stessa biografia del neopastore, da cui risulta uomo del dialogo sull'esempio del Maestro, il card.Martini. Niente di iroso, di intollerante nei suoi discorsi e nella bibliografia rintracciati in internet: solo sincera preoccupazione per l'uomo, ogni uomo, creatura di Dio.
Speriamo cominci una nuova era, ma sarà difficile scalfire la "durezza" del cuore della tanta gente che fino ad oggi ha avuto il sostegno compiacente del locale capo della Chiesa cattolica.

Ovviamente Maggiolini non c'era alla cerimonia di ieri, era prevedibile: per noi un altro buon segno.Inquieta il suo nuovo interesse per la cura delle anime attraverso la confessione: la pretesa di un confessionale in duomo suona un po' come una minaccia al successore, quasi ad avvertirlo che lo terrà d'occhio molto da vicino e non esiterà a gridare ai quattro venti, grazie ai media amici, tutto ciò che potrebbe rivoluzionare evangelicamente la "sua" personalissima ex chiesa.

Auguri, vescovo Diego, sia paziente, ma non si lasci intimorire! E, se riesce, non abbandoni il calore umano che ha caratterizzato i suoi anni a Livorno. Noi siamo certo più freddi dei livornesi, ma si sforzi ugualmente di volerci bene: consideri che non è mai successo che un Vescovo si rivolgesse a noi con le semplici, ma efficaci parole che riservava loro:“Con tanto affetto, Diego, il vostro vescovo”.

sabato, gennaio 27, 2007

27 GENNAIO Giorno della Memoria

MAI PIU'





Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
(P.Levi, Se questo è un uomo,1947)
In foto disegno del ghetto-lager di Terezin

venerdì, gennaio 26, 2007

A Sud


Lunedì ,sul bus, al rientro dalla scuola , una vicina racconta che, due persone che si occupavano di sorvegliare l’area di svago della città , sono state uccise a sangue freddo durante la notte. Ognuno vuole dire la sua sul motivo della violenza, ma tutti concordano che chi ha commesso i due delitti non può essere di questa città. La gente di qui non farebbe mai una cosa così. Di solito si riduce in fin di vita un vicino o si picchiano moglie e figli, solo quando si è¨ ubriachi. A me viene in mente il delitto di Novi Ligure, e le prime interviste rilasciate dalla gente che vi abitava. Gli assassini dovevano per forza essere stranieri, perchè pensare di avere il male in casa non è certo facile da accettare, in nessuna parte del mondo. Eppure , come scriveva Hannah Arendt, il male può essere molto piùbanale di quanto si creda. La gente comincia a parlare dell’inefficienza della polizia, e inizia a raccontare di fatti violenti rimasti impuniti, perchè le vittime sono povera gente.Chi non si può permettere di pagare l’inchiesta, si rassegna e spera nella giustizia ultraterrena. Sempre che ce ne sia una...Io inizio a sentire un po’ di inquietudine al pensiero che tutte le mattine prima delle sette devo attraversare il quartiere del mercatoUn’amica della mia collega mi racconta che negli ultimi anni Catamayo è diventata parecchio violenta, poi si spiega meglio. Sono aumentati i crimini legati allo spaccio e all’alcool, ma quando le chiedo della violenza domestica, sorride e dice che quella c’è sempre stata , e che per cambiare ci vuole molto più di tre poliziotti in sella a una motocicletta della polizia; ci vuole un cambiamento di mentalità.Il fatto che chi viene da fuori, viene guardato all’inizio con sospetto, l’ho potuto provare la scorsa settimana sulla mia pelle. La mia collega era dovuta andare dal dottore con la sua figlia piùpiccola, così mi sono occupata io di incontrare mamme e bambini del nuovo gruppo ( le richieste di frequenza sono aumentate e così abbiamo rivoluzionato l’orario e ora lavoreremo con due gruppi di allievi). Tutto è andato bene, sembra che la scuola, a mamme e bambini , sia piaciuta . Sono rimaste solo due mamme e ci stiamo avvicinando all’uscita, quando una di loro mi chiede dei bambini rubati. Cerco di fare mente locale. Il quartiere dove stiamo è piuttosto pericoloso ed è meglio non avventurarvisi dopo le sette di sera, è pieno di ubriachi e la notte si spaccia, ma di bambini rapiti non ne ho mai sentito parlare. La mamma mi lancia un’occhiata strana, ma non aggiunge altro.A cena chiedo alla mia collega se per caso lei ne sa qualcosa. Si scusa dicendomi che avrebbe dovuto avvertirmi; anni fa girava la voce che gli stranieri volontari che arrivavano in questo paese rapivano i bambini. Non riesco a capire. Di solito i volontari scendono con buone intenzioni, anche se è vero che non sempre bastano per farsi accettare e capire. Mi dice che è una storia senza fondamento, dettata più dalla diffidenza verso ciò che non si conosce, che da fatti reali. La notte, prima di addormentarmi però penso alle adozioni fatte da gente del nord. Le buone intenzioni hanno creato un gioco perverso. Le procedure per le adozioni sono piuttosto lente, e nei paesi poveri si sa che la corruzione è un male che coinvolge tutto e tutti. Quindi funzionari compiacenti allungano spesso una mano e chiudono un occhio, e la coppia può tornarsene a casa con un bambino in tempi relativamente brevi. Da qui a generalizzare che i gringos che arrivano rubino i bambini il passo è molto breve. Ma come poter dare torto a queste gente, quando da noi è ancora diffusa la diceria che sono gli zingari a rapirli?
Isa

Neve "fai da te"


Finalmente è arrivata la neve. Non che l'aspettassimo, tutt'altro! Almeno quelli che lamentavano un inverno troppo mite sono stati accontentati: anche quest'anno è nevicato. Ininterrottamente dalle 14 di ieri alle 05 di questa mattina nella bassa comasca. Altrove non so, a parte Milano città dove il nevischio, nella mattinata di ieri, si è subito confuso alla pioggia. Qui invece una nevicata abbondante, tutta lombarda, efficiente ed autonoma: ha imbiancato tetti, prati ed alberi lasciando pulitissime le strade, persino quelle meno trafficate. Del resto sapeva bene in quale territorio era destinata, memore degli enormi disagi degli anni passati per l'inefficienza degli amministratori dei vari comuni, sempre colti alla sprovvista nonostante gli allarmi lanciati dalle stazioni meteo con largo anticipo.
Grazie, neve, tu sì che stai dalla nostra parte, di noi lavoratori e cittadini pendolari!
Per la cronaca, ora splende un magnifico sole. Preludio anticipato della primavera? Speriamo!

giovedì, gennaio 25, 2007

Como, che vergogna!


Cari amici che sappiamo ci leggete in tutta Italia dobbiamo confessarvi che mai come di questi tempi ci vergognamo di essere comaschi. Non è solo per la pessima gestione clientelare dei nostri Amministratori, di per sè fatto già grave, ma per quanto accaduto recentemente e ancora deve avvenire. Mentre il Paese si appresta a vivere il giorno della memoria il prossimo 27 gennaio, il Comune di Como, dopo aver sponsorizzato, con l'Amministrazione provinciale, un concerto della Compagnia dell'anello tenutosi all'Università sabato scorso, cui hanno assistito in massa Amministratori, senatori e politici locali insieme a facinorosi che urlavano "Sieg Heil" con il braccio teso (v.qui), senza il minimo imbarazzo, anzichè celebrare, come doverosa, la memoria degli orrori nazisti, ha organizzato, per quello stesso giorno, una mega autocelebrazione con l'abbattimento del corpo c della Ticosa, uno stabile in abbandono da anni, pessimo spettacolo di benvenuto offerto ai turisti al loro ingresso in città. Pare che all'ultimo minuto (v. commento 21)per le forti pressioni, il sindaco abbia deciso, tra festeggiamenti, tramezzini e spumante, di inserire nella già programmata celebrazione che sancisce forse anche una spregiudicata operazione a beneficio di privati (l'ennesima), un momento di commemorazione delle milioni di vittime della barbarie nazista.
Non ci sono parole, non occorrono commenti.

Dal momento che la stampa e i media nazionali pare vogliano ignorare quanto accade in questa borghese città di confine, pensiamo sia nostro dovere, nel nostro piccolo e superando la vergogna di appartenere a questa provincia, diffondere tale disonorevole realtà.
Ed ora per superare l'imbarazzo e tornare alla vera umanità, vi consigliamo la lettura di questo post in Bar Boon Band: è un dolce, autentico canto d'amore umano che spazza via lo squallore di cui vi abbiamo resi partecipi.
(In foto, esondazione in P.za Cavour)

mercoledì, gennaio 24, 2007

Let the conversation begin



Magnifico inizio di campagna elettorale per Hillary Clinton, candidata alle primarie americane.Lunedì sera ha dato il via ad una consultazione via internet con gli elettori. In migliaia si sono subito registrati per fare domande, affrontare problemi, offrire suggerimenti, insomma per chattare direttamente con lei. «Allora, cominciamo questa conversazione», ha esordito la senatrice di fronte alla webcam. «Credo sia importante dimostrare che le donne sono perfettamente in grado di occupare tutte le più alte cariche di governo» esordisce ed immediatamente la discussione entra nel vivo dei problemi, come la guerra in Iraq: «Se avessimo saputo quello che sappiamo ora, il presidente non si sarebbe neppure sognato di chiedere i poteri di guerra. Tantomeno il Congresso avrebbe autorizzato l'intervento militare. Di sicuro non con il mio voto». Parla in modo semplice e comprensibile a tutti, ma su ogni argomento rivela una preparazione di ferro. Quando occorre è in grado di snocciolare dati come un atlante enciclopedico su difesa, bilancio, educazione, sanità. Chiara e diretta su quello che intende fare, Hillary Clinton raccoglie giudizi più che positivi sulla strategia adottata nella campagna elettorale che non è solo una novità tecnologica, è un modo per stare davvero in contatto con i cittadini e per invogliare al voto i disillusi, quelli che non ne vogliono più sapere della politica e che da tempo hanno rinunciato al loro diritto.
L'atteggiamento più ostile la senatrice lo ha incontrato da parte dei media che insistono sulla sua presunta «ineleggibilità» perchè "antipatica" a molti americani. «Datemi una possibilità. È tutto quello che chiedo - risponde la Clinton - Queste sono obiezioni che ho sentito mille volte quando mi sono candidata per la prima volta al Senato e i media mi descrivevano come un'ambiziosa arrivista. Agli elettori dico: ascoltate me, non quello che i media dicono di me». (da L'Unità di oggi, R.Rezzo/ New York ).

Impossibile non andare col pensiero ai nostri tristi rappresentanti politici che non rappresentano proprio nessuno degli elettori, ma solo interessi di parte o di partito. C'è solo da sperare che il nuovo modo americano di incontrare gli elettori, sperimentato con successo dalla Clinton, faccia scuola anche da noi. Intanto ci accontentiamo,ma solo per il momento, di ascoltare lei ,in attesa di tempi migliori anche per noi.

martedì, gennaio 23, 2007

Una gita in montagna


Domenica scorsa, all'alba (beh, mezzogiorno), con il gruppo di amici lariani ci siamo avventurati in montagna. Meta il rifugio Martina, m.1231, sul versante a nord del monte S. Primo. Lasciate le auto a quota 1120, attraverso un sentiero impervio e assai irto, faticosamente ma caparbiamente, abbiamo superato i 111 m. di dislivello, raggiungendo il rifugio (monte Piccit, pettirosso), da cui abbiamo ammirato il magnifico panorama con vista su tutti e tre i rami del lago di Como e sui monti circostanti. Lo spettacolo ci ha ricompensati dell'arduo cammino e consentito di riprendere una normale ossigenazione. Finalmente la signora Martina in persona ci ha chiamati a tavola, dove il suo staff ci ha offerto il meglio della ristorazione locale, accompagnata naturalmente da abbondanti libagioni, come si usa in simili circostanze. Un piacevolissimo banchetto tra amici, conclusosi ovviamente coi cori tradizionali, sostenuti dal calore dei locali, presenti per festeggiare una qualche loro occasione speciale.
Una giornata davvero particolare, sportiva ma senza eccessi, proprio come piace a noi: 20 minuti di forzata ascesa, 3 ore e 37 di allegro convivio, 10 minuti di discesa . Sarà sufficiente per fare di noi dei provetti alpinisti?
Il merito di tutto va alla nostra insostituibile animatrice, Silvia, che con Vale ha ideato e organizzato la scampagnata. Suo anche il merito di aver portato tutti alla meta nonostante la dura scalata, forse anche perchè intimoriti da minacce fisiche indicibili.

Prossimo appuntamento a fine mese per il tradizionale rogo della Giubiana. Sempre che una delle nostre amiche si presti...

(In foto, la nostra Mi vigilante anche a tavola)

lunedì, gennaio 22, 2007

(Henri Antoine Groués)
22 gennaio 2007
"Tutta la Francia è profondamente commossa. Abbiamo perso un'immensa figura, una coscienza, un uomo che impersonificava la bontà" (Jaques Chirac)
L'abbé in un'intervista del 2004.

sabato, gennaio 20, 2007

Sabato sera


Sabato sera, quasi notte. Sono a casa solo, i novios sono usciti con gli amici dopo una pesante settimana di lavoro. Mentre si esibiscono nel karaoke in un locale qua vicino, io preferisco qualche ora di placida solitudine. E' il modo migliore per me di rilassarmi, di recuperare me stesso. Stiamo dormendo troppo poco e, alla lunga, i ritmi quotidiani finiscono con il logorare.
D'altra parte essere in tre comporta necessariamente un tempo adeguato da condividere insieme a fine giornata, dopo la lontananza forzata in cui ciascuno è impegnato nella propria attività. Così trascorre velocissimo il tempo fino quasi a mattina: due tre ore di sonno e poi via di nuovo ai rispettivi compiti.
Mi piace ora pensare i miei novios sereni, mentre cantano emozionandosi ed assaporano rilassati la compagnia degli amici. Mi intenerisce immaginarli e mi emoziono anch'io perchè li so innamorati e contenti. E' una sensazione difficile da descrivere ma così semplice da vivere la mia! So che del loro amore trarrò il massimo per me stesso.
E' un circolo vizioso in positivo la vita di troppia che si alimenta costantemente attraverso la circolazione del sentimento dall'uno all'altro, all'altro ancora. Man mano che l'affiatamento cresce tra due finisce per coinvolgere in modo esponenziale il terzo, senza soluzione di continuità. Ecco perchè godo pienamente lo spazio di solitudine che mi sono ritagliato stasera: già gusto i frutti di quel che sarà.(s)

giovedì, gennaio 18, 2007

Maître a penser?


Due diversi punti di vista sugli errori iniziali, mediatici ed investigativi, del caso di Erba sono stati espressi dal ministro Ferrero e dal pensionato Maggiolini, già vescovo di Como. Per il primo si impone una riflessione sociale urgente: “Io dico che ormai siamo una società che ha enormi difficoltà a interrogarsi su se stessa. Ecco perché bisogna guardare all’immigrato come un cittadino normale, come tutti noi e smettere di considerarlo altro da noi, alimentando all’inverosimile paure e diffidenze, con l’obiettivo di costruire la figura dell’immigrato come delinquente”.

Il secondo ripropone l'allarme sulla colonizzazione passiva e sulla necessità altrettanto urgente di conservare il "valore" dell'intolleranza ("Difendo l’intolleranza. Sono contrario al cedimento di certezze di fronte ad altre certezze che non si condividono."), arrivando a lanciare un appello ai colleghi vescovi perchè abbandonino codardia o superficialità che sono le vere ragioni del loro silenzio sul tema.

Il cittadino comune, quello della strada, abituato ad affidarsi umilmente, fiduciosamente e un po' pigramente ai maître a penser , di fronte a posizioni così diverse, addirittura antitetiche, quale farà propria? Probabilmente quella che incontra maggiori affinità con la propria dimensione ontologica, in modo da non dover ridiscutere scelte morali consolidate. Se un tempo si favoleggiava del perdono, finalmente è rassicurante scoprire che non esiste desiderio di vendetta, ma solo ricerca della giustizia. Era quello che forse già si pensava e realizzava individualmente, magari con qualche vetusto senso di colpa.

Il male oscuro lariano oggi ha fatto un gran bel passo avanti.

martedì, gennaio 16, 2007

Giorni che non passano mai


Giorni apparentemente uguali, uno dopo l'altro. Gennaio è lungo da passare, sembra non finisca mai. La novità dell'inverno mite, con poche gelate, niente neve, per un po' basta a rendere meno pesanti le giornate. Solo per un poco. Ci pensano quelli che prevedono siccità catastrofiche per l'agricoltura a farci rimpiangere i soliti tristi inverni con le abbondanti nevicate che in pianura, considerati gli appalti attuali degli spalatori, si trasformano in trappole esasperanti per i pendolari. E poi le stazioni sciistiche deserte, i patiti delle settimane bianche in crisi d'astinenza aggravano la già pesante situazione economica.
Il problema è però questo aspettare/sperare che il tempo passi, che venga la bella stagione, che arrivino presto le ferie. Sembra che si viva per quei pochi giorni di vacanza, di libertà da tutto e da tutti ed intanto è la vita che passa... Perchè siamo quasi tutti insoddisfatti nonostante il lavoro che abbiamo scelto (non tutti, è vero) ci piaccia, la nostra vita sentimentale sia pienamente appagata, le relazioni amicali e sociali nel complesso risultino buone? Cosa ci manca? L'esperienza che Isa puntualmente ci racconta dal lontano Ecuador contrasta con la nostra realtà: là c'è miseria ma voglia di vivere, qui benessere per la maggioranza ma stanchezza esistenziale, nevrosi, indifferenza. Isa ci riporta episodi di violenza il più delle volte dovuti all'eccesso di alcool o alla povertà estrema, qui, nella ricca Como, la cronaca registra quasi quotidianamente piccoli e grandi gesti di aggressività esagerata, apparentemente gratuita. E' il male di vivere di cui hanno cantato i grandi (Spesso il male di vivere ho incontrato) o il risultato dell'individualismo e della competitività esasperati della nostra realtà? Non è un problema di poco conto se la quotidianità è diventata un peso e la massima aspirazione è la parentesi artificiale da vivere "altrove", magari con "altri" che frequenteremo giusto il tempo della vacanza e poi basta. C'è chi rivendica il divertimento(devertere) come unica somma espressione della libertà, ma ciò significa che nel resto del tempo, cioè i trequarti della nostra vita, consumiamo e subiamo un'esistenza indegna, mediocre. Assurdo: la distrazione, l'allontanamento dalla realtà di tutti i giorni è diventato il momento più vero ed autentico della nostra vita.

lunedì, gennaio 15, 2007

A Sud


Spesso durante i fine settimana vengono organizzate delle tombole benefiche con lo scopo di raccogliere fondi da destinare a un malato che deve essere operato, per acquistare medicine per un malato cronico,ecc... . Il sistema sanitario non prevede un'assicurazione malattia ( solo chi ha un lavoro fisso puo' permettersene una), e la guarigione da una malattia spesso dipende dalla generosita' delle persone del quartiere, o da qualche associazione benefica. Piu' raramente da un 'organizzazione non governativa. Ieri sera hanno organizzato un "bingo bailabile" nella scuola elementare del quartiere dove abito. Destinataria del ricavato e' un'anziana signora malata di reni, che deve pagarsi le tre dialisi settimanali. Quasi tutti nel quartiere si sono impegnati a partecipare all'organizzazione. La mia collega, che ha il computer, ha preparato la lettera da stampare per la questua dei premi, altri si sono occupati delle vivande e altri del bere. Un bell'esempio di solidarietà e altruismo. Di solito queste feste sono ben frequentate perchè rappresentano uno dei rari momenti di sfogo e divertimento della settimana. Vi partecipano i bambini con i loro genitori, giovani e vecchi. La musica e' sempre altissima e la festa dura almeno fino alle tre del mattino. Si alternano giri di tombola con balli più o meno sfrenati. Sembrerebbe tutto fantastico, quasi idilliaco, ma musica e balli sono spesso accompagnati dall'abuso di alcol. Di solito i più facinorosi si limitano a qualche scaramuccia, che gli agenti di polizia ( sempre presenti) vedono di sedare sul nascere. Ieri sera qualcosa è però andato storto. Il primo litigio e' iniziato verso le tre del mattino, e fortunatamente non ha portato a gravi conseguenze. Il secondo litigio, verso le sei e mezza, ha ridotto in fin di vita un giovane. La polizia sta ancora cercando il responsabile.Catamayo è una città che, sebbene sia a una sola ora di bus da Loja, sembra così lontana da ciò che la circonda. Qui tutto arriva con anni di ritardo ( la telefonia mobile, le lavatrici, gli elettrodomestici,...).A volte sembra di vivere nella città di Macondo, quella descritta da Marquez in Cent'anni di solitudine. E' una città a forte migrazione perchè c'è penuria di lavoro, e il poco lavoro che c'è spesso e' mal retribuito. E' una città dove si respira una costante aria di precarietà. Poche sono le case terminate. La maggior parte non hanno intonaco e dai tetti spuntano i ferri delle armature, che attendono l'arrivo di soldi da Stati Uniti e Spagna. Tutto sembra in attesa di qualcosa che, si sa, molto probabilmente non arriverà mai.I poveri sono molti e sono dappertutto. Come spesso capita anche negli altri paesi ( Europa compresa), alla disoccupazione si aggiunge la piaga dell'alcolismo. Chi non ha più speranze e sogni, cerca rifugio in paradisi a basso costo. Quasi tutti i giorni, ma soprattutto durante i fine settimana, si incontrano ubriachi che dormono per terra o che pontificano agli angoli delle strade. Poi il lunedì tutto ricomincia come prima. La ricerca di un lavoro giornaliero, la speranza di partire, la triste realtà della vita, la mancanza di un futuro. Fino al venerdì, quando, un po' di trago e molta birra, farà sembrare tutto meno nero .Io lavoro con i figli di questa gente. Stupendi bambini che molto probabilmente hanno già un cammino segnato, che vivono un presente di violenza e di abuso, ma che hanno sempre negli occhi la voglia di ridere e di giocare. Mi sento felice e fortunata di poter condividere questo breve percorso della mia vita con loro. A presto. Isa

venerdì, gennaio 12, 2007

Vendetta



"Io avevo odiato, avevo sofferto tanto, sognavo la vendetta: quando vidi quella pistola ai miei piedi, pensai di chinarmi, prendere la pistola e sparargli (al comandante dell'ultimo campo di detenzione, ndr). Mi sembrava un giusto finale di quella storia, ma capii di esser tanto diversa dal mio assassino, che la mia scelta di vita non si poteva assolutamente coniugare con la teoria dell’odio e del fanatismo nazista; io nella mia debolezza estrema ero molto più forte del mio assassino, non avrei mai potuto raccogliere quella pistola, e da quel momento sono stata libera." (Testimonianza, pag.12).
Liliana Segre, una delle poche sopravvissute ai campi di sterminio nazisti, conclude sempre con quel ricordo i suoi incontri di testimonianza. La sua personale liberazione è cominciata nel momento in cui ha scelto di non uccidere, pur potendo, l'ultimo dei suoi aguzzini che in quel momento rappresentava, ai suoi occhi, tutti i carnefici dell'umanità. Credo non ci possa essere migliore risposta a chi continua ad invocare la pena di morte, giustificando l'assassinio di Saddam, uno dei tanti crudeli dittatori della storia, ma certo non l'ultimo. Ormai era fuori gioco, non avrebbe più rappresentato un pericolo da vivo. Assassinandolo si è preferito farlo tacere per sempre, pur rischiando di renderlo eroe almeno per i fedeli baatisti. Meglio martire, quindi, che testimone pericoloso.

mercoledì, gennaio 10, 2007

6 gennaio


Ci siamo! Non puntualmente, perchè dipeso da me, è arrivato pure il post del mio compleanno.Volevo iniziare con un grosso GRAZIE a tutti gli amici che sono stati presenti nel "mio" giorno. Ho messo tra virgolette mio perchè sono ancora in causa con la befana e i "magici 3", una scomoda battaglia legale per i diritti d'autore e i CW!Tornando a noi, volevo chiedere in parte scusa per la mia poca presenza; cosa che è stata più forte di me. Potrà sembrare strano per quelli che mi conoscono (anche se non molto), ma la mia timidezza esce allo scoperto in queste situazioni. Non è facile stare in mezzo a tutte quelle persone che sono lì per te! Mi frena! Tento di essere solo un ombra.Detto questo, ovviamente la cosa che mi ha reso più felice è proprio la vostra presenza.In questo mio compleanno ho potuto rivedere persone già viste a capodanno, scoprendo tra le altre cose, che la sorellina Concy è pure residente nel quartiere vicino al mio. Anche lei è dotata di doti intrattenitrici come l'ormai testata e affermata Sil.Dopo un paio di ore di chiacchiere è arrivato il mio momento: il più imbarazzante di tutti!Non so perchè mi prende così, ma è come se volessi sprofondare! Quel pensiero, quel gesto dei miei amici che tengo tra le mani pesa tonnellate! Non si potrebbe abolire la pratica dell'apertura regali pubblica?! Penso che ognuno abbia il bisogno e la voglia di realizzare anche il minimo particolare di quello che tiene per le mani.Dopo questa usanza, vengo riposto nell' ex camera da letto, senza spiegazioni, fatto accucciare su una panca di legno. Richiamato all' ordine, mi avvio nella sala buia, illuminata dalle candele messe su una splendida torta. Veramente splendida! Bella nelle rifiniture (anche nel sapore), ma la cosa che mi ha colpito di più è stato il centro della torta: una mia foto scattata da ser quest'estate al mare. Sono rimasto di stucco, preso da tachicardia per l'emozione, sono riuscito a rivolgermi a en che era lì alla mia sinistra con un: "è bellissima!".L'emozione era altissima. So quanto ci si tiene alle foto e so che non è stata messa a caso. Sapere che i miei due amori hanno trascorso del tempo dietro a centinaia di mie foto per cercare quella giusta, mi rende l'omino più felice del mondo! Mi sembra di essere lì nello schermo a guardare i loro occhi attenti su di me!Dopo queste dolcezze private, sono arrivate quelle pubbliche... Uhmmmm che buona la torta! Non ne è avanzata neanche un pezzetto. Farcita alla grande, era ottima anche nel sapore.La serata é continuata tra giochi e scherzi, chiacchiere e pettegolezzi.Alla fine come l'ultimo bicchiere di champagne è finito anche il mio compleanno, lasciandomi un bellissimo ricordo di questo ventiduesimo traguardo.Un Grosso Abbraccio a Tutti!!
Dan

martedì, gennaio 09, 2007

La merce uomo del poeta


Il poeta, candidato sindaco di Genova, Edoardo Sanguineti, sceglie la provocazione pesante per illustrare il suo programma:«Restaurare l’odio di classe, perché i potenti odiano i proletari e l’odio deve essere ricambiato. Oggi la merce uomo, il suo lavoro, è la più svenduta e chi dovrebbe averne coscienza, ossia la classe proletaria, non l’ha, inibita da una cultura dominata dalla tv»(Quando si leva il grido del poeta) Scandalo dei benpensanti: lotta di classe e odio di classe sono termini osceni oggi, impronunciabili nel teatrino politico corrente, perbenisticamente censurati da qualsiasi sinistra. Sanguineti aveva manifestato la stessa convinzione meno di un anno fa a Roma, nella Sala del Refettorio della Camera, durante la sua Lectio Magistralis in onore dei 91 anni di Pietro Ingrao organizzata dal Centro studi per la riforma dello Stato. Allora aveva aggiunto anche il termine«rivoluzione» e spiegato che «oggi è doveroso essere sgarbati per rendere evidente a tutti che viviamo in un mondo disumano, in cui il 98% delle persone vive una condizione di precarietà o di vera e propria miseria». Precisava, allora come oggi, che naturalmente non pensa alle armi («com’è noto sono assolutamente contrario alla violenza»): «Significa semplicemente non stare a danzare quel garbatissimo minuetto di parole che vorrebbe convincerci che tutto va bene e che quello in cui viviamo è l'unico nonché il migliore dei mondi possibili. Significa tenere aperta non la speranza per le prossime generazioni - di quella si riempiono la bocca tutti, tanto non ci tocca - ma la responsabilità che lega le generazioni adulte di oggi a quelle che le hanno precedute e a quelle che seguiranno».

Tocca ad un poeta settantasettenne, sia pure profondo intellettuale marxista, accollarsi il compito di supplire le carenze dei politici di mestiere, provocando una riflessione sulle contraddizioni dell'economia e della stessa politica .

lunedì, gennaio 08, 2007

Quali i mali lariani?


La strage di Erba, come il delitto del benzinaio di Lecco nel 2004 (La Lega aveva persino offerto una taglia, ma gli assassini erano due giovanissimi padani doc) ha mostrato all'Italia il vero volto della cattolicissima Como, pronta ad addossare la colpa dei suoi mali agli altri, preferibilmente immigrati. (v.L'uomo nero). C'è qualcosa di malato che non è semplice, ottusa ipocrisia, in chi gestisce l'informazione ed il potere nel comasco. C'è qualcosa di patologico anche nella società comasca che si lascia manovrare acriticamente da persone che ormai hanno mostrato tutta la loro meschinità ed incompetenza. Troppo ingenuo attribuire all'ignoranza la causa della vergognosa situazione in cui tutti siamo coinvolti, i più senza nemmeno provare disagio.

Negli ultimi anni il comasco è stato spesso protagonista della cronaca nera (delitto-suicidio di Garzeno tra i recentissimi), efferati crimini si sono consumati nel tempo, alcuni sono rimasti irrisolti. E' il male di vivere che ha colpito la nostra area? Cosa sta accadendo? Qualcuno sta cercando di capire o, come il solito, si fa finta di nulla addossando, quando è possibile e anche quando non lo è, la colpa agli altri appunto? I responsabili del bene collettivo stanno riflettendo? Pensano forse che gli attacchi alla famiglia tradizionale siano la causa dei mali lariani? Sembrerebbe che proprio le famiglie tradizionali siano all'origine dei delitti che si ripetono con allarmante frequenza nella zona. Basteranno città dei balocchi, notti bianche ed altre iniziative simili a risolvere la crisi?Sarebbe necessario approfondire, ma verrebbero a galla troppi malanni che per anni sono stati rigorosamente nascosti, soffocati da troppe certezze sbandierate ad ogni occasione.
La pentola a pressione deve avere la valvola di sfogo ormai usurata e rischia di esplodere...

A Sud



ll passaggio dall'anno vecchio all'anno nuovo qui lo si festeggia con il fuoco. Praticamente ogni famiglia costruisce un pupazzo (muñeco) che rappresenta l'anno che sta per concludersi. Puo' raffigurare una persona conosciuta ( capo ufficio, politici,...) oppure una condizione di vita che si vuole abbandonare. A mezzanotte si accendono i falo' per le strade e si bruciano i muñecos. Attraverso le fiamme tutto quello che e' stato durante il passato anno, si trasforma in qualcosa di nuovo, si spera, di migliore. L'anno nuovo nasce dalle ceneri di quello vecchio. Per rendere migliore l'anno che verra' bisogna anche saltare attraverso le fiamme dei falo'. L'esperienza e' da provare.
Ora siamo nel 2007 , la cenere dei pupazzi e' gia' quasi stata tutta dispersa del vento, rimangono solo alcuni cerchi neri agli incroci delle strade. Non so cosa di nuovo portera' questo anno alla
gente di questo paese. L'altro giorno il presidente Correa e' passato di qui per un discorso, che e' durato si e non dieci minuti. Poi e' ripartito alla volta di un'altra citta'. Sta viaggiando per il paese
per promuovere l'assemblea costituente. Scopo di questa assemblea e' quello di cambiare la costituzione, e conseguentemente, di ridistribuire il potere in maniera uniforme all'interno del governo.
E' un ottimo oratore, e se riuscira' a fare anche solo un decimo di quanto si e' prefisso, i cambiamenti non tarderanno a mostrarsi.
Poi ritorno alla realta' del mio lavoro, al vissuto dei miei allievi, e a volte penso che ci vorrebbe un miracolo per riuscire a dar loro la vita dignitosa che si meritano.
Isa
(Nella foto il neo presidente R. Correa)

sabato, gennaio 06, 2007

A Dan



Auguri mo!Buon compleanno!E' mezzanotte stanno passando i primi minuti del sei gennaio e 22 anni fa nascevi. Sai che ricordo cosa stavo facendo quel giorno, con precisione , anche perchè coincise con la famosa nevicata del 1985? Niente di speciale ma continuavo a guardare il cielo.....

Ora sei qui!con noi!Stai dormendo tra le braccia di Ser scosso ogni tanto da un colpetto di tosse o da un respiro che ogni tanto si fa più pesante. E' bello guardarti, è bello guardarvi. Hai un espressione serena e mi piace vederti così felice. Mo sai che non sono molto bravo nello scrivere ma soprattutto, anche se parlo tanto forse troppo, faccio fatica a tirar fuori quello che ho dentro ma spero di riuscire in queste poche righe a trasmetterti l'amore infinito che sento, che volevo e cercavo.Ti auguro un giorno speciale e soprattutto di crescere felice e sicuro, forte delle doti eccezionali che hai e della tua unica sensibilità. Come purtroppo già sai la vita ci riserva molte sorprese e non sempre si associano a gioia e felicità ma anche al dolore ed alla sofferenza. Noi ci saremo sempre.....fino a quando vorrai.
Ti amo!
En


giovedì, gennaio 04, 2007

Senza limiti


Volutamente in questo periodo preferisco non scrivere, come il solito, segnalazioni o commenti di quanto accade nel mondo o, peggio ancora, nella farsapolitica italiana, nazionale e comasca. Non mi sono ingozzato in cenoni o pranzi luculliani, ma avverto un forte senso di nausea nei confronti del teatrino dei politici nostrani. Mi rifiuto per il momento di scriverne qui, ma continuo a vigilare "turandomi il naso", per usare un'espressione cara al vicepremier Ruini. Molto meglio concentrarmi sugli ultimi giorni di festa che passeranno velocissimi come i precedenti. Non racconto i diversi momenti belli vissuti con gli amici dell'arcobalario perchè spero che, prima o poi, lo faccia qualcuno dei miei novios. Siamo ormai proiettati al 6 gennaio che è l' Epifania, ma anche una giornata importante per la troppia, la festa di Dan (che coincide con la befana eh eh!). La sera ci raggiungeranno molti amici , più di quanti la nostra piccola casetta possa ospitare, ma sono appunto "amici" ed è con loro che vogliamo condividere la gioia.
Proprio oggi ho letto un bellissimo post di Melchis sull'amicizia (Un NOI senza limiti), in cui il cavaliere indica come "Amarsi, volersi bene, comprendere, soffrire e gioire per l’altro, sacrificarsi, mettere tra parentesi il proprio egoismo… possono albergare in tutto ciò che può essere definito famiglia.". C'è la famiglia tradizionale, che è importante perchè tutti veniamo da lì e quasi tutti lì abbiamo imparato ad amare,"Eppure sperimento un amore altro, quello per i miei amici fraterni.Essi sono per me famiglia.". Bellissima la conclusione di Mel:"Amore è comunione, è un Noi senza alcun limite".
Siamo noi che imponiamo limiti all'amore, probabilmente perchè esso, di qualsiasi tipo sia (amicale, parentale, di coppia, di troppia, etc), è esigente perchè impegna "all'uscita da sè per far spazio all'altro" , come scrivevo in Mal d'amore, citando i saggi greci che "dall'unica radice ag hanno coniato agòn (lotta) e agàpe (amore totale), a significare che "non c'è amore senza lotta (dentro se stessi), senza sofferenza".
Mi viene fin troppo facile osservare che, nel dibattito pubblico e non solo, i limiti più forti, violenti all'amore sono posti da persone che per scelta, condizione o stato sanno parlare ( e lo fanno tutti i giorni) d'amore, ma forse, si intuisce, lo vivono troppo poco.

mercoledì, gennaio 03, 2007

Della fedeltà


Uno dei pregiudizi con cui dobbiamo spessissimo fare i conti come troppia è la presunta liberalità sessuale: dal momento che siamo in tre, chi non ci conosce ritiene che noi si sia necessariamente aperti e disponibili a qualsiasi rapporto. Così non è: siamo perfettamente appagati in tutti i sensi, perchè siamo molto innamorati. Siamo anche convinti che, quando si decide liberamente di condividere una storia d'amore, venga poi naturale, anche senza matrimonio e senza pacs, farsi carico di tutte le responsabilità connesse, tra cui la fedeltà. Non è semplice questione di prevenzione delle varie malattie purtroppo in circolazione, ma è espressione del dono totale di sè agli altri due. E' un aspetto di non poco conto nella nostra e in qualsiasi storia che vuole essere autentica. E' il segno della libera scelta che ogni giorno facciamo reciprocamente. Scriveva Kierkegaard che quando si prende una decisione si escludono 99 possibilità alternative: è proprio nella scelta, sempre ridiscussa, mai data per scontato dovere, qualche volta persino sofferta, che si manifesta al meglio l'amore in cui vogliamo crescere e che non conosce limiti se non quelli della nostra umanità. Questa consapevolezza ci consente di vivere i rapporti di amicizia con una libertà interiore che facilita la scoperta delle ricchezze altrui di cui restiamo sempre affamati. Come nelle coppie, anche nelle troppie ci possono essere errori, cadute, sbandamenti (beh, speriamo di no, in tre forse è più facile prevenire dandosi, in tempo, una, due mani), ma, finchè decideremo di restare insieme, vedremo di volta in volta come aiutarci, come riprendere il triplice passo all'unisono verso il futuro che sogniamo.

martedì, gennaio 02, 2007

E la vita continua...


Pensare alla politica fa male, se non si trovano, insieme, soluzioni percorribili democraticamente per porre fire alla pessima gestione da parte dei nostri legittimi rappresentanti in Parlamento. E' deprimente. Il nostro Paese vive da decenni sull'esportazione di armi anche a nemici dichiarati, sono stati assassinati giornalisti troppo curiosi e deontologicamente corretti per metterli a tacere. Ricordate Ilaria Alpi, una delle tante morti circondate dal "mistero"di Stato? Facciamo affari di ogni tipo con i più crudeli tiranni della storia (morto Saddam, ci sono ancora i vari Putin e compagni) e gestiamo, grazie alle nostre mafie, i più sporchi traffici del mercato internazionale: immigrati, organi (sì, proprio organi per trapianti ai nostri ricconi locali che non possono aspettare le lunghe liste d'attesa, organi espiantati a poveri cristi, spesso bambini, di cui nessuno rivendica la scomparsa), droghe, denaro sporco, vestiari e beni di ogni genere, manufatti in Cina e ovunque costi poco, perchè a lavorare sono ancora minorenni cui è stata negata l'infanzia. I nuovi schiavi sono addirittura sulle nostre strade, dove vendono sesso a italiani, per bene di giorno, schiavisti la notte. E come tira il mercato del sesso! L'aumento delle prostitute, dei prostituti, dei trans è sotto gli occhi di tutti. Ogni tanto qualcuno ne parla, ma tutto finisce lì. Nemmeno da Oltretevere ci si preoccupa di questi affari illeciti, che portano sempre e comunque allo svilimento e allo sfruttamento della persona. E spesso alla morte. Quante carrette improvvisate hanno seminato cadaveri nei nostri mari? Impossibile fare un conto anche solo approssimativo.

C'è un denominatore comune a tutto ciò e si chiama ipocrisia. Governanti e Chiesa cattolica (forse l'ordine va invertito in base al reale potere) volutamente distraggono e accendono l'opinione pubblica su problemi che paragonati a quelli nominati appaiono per quello che sono: specchietti per le allodole. Fino a quando andremo avanti così?
Noi non ci stiamo a prestarci a questo gioco: se vogliono continuare a spiare la nostra vita, il nostro amore, si accomodino: riserveremo loro posti in prima fila. Dicano poi tutto il male che vogliono, se davvero sono in grado di motivarlo razionalmente, ma mettano finalmente mano ai guai veri che da anni ci rendono complici di crimini non tanto diversi da quelli che la storia ha già condannato.

Sempre più lontani

Signor Presidente,
noi non ci allontaniamo dalla politica, da questo o quel partito, ma da voi, politici.
E non per le ragioni da Lei indicate ("Se la politica diventa un continuo gridare, un gareggiare a chi alza di più i toni, uno scontrarsi su tutto, su ogni questione, in ogni momento, ne soffrono le istituzioni, a cominciare dal Parlamento, e ne soffre il rapporto con i cittadini. Quando nel frastuono generale non si possono nemmeno più cogliere bene le diverse posizioni e proposte, allora molti finiscono per allontanarsi non da questo o quel partito, ma dalla politica."), ma per le vostre non posizioni e le vostre proposte che dimostrano, giorno dopo giorno, quanto poco vi importa di noi, di quello che pensiamo, della nostra vita, attenti come siete a non dispiacere altri poteri. Nel vostro modo di agire leggiamo la convinzione che noi, gente comune, contiamo proprio nulla, siamo solo il mezzo attraverso cui arrivare al vostro potere. Un mezzo un po' scemo, facilmente influenzabile, cui bastano quattro chiacchiere e un evento calcistico per essere messo a tacere, facendogli poi ingoiare ogni tipo di sacrificio, predicato come necessario per il bene della collettività.


E' sicuramente colpa nostra l'arroganza cui siete arrivati. Vi abbiamo lasciati soli per troppo tempo, delegandovi ciecamente la nostra intera vita. Adesso paghiamo le conseguenze della nostra pigrizia, occupati come eravamo a curare i nostri piccoli interessi personali. Ora che questi vengono meno nel panorama fallimentare generale, stiamo scoprendo lo scopo ed il valore della politica come cura del bene comune. Ma voi siete già su un'altra strada. Nemmeno stavolta sembra esserci possibilità di incontro.
Ci permettiamo una sola richiesta valida fino alla prossima tornata elettorale che speriamo rimedierà l'attuale empasse (se ci saranno uomini nuovi): ci risparmi la retorica delle parole che suona come insulto ormai inaccettabile alle nostre intelligenze.
Grazie.

lunedì, gennaio 01, 2007

2007, Vi amerò


E' per voi, mori, il primo pensiero dell'anno che comincia. Per voi che mi avete regalato un tempo specialissimo che è già stato ed ormai intatto mi appartiene qualsiasi giorno verrà. (s)


Nella pace del mattino Vi amerò/Con follia ed equilibrio Vi amerò/Con la forza dei miei anni/
Come mi insegnaste Voi/Con un grido sulla pelle Vi amerò


Nel silenzio di un segreto Vi amerò/Sconfinando nel proibito Vi amerò/Come io sarò capace/
come so che più Vi piace/Cominciando dal finito Vi amerò

Vi amerò Vi amerò/Come non vi è mai successo/Vi amerò vi amerò/Più di prima più di adesso/ NascondendoVi in me stesso Vi amerò

Fra i colori del mercato io e Voi/Fare il bis con il gelato io e Voi/E fermarsi per un bacio /
mezzanotte e poi le tre/Quanto sonno arretrato io e Voi

Io e Voi io e Voi/Non è solo far l’amore/E non è e non è/Solitudine e dolore/

È amicizia e calore tutti e tre

Al calare di ogni sera ci sarò/Cavalcando lune piene Vi amerò/Quando infine sulle aurore/
Un segnale io vedrò/RaccogliendoVi nel cuore Vi amerò

Vi amerò Vi amerò/Perchè questo è importante/Vi amerò Vi amerò/Ogni volta ogni istante/
Da vicino o più distante Vi amerò!

(M.Bosè 1980,adattamento troppiano)



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