La Rete Lilliput su Medioriente e rilancio della pace
”La situazione di estrema gravità che sta infuocando il Medioriente ci porta necessariamente ad uscire dal dibattito a basso prezzo sulle questioni relative alle "missioni militari" portato avanti dalla politica istituzionale. Essa richiede da parte di tutti un segno di discontinuità che vada oltre i meccanismi di ingegneria parlamentare e le relative diatribe di posizionamento connesse.Continuare a ricorrere alla logica della guerra per tentare di risolvere i conflitti tra paesi o tra gruppi etnici rappresenta ormai in maniera evidente un sanguinoso e irreparabile errore.
Nella storia recente, dal Vietnam ad oggi, sono ormai molte le occasioni che rappresentano una prova evidente di questa verità così difficile da far accettare sulla scena internazionale. Anche i motivi economici e gli interessi di dominazione non sono più così chiaramente convenienti, come in passato, per le potenze armate, mentre i costi umani e sociali hanno ormai assunto dimensioni inaccettabili.
Su questi fatti, ben documentati, e su una ferma e convinta etica della nonviolenza delle relazioni umane, si fonda il nostro assoluto rifiuto del ricorso alle guerre, anche quando vengono camuffate e proposte come "interventi umanitari" o "esportazione della democrazia", celando subordinazioni inconfessabili a potenti alleati o al sistema economico dominante.Siamo, invece, sempre più convinti che solo una politica strategica e articolata di "prevenzione dei conflitti" sia la chiave per ridare forza alla convivenza pacifica nei rapporti internazionali." Leggi tutto: http://www.retelilliput.net/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=373&mode=thread&order=0&thold=0&POSTNUKESID=14c81f5b57663760bed9c3c832197da3
”La situazione di estrema gravità che sta infuocando il Medioriente ci porta necessariamente ad uscire dal dibattito a basso prezzo sulle questioni relative alle "missioni militari" portato avanti dalla politica istituzionale. Essa richiede da parte di tutti un segno di discontinuità che vada oltre i meccanismi di ingegneria parlamentare e le relative diatribe di posizionamento connesse.Continuare a ricorrere alla logica della guerra per tentare di risolvere i conflitti tra paesi o tra gruppi etnici rappresenta ormai in maniera evidente un sanguinoso e irreparabile errore.
Nella storia recente, dal Vietnam ad oggi, sono ormai molte le occasioni che rappresentano una prova evidente di questa verità così difficile da far accettare sulla scena internazionale. Anche i motivi economici e gli interessi di dominazione non sono più così chiaramente convenienti, come in passato, per le potenze armate, mentre i costi umani e sociali hanno ormai assunto dimensioni inaccettabili.
Su questi fatti, ben documentati, e su una ferma e convinta etica della nonviolenza delle relazioni umane, si fonda il nostro assoluto rifiuto del ricorso alle guerre, anche quando vengono camuffate e proposte come "interventi umanitari" o "esportazione della democrazia", celando subordinazioni inconfessabili a potenti alleati o al sistema economico dominante.Siamo, invece, sempre più convinti che solo una politica strategica e articolata di "prevenzione dei conflitti" sia la chiave per ridare forza alla convivenza pacifica nei rapporti internazionali." Leggi tutto: http://www.retelilliput.net/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=373&mode=thread&order=0&thold=0&POSTNUKESID=14c81f5b57663760bed9c3c832197da3
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