sabato, ottobre 04, 2008

Orizzonti


Sabato sera tutto per noi, in famiglia. Siamo stanchi, quasi provati dalla settimana che finisce. E' un po' sempre così negli ultimi tempi. En che si occupa di finanza è particolarmente stressato dal lavoro che risente della crisi sempre più grave, Dan vive uno dei periodi dell'anno più impegnativi e "scottanti" per la sua attività, avvicinandosi l'inverno. C'è poi tutto il resto: le preoccupazioni, le attese e le speranze per situazioni che ci stanno a cuore assorbono quel che resta delle nostre energie fisiche e mentali. Essere in tre è sicuramente una grossa fortuna, perchè si condivide e ci si rincuora a vicenda.

«Come descrivere una realtà tutta negativa con parole razionali che tuttavia, in quanto razionali, devono esprimere una esperienza positiva» si è chiesto l'altro giorno il card.Martini, davanti ad una folla emozionata che ha riempito l'auditorium del Centro S.Fedele di Milano. Si riferiva alla propria morte che sente ormai imminente: ne è scaturita una riflessione toccante e nello stesso tempo altissima rivolta «al credente e al non credente che è in ciascuno di noi».«Mi sono riappacificato col pensiero di dover morire quando ho compreso che senza la morte non arriveremmo mai a fare un atto di piena fiducia in Dio. Di fatto in ogni scelta impegnativa noi abbiamo sempre delle "uscite di sicurezza". Invece la morte ci obbliga a fidarci totalmente di Dio».
E' proprio l'assenza di "uscite di sicurezza", che consentono nel corso dell'intera vita persino di svicolare e snobbare i problemi anche più grossi, a spiazzare. Il credente è sicuramente avvantaggiato, ma ugualmente nella mischia della vita.
E' sabato, abbiamo tutti bisogno di una pausa, come direbbe la Carrà. Accantoniamo temporaneamente le riflessioni impegnative e abbandoniamoci alla vita che rimane sempre troppo bella. Buona serata!
La meravigliosa foto è sempre del nostro amico Francesco da Lampedusa.

3 commenti:

MELCHISEDEC ha detto...

Buona domenica!Il credente è avvantaggiato, soprattutto se credente autentico.
La foto di Francesco è splendida; stasera gli faremo "prendere" almeno due chili per la festicciola del suo onomastico. Ih ih ih! :-)

Anonimo ha detto...

Ho avuto modo di sentire una registrazione dell'intervento di Martini, grazie ad un amico che collabora con "Sesta Opera" dei Gesuiti di San fedele in Milano.
Certamente e' stato un passaggio toccante quello che tu sottolinei nel post,emerge tutta l'umanita' del Cardinale, che e' anche l'umanita nostra, ma per prima e l'umanita' di Cristo.
Anche se il Primo S.Agostino o S. Paolo, a tratti paiono desiderare tanto la morte, quasi a far trasparire il pensiero del suicidio, in realta' l'uomo si scontra sempre con quel suo essere "finito", essere destinato ad un evento finale, la morte.
Quando credi pero' comprendi che la morte e' solo un transito (S.Francesco), ma ancora ti spaventi perche' e' un transito verso qualcosa che in vita ti 'e ignoto.
l'uomo che a bisogno di certezze, e la morte lo e', si spaventa di fronte al non sapere il poi....
Personalmente la morte non mi spaventa, la penso come momento in cui ogni "laccio sara' sciolto" e vivro' con Dio, ci "incuriosisce" il come...vedremo al momento.
Quello che mi spaventa l'eventuale sofferenza fisica che potra' precederla...ma a nessuno e' stata risparmiata nemmeno a Cristo che 'e morto in Croce, tra due ladroni, fortunatamente non in giacca e cravatta, come quelli odierni (vedi post di ieri).
La Croce ci deve continuamente interrogare, ma non spaventare, perche' non e' sofferenza, ma e' salvezza, la salvezza a cui tutti siamo destinati, anche se non crediamo, perche' Dio, padre misericordioso, salvera' tutti i suoi figli.
un abbraccio a tutti, Dav

Anonimo ha detto...

Io vivo il concetto di morte soprattutto come senso di abbandono del mondo in cui attualmente si vive, inteso nella sua accezione più ampia: dalle persone agli oggetti, dai sentimenti alla fisicità del corpo.
Evidentemente sono molto (troppo?) attaccato alla materialità, ma d'altra parte in questa fase (terrena e corporea) della nostra vita, proprio per desiderio divino dobbiamo trovare piacere anche nelle gioie materiali.
Non mi pongo il problema del "come sarà dopo" semplicemente so "che sarà come deve essere" e basta... volutamente non mi addentro in questo campo, che neppure la fede è in grado di delimitare o connotare nella sua essenza.
E devo dire, riprendendo le parole di Martini, che mi fido di Dio sicuramente più di quanto mi fidi di me stesso.
Per quanto riguarda il concetto di Croce esposto da Dav, secondo me si identifica nella sofferenza dell'Umanità globalmente intesa, senza limiti di tempo e spazio, ed ogni persona è chiamata a contribuire con quanto le viene chiesto da Dio, secondo i suoi progetti imperscrutabili (affermo questo naturalmente rifacendomi alla mia visione cristiana dell'esistenza). E questa sofferenza globale ci deve essere, proprio perchè è condizione essenziale perchè si possa realizzare la salvezza finale.
Ma, come giustamente dice Ser, ora siamo ancora vivi, e prendiamoci senza pensieri il bello che la vita ci regala...
Saluti e buona settimana a tutti,
Dino