La vita può essere molto dura. La cronaca di questi giorni lo testimonia. Fatti orribili, inimmaginabili, sono lì a confermare, se già la storia non bastasse, l'insensata crudeltà di cui l'uomo può essere capace. Gravina ed Erba sono due dei tanti segnali di malattia della nostra realtà che è impossibile ignorare. Nord e sud sono accomunati dal disagio di un tempo in cui prevalgono vuoto e difficoltà di relazione. Al centro dei drammi sempre la famiglia, difesa ad oltranza formalmente, ma abbandonata a se stessa alla resa dei conti. Dopo, quando ormai è troppo tardi, la passerella di esperti arriva ad interpretare, a spiegare a noi, stupiti ed inorriditi, il perchè di ciò che accade, senza lasciar intravvedere una speranza su cui fondare o rifondare la propria esistenza. Forse è il pegno che dobbiamo pagare all'eccessivo benessere, alla tecnologia che ha preso il sopravvento ed ora procede per la sua strada, "fredda e distaccata", senza più controllo, imponendo i propri ritmi e scelte cui dobbiamo adeguarci, pur consapevoli dell'impoverimento umano che non riesce a reggere il veloce corso del progresso. Chi sa davvero cosa sta succedendo e soprattutto cosa fare per non essere sopraffatti da ciò che noi stessi abbiamo creato? Ormai sono molti a vivere la vita come lotta contro tutto e tutti per affermare se stessi e non soccombere. Fin dall'infanzia i bimbi sono educati alla competizione e alla diffidenza nei confronti dell'altro, considerato il nemico impegnato a prevaricare. Da subito imparano che occorre a tutti i costi conquistare uno spazio, la propria dimensione, anche a discapito degli altri. Pena l'esclusione sociale.Non è una bella prospettiva, perchè carica di sentimenti negativi, in contraddizione con la natura dell'uomo naturalmente portato a relazioni appaganti, ordinate al bene. Una banalissima conferma di ciò viene dall'esperienza quotidiana: il nostro stato di serenità dipende dalla qualità delle nostre relazioni. Se positive, stiamo bene e siamo sereni, se anche una sola di esse entra in conflitto (un banale diverbio con uno sconosciuto sul metrò), immediatamente perdiamo lo stato di grazia.
Mentre scrivo, mi accorgo di quanto sia fortunato a godere dell'amore di Alby e Banky, i novi, che stimolano abbondantemente il mio bisogno di uscire da me stesso per continuare a scoprire ciò che di buono c'è in ogni persona. Forse proprio qui sta una possibile via di soluzione: superare il ripiegamento su se stessi in atteggiamento di comprensibile difesa, per azzardare il rischio consapevole dell'apertura incondizionata alle persone. E' possibile, credo, soprattutto (ma non solo) se si ha alle spalle una famiglia che vive una forte esperienza d'amore. Con gratitudine posto a conclusione una canzone bellissima, scoperta da Alby, che so piacere ad entrambi. Spero risollevi il morale a tutti.
P.S. Sabato 1 Marzo pv alla libreria Babele di Milano, ore 17, presentazione di Acqua storta Sarà presente l'autore, L.R.Carrino.
6 commenti:
il leggerti è un grande piacere, carissimo, perchè riesci a infondere speranza, serenità
ti abbraccio assieme ai tuoi due grandi amori
sonante.splinder
L'errore sta nell'astrazione. Finchè continueranno a calpestare l'amore, l'amicizia e gli affetti in nome di un'astrazione, di un presunto archetipo ci avvicineremo sempre più all'implosione.
Siete grandi e coraggiosi, oltre che evidentemente molto fortunati ad avere ognuno gli altri due, nell'abbattere molti di quei mille condizionamenti che ci impongono fin da quando siamo piccoli...
Tre baci grandi!
Il nodo di Gordio è nell'educazione, nella incapacità di misurarsi con la propria e con l'altrui vita, parlo chiaramente della relazione padre-figlio-madre. Certamente la sfera simbolica, l'epochè hanno il loro peso, ma spesso si tratta di un groviglio inestricabile. La speranza è nell'educazione ad essere se stessi... per le generazioni future.
Mel
Buongiorno ragazzi... vi auguro una serena giornata... ma ho letto bene l'orario del vostro commento? 6,21???
quello che scrivo( purtroppo) è solo il frutto della mia immaginazione!
tri-smack vi voglio bene
Claudia
'abbandonata a se stessa' è il termine adatto.
Ma, fortunatamente, qualche famiglia, come la vostra, trova come reagire all'abbandono.
Bel blog :)
Carissimi, grazie per la visita. Ho trovato sul mio blog una bella foto che dedico a voi. E' sempreun piacere leggere i vostri bellissimi post, sempre teneri e autentici. Tanti auguri di felicità a tutti e tre.
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