venerdì, aprile 25, 2008

Liberazione: non lacrime, ma lotta


Lettera d'addio di Fiete Schulze, operaio portuale di Amburgo, comunista, decapitato per attività illegale nella Germania nazista, 6 giugno 35 (da "An die Lebenden. Letzte Briefe deutscher Wiederstandskèmpfer", Leipzig, Verlag).


Sorellina mia, ti ringrazio per le tue righe. Ma perché così timide? Te la prendi con le circostanze che ti portano via il fratello. Parché non vuoi capire che io muoio perché molti altri non debbano più morire di una morte precoce e violenta? La situazione è ancora questa e tuttavia la mia vita e la mia morte serviranno a migliorarla. Non può e non deve essere vostro compito quello di piangere la mia morte, che sarà inutile e priva di senso proprio se voi la piangerete. Adempierà viceversa pienamente il suo compito se imparerete ad averne intera comprensione. Il vostro amore e il vostro rispetto per me dovrete dimostrarlo nel capire e nello sforzarvi di pensare e di agire come me. Quanto meglio e più profondamente voi sarete capaci di ciò, tanto prima altri cesseranno di piangere i propri cari che sono caduti ieri e che cadono oggi e che in misura ancora maggiore cadranno domani. Perché soltanto allora cesseranno queste cadute. Questa comprensione non deve essere acquisita con nuovi fiumi di sangue. Ma lo sarà se questa comprensione non si farà strada prestissimo. Tutto il mio sforzo è stato di impedire una simile catastrofe. Mi hanno impedito di continuarlo. Ma questo non deve impedire e non impedirà che esso sia portato a termine. Non è possibile volgere all'indietro la ruota dell'evoluzione. Fra breve gli uomini impareranno a comprendere che non potranno stare tranquilli neppure incensurati.

Affettuosi saluti a voi tutti.

Fiete

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