martedì, giugno 15, 2010

Guido, eroe lombardo


Non posso lasciare che scivoli via nel silenzio la vicenda che riguarda un uomo come noi, lombardo, ucciso dalla 'Ndrangheta calabrese nella nostra terra.

Ieri l'intera Lombardia avrebbe dovuto fermarsi per i funerali di Guido Gallo Stampino, eroe dell'antiracket mafioso .
“Denunciare  è l’unica cosa da fare, non c’è altra strada” era solito ripetere nei momenti peggiori, fino all'ultimo, quando   un infarto lo ha ucciso  dopo otto ore d'intervento chirurgico per mettergli a posto quattro bypass collezionati in oltre dieci anni vissuti nel terrore della mafia .
La sua è una vicenda infinita, impastata di terrore e coraggio, quello di denunciare i mafiosi, di vederli condannati e di continuare a resistere in prima linea fino alla morte. E' così che uccide in Lombardia la ‘Ndrangheta che traffica droga e ricicla denaro in Padania, terra ricca e un po’ crudele, molto silenziosa, troppo distratta, quasi omertosa.
Qui la mafia può estorcere sangue e denaro protetta da un'omertà tutta lombarda. Estorce senza pensarci e solo per imporre il potere per il potere.
"Guido, un eroe lo è diventato dopo che per una notte intera, abbracciato nel letto con la moglie Lina, ha pianto tutte le sue lacrime e alla mattina ha deciso di denunciare i propri aguzzini. Perché la sua è una storia che sì parte dall’usura, ma termina fra le braccia di Francesco Sergi, alias Ciccio, capo sanguinario della ‘Ndrangheta di Platì, oggi all’ergastolo per omicidio e associazione mafiosa, ma all’epoca burattinaio degli interessi calabresi nel Milanese. Così, grazie alla denuncia di Stampino, nelle carte della Procura di Milano ci finisce il boss assieme ai fratelli Zavattieri, cognati mafiosi di don Ciccio. I tre ci rimangono dal primo grado fino all’Appello che riduce ma conferma le condanne per estorsione.
Eppure quanta fatica per arrivare fino a quella sentenza e quanto coraggio per sedersi nell’aula bunker di Milano e guardare in faccia il boss. “Non scorderò mai quello che mi disse – ricorda il signor Stampino - , una frase che Sergi ripetè per ben due volte”. Parole che restano lì, piantate nella mente. Disse il boss: “La mia vita adesso è qua, ma la tua è fuori e tu quei soldi me li devi ridare”.


È mafia che fa paura questa: nessuno ne parla, poco i giornali, niente i politici.Tantomeno le Banche spesso complici, come Guido ha denunciato. Eppure ieri pomeriggio ai funerali di Stampino celebrati nella chiesa del suo paese, Cerro Maggiore, la società libera affollava le navate. C'erano volti di vecchi e bambini. Generazioni a confronto, unite contro persone che hanno nomi, cognomi e stirpe.
La sua è stata una morte lenta: nel 2003 gli fanno trovare la testa sgozzata di un  maiale fuori da un suo negozio di Busto Arsizio.Sei anni dopo, gli stessi mafiosi  decidono di rapirlo. Lo prelevano appena fuori dal suo negozio. Lo portano in un campo, lo imbavagliano con lo scotch e lì lo lasciano non prima di averlo minacciato per l'ennesima volta.
E oggi? Sembra ieri. Sergi è in carcere, ma gli Zavattieri no. Scontata la pena, ora vivono in una bella villetta a San Vittore Olona, a due passi dal Circolo dei reduci dove nel settembre dello scorso anno fu ucciso il boss Carmelo Novella. Altre storie? Forse, oppure no, i carabinieri di Monza indagano. Di certo c’é che i boss in carcere comandano ancora. Di certo c’è che Guido Gallo Stampino è stato ucciso dalla mafia. E forse anche dal silenzio complice di chi lo ha lasciato solo.

4 commenti:

NoirPink - modello Pandemonium ha detto...

E' incredibile la resistenza culturale di questo paese che non vuole capire che la mafia non è più un problema della Sicilia o del sud da decenni. Se dici che Busto Arsizio o altre cittadine della Lombardia sono da anni piccole capitali mafiose al pari di, che so, Corleone (anche se in un contesto socio-culturale diverso e meno compromesso) ti guardano come un pazzo...

Anonimo ha detto...

che tristezza... solo questo... un bacio Barbara

Anonimo ha detto...

Baci. VarX

chicchina ha detto...

Triste storia quella che leggo,ancora più triste perchè capita in Lombardia,zona dove l'immaginario collettivo vuole gente che lavora senza l'assillo che attanaglia noi, gente del sud,obligati a fare i conti con malavita e malaffare.
E' la globalizzazione o la distraziobne di chi, non oggi, ha guardato da un'altra parte giurando che" certe cose qui non succedono"?
Un pensiero ed un ricordo per giudo