Matrimonio religioso e pubblico ieri per la figlia del mafioso Totò Riina.Il sacerdote che ha officiato il rito ha difeso l'avvenimento: «Lasciate stare questa ragazza, non ha nulla di cui riscattarsi». Se non fosse che la giovane non ha mai preso le distanze dal padre e dai fratelli, resposabili di numerosissimi ed efferatissimi crimini, anzi ha sempre negato la loro accertata criminalità fin da giovanissima studentessa del Liceo Colletto di Corleone. Aveva allora preteso (ed ottenuto) di essere eletta rappresentante in Consiglio di Istituto per dimostrare al mondo, che festeggiava la fine della latitanza di suo padre (1993), di godere la stima e la fiducia dei compagni. Non è complicità questa? Non la rende ugualmente colpevole delle colpe del padre? La stessa esibizione pubblica del matrimonio è un' offesa alle tante vittime innocenti e alle loro famiglie. A nulla servono le parole di Sonia Alfano a nome dell'Associazione nazionale dei familiari delle vittime della mafia: «I due sposi non solo non si sono mai dissociati dalla barbarie mafiosa e dalla scia di sangue operata dai propri parenti ma ringraziano anche, in spregio al dolore delle vittime della ferocia di Riina, il boss padre della sposa. Noi non ci auguriamo certo che le loro coscienze vengano in qualche modo mosse da queste nostre parole, sarebbe ingenuo augurarselo. Siamo però certi che una famiglia fondata sul dolore delle famiglie degli eroi morti in nome della lotta alla mafia non potrà mai trovare pace». Questa la figlia di Riina, degna sicuramente della propria famiglia.
Ma la Chiesa? Che fine ha fatto la durissima condanna di Giovanni Paolo II del 1993 ad Agrigento? Tollerante e permissiva nei confronti dei mafiosi pubblici, rigida e spietata invece nei confronti di chi ha fallito un matrimonio e vorrebbe riprovare, così come verso altre forme d'amore. Tuona minacce ed esegue condanne quando l'amore guida un padre e una madre a scelte strazianti e tace invece remissiva, dispensando sacramenti ai peggiori criminali pubblici del nostro tempo che usano Dio per scopi personalissimi. Sono queste le contraddizioni che minano la credibilità di una Chiesa che continua a parlare d'amore, ma sembra non distinguere più i buoni dai cattivi.
4 commenti:
Cari tres, concordo pienamente col post.
Anzi, andrei un poco oltre, togliendo il "più" dell'ultima frase e sostituendolo con un "mai"... riattribuendo così alla Chiesa quella che da sempre è una sua prerogativa:
" Di voi pastor s'accorse il Vangelista,
quando colei che siede sopra l'acque
puttaneggiar coi regi a lui fu vista;"
Nulla di nuovo sotto il sole, quindi.
E' comunque doveroso riconoscere anche l'esistenza di alcune singole figure di religiosi (per le quali ho la massima ammirazione e stima) che remano contro questa linea d'azione, e pagano di persona un prezzo fatto di emarginazione e ritorsioni di vario genere ad opera della gerarchia.
Anche nel clero è a volte quasi impossibile essere se stessi quando la propria realtà ideologica o il proprio comportamento di concreta aderenza al Vangelo risulta tanto difforme dalla linea ufficiale.
Tristissime le parole di Sonia Alfano.
Infatti affinchè la coscienza venga toccata dalle parole, è necessario che questa coscienza esista. Questo non accade in chi con consapevolezza uccide fisicamente o moralmente.
Non mi sento però di non augurare pace alla nuova famiglia, aggiungendo quindi nuovo dolore all'umanità globalmente intesa.
Questo non spetta a me.
Le auguro invece di poter comprendere che è sempre possibile riscattarsi, anche se tardivamente.
Saluti a tutti,
Dino
La chiesa non ha scomunicato Pinochet per le sue efferatezze figurarsi se scomunica Riina. Se ci si fa caso là ove vi sono lacrime e sangue vi è anche la chiesa e spesso non dalla parte di chi soffre.
Grazie per gli auguri anticipati! ...felici vacanze!!! :)
tu chiamala se vuoi...faccia da c°°°o! mi era sfuggita la notizia, a questa sì che andrebbe data evidenza, altro che ai gadget tirolesi ratzinga 4 president!
ed è sempre peggio......
Posta un commento