mercoledì, marzo 19, 2008

Aprire al Mondo la campagna elettorale



Questo il testo dell’appello che la Tavola della pace ha rivolto alla Rai, in quanto servizio pubblico,perché affronti nelle ore di massimo ascolto cruciali temi internazionali. «I problemi sono noti. Gli impegni dei nostri politici no! Il servizio pubblico faccia il suo dovere!».

«Gaza, Libano, Afghanistan, Tibet, Kosovo: la guerra e la politica estera hanno finalmente fatto irruzione nella campagna elettorale. Chiediamo alla Rai di proseguire questo dibattito in prima serata. I cittadini elettori hanno il diritto di conoscere quali sono le opinioni dei candidati sulle guerre in corso, sulle gravi crisi aperte e sulle difficili scelte che l’Italia dovrà compiere».

«Il mondo che si era voluto tenere fuori della porta è rientrato dalla finestra. Non si tratta solo di Gaza, Libano, Afghanistan, Kosovo e Tibet ma anche di Darfur, Somalia, Iraq, Cecenia, fame, sete, miseria, corsa al riarmo, pericolo nucleare, diritti umani, Europa, Onu, Nato. Il Parlamento e il Governo che eleggeremo il 13 e 14 aprile dovranno prendere importanti decisioni, interne e internazionali, che determineranno la vita o la morte di milioni di persone e che esporranno l’Italia a grandi rischi e responsabilità. Gli italiani non possono votare senza conoscere cosa intendono fare le diverse forze politiche: le loro priorità, le loro scelte, le loro decisioni».

«I problemi sono noti. Gli impegni dei nostri politici no! Gli italiani hanno diritto di sapere! La Rai deve svolgere il suo ruolo di servizio pubblico. La campagna elettorale si apra al mondo. Se ne discuta in prima serata».

Fin qui il testo dell'appello. Spiega poi Flavio Lotti, coordinatore della tavola della pace: «Abbiamo assunto questa iniziativa dopo le recenti uscite del centrodestra, che ha criticato alcuni aspetti della politica estera del governo Prodi, e la risposta del centrosinistra. Se i due schieramenti principali di questo confronto elettorale non hanno idee convergenti sulla politica estera, ciò significa che ciò ha una ricaduta negativa sia sulle politiche del nostro paese sulla scena internazionali sia sulla sicurezza stessa dell'Italia. E in questa situazione, il servizio pubblico radiotelevisivo deve avere la capacità di suscitare un dibattito serio e approfondito, come peraltro avviene in altri paesi europei».

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