lunedì, marzo 17, 2008

Movimenti di viscere


«Il cambiamento ha bisogno di noi, non di un Dio». Così don Luigi Ciotti a Bari l'altro ieri. E poi:"Basta, anche le istituzioni facciano la loro parte una volta per tutte e diano il loro contributo, così come noi, sporcandoci le mani, diamo il nostro". Nichi Vendola, scoppiando a piangere, poco prima aveva gridato al microfono:"A nome delle istituzioni, vi chiedo scusa vi chiedo perdono per lo spettacolo indegno di complicità, a nome di coloro che dopo una condanna, invece di vergognarsi, hanno festeggiato con i cannoli." (Libera).


Una giornata di forti emozioni quella vissuta a Bari da 100.000 persone. Le emozioni si moltiplicano quando ci si trova uniti, accomunati dalla stessa sofferenza, dallo stesso dolore. Si scopre di essere finalmente vicini, in profonda comunione coi tanti che condividono la stessa triste realtà. Sono utili le emozioni, perchè stimolano, perchè provocano, perchè muovono qualcosa dentro. Nei Vangeli c'è un verbo significativo in proposito,splagchnizomai, che significa "Essere commosso nelle viscere, essere commosso con compassione, avere compassione (perché si pensava che l'amore e la pietà venissero dalle viscere)". Il papà del figliol prodigo, quando vede da lontano il ritorno del figlio prova appunto questo movimento di viscere (Lc 15.20) e così anche il Nazareno quando incontra il lebbroso (Mc 1, 41). E' il movimento di viscere a smuovere la persona, ad attivarla perchè cambi, fin dove è possibile, la realtà. Una commozione forte che però non produca azione, è destinata a durare lo spazio di pochi secondi, giusto il tempo di passare ad un'altra notizia, secondo i ritmi pressanti dei media. Forse la facilità di provare emozioni che non hanno però il tempo di "provocare dentro" è all'origine del disorientamento generale di tanti, che si traduce poi nell'indifferenza e naturalmente nell'inerzia e nell'apatia. Può succedere anche nella vita sentimentale, producendo in questo caso pericolosi momenti confusionali, dannosi se si vive una relazione importante. Le emozioni vanno bene e fanno bene, ma bisogna lasciarle penetrare fino in fondo, senza paura, fin dentro all'intestino, perchè è da lì,paradossalmente, che poi raggiungeranno l'intelligenza, costringendola a razionalizzare per individuare fantasiose ed efficaci risposte. Debolezza e riscossa sono le meravigliose doti di cui disponiamo noi umani. Insieme alla possibilità di lasciarci coinvolgere, se solo lo vogliamo, nel miglioramento della società civile e perciò della nostra stessa vita.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Attraverso il mio corpo do' corpo a Dio, questa una della frasi che negli scorsi giorni ho ripetuto piu' volte a Padre F.
Se Dio mi ha dato questo corpo con queste pulsioni, un corpo anche malandato, ma un corpo che e' il corpo in cui Lui abita, e diventa suo strumento.
Il sommovimento delle viscere lo conosco bene, e piu' entri in te alla ricerca di Lui, e piu' a lui ti avvicini piu' lo avverti...
Ieri come vi ho comunicato ho consegnato quel "progetto", non senza un grande "sommovimento" di viscere.
Notti passate a meditare, correggere, strappare pagine, era una tentazione....ma poi ho intuito che la tentazione piu' grande sarebbe stata quella di non "consegnare consegnandosi" perche' la consapevolazza delle molteplici difficolta' della Chiesa di oggi, ha rappresentato la tentazione di non lasciarsi avvolgere totalmente dalla compassione, dalla passione, dall'orgasmo dell'anima che provo per Dio, risparmiando me stesso......
Chi ama si dona senza risparmiarsi.
Dav

Anonimo ha detto...

In quel verbo c'è tutta l'essenza dell'epifania del divino nella corporalità. Dio, per chi crede, è nel corpo, io, tu, noi, siamo corpo. Così sentiamo, percepiamo, realizziamo noi stessi, essendo corpo, non avendo un corpo.
Mel

riri ha detto...

Ciao Mel,ciao ragazzi,
mi ha colpito "chi ama si dona senza risparmiarsi",a volte è molto difficile,ma bisogna provarci,chi ne è capace...è meraviglioso.
Un triplice abbraccio a voi,ed un abbraccio forte a Mel,anche se è la prima volta che gli scrivo.ciao.