venerdì, febbraio 29, 2008
Fuori i nomi!
mercoledì, febbraio 27, 2008
Scusa ma ti chiamo amore
martedì, febbraio 26, 2008
Canzoni e costume
Quante storie, critiche,banalità si stanno scrivendo sulla canzone sanremese della Tatangelo! L'ho appena sentita in youtube e letto il testo (Il mio amico). Non è certo un trattato psico-social-politico sull'omosessualità, magari racconta di cose scontate, superficiali, stile sanremo appunto,ma il quadro che ne risulta mi pare, nel complesso, vero, realistico. Dipinge la solitudine, la tristezza,i tradimenti, le speranze, la tenerezza, la voglia di sesso, ma anche d'amore di un gay qualunque. Una persona gay vista dall'altra parte, quella dell'amica etero appunto.E' orecchiabile, capace di comunicare sentimenti, emozioni: l'ideale per il grande pubblico che non si aspetta altro da una canzone. Anche il testo di Ore ed ore di Valeria Vaglio racconta di un amore omosessuale (lesbico). E' la classica canzone d'amore che può piacere oppure no: dipende dalla musica la capacità di suscitare emozioni e io non l'ho sentita, non avendola trovata su youtube (forse non è ancora stata cantata all'Ariston). Mi piace la frase:"E il nostro letto all’improvviso/ Si trasformò in altare", perchè quando c'è l'amore il sesso diventa sempre sacro. Di qualsiasi amore si tratti. Far arrivare al grande pubblico italiano questo messaggio val più dei mercoledì benedettini in p.za S.Pietro. Anche in questo caso il "grande" amore è concluso dal tradimento senza ragione, così tanto per fare. Sembra che l'infedeltà sia caratteristica di molte storie gay (non solo ovviamente). Non è il massimo, se vogliamo presentarci alla società pronti per il riconoscimento dei diritti che chiediamo, ma questa è la realtà con cui dobbiamo fare i conti.
Lasciamo però che Sanremo canti l'amore gay a modo suo, come sa fare: i sentimenti sono buoni e il messaggio positivo arriverà a quella gente semplice che finora ha potuto ascoltare solo discorsi cattivi e falsi sulla nostra realtà .
lunedì, febbraio 25, 2008
Quaestiones theologiae
Finalmente un po' di dibattito teologico nella Chiesa cattolica, ben poco abituata, nonostante le dichiarazioni di principio, al pluralismo che, col solo fatto d'esistere, metterebbe in crisi la rigida monocrazia gerarchica. A sollevare la discussione è Vito Mancuso, docente di Teologia moderna e contemporanea alla facoltà di filosofia dell'Università San Raffaele di Milano, università privata ma non pontificia, situazione che rende il Mancuso libero da giuramenti di fedeltà alla dottrina ufficiale. In quanto laico poi non ha mire carrieristiche all'interno della gerarchia, per cui la sua ricerca è del tutto svincolata da preoccupazioni mondane . In pochi mesi il suo libro,"L'anima e il suo destino" , ha pubblicato sette edizioni e ha venduto in Italia 80 mila copie, che per un libro di teologia sono tantissime. L'ex S.Uffizio è già partito lancia in resta,non direttamente ma attraverso terzi, non potendo esercitare alcuna autorità sul teologo milanese , stroncandolo in contemporanea sul giornale della S.Sede e sull'organo ufficiale della stessa,La Civiltà cattolica (chiesa). Il card.C.M.Martini nella prefazione ne raccomanda vivamente la lettura , nonostante alcune idee "che non sempre collimano con l'insegnamento tradizionale e talvolta con quello ufficiale della Chiesa", perchè:"Sarà difficile parlare di questi argomenti senza tenere conto di quanto tu hai detto con penetrazione coraggiosa. […] Anche quelli che ritengono di avere punti di riferimento saldissimi possono leggere le tue pagine con frutto, perché almeno saranno indotti o a mettere in discussione le loro certezze o saranno portati ad approfondirle, a chiarirle, a confermarle”. Un libro quindi che fa pensare i credenti, cosa non del tutto usuale di questi tempi. Significativo che la prima stroncatura arrivi, dalle pagine de L'Osservatore romano, dal vescovo e teologo B.Forte, molto vicino (in passato?) a Martini e convinto sostenitore di una teologia che raccolga le provocazioni della storia e del mondo per darne un senso "altro", che faccia riflettere autentici credenti e no , accomunati (credenti e atei appunto) proprio dalla incessante attività del pensiero.Si vuole forse provare la fedeltà ortodossa di Forte a Ratzinger, che da dietro le quinte continua a dirigere il S.Uffizio, in vista di nuovi traguardi per il teologo napoletano? Tutto è possibile. Stiamo comunque assistendo ad una disputa importante, anche se consumata coi toni sommessi della gerarchia, che tende a mettere in sordina tutto ciò che compromette l'indiscutibile autorità del monarca. Vedremo, intanto si impone la lettura di Mancuso anche perchè l'argomento è tra i più inquietanti che l'uomo da sempre si pone: la morte e l'al di là della morte, se qualcosa ci sarà. L'autore si rivolge direttamente alla coscienza laica, quella parte della coscienza, presente in ogni uomo, credente o non credente, che cerca la verità per se stessa, senza appartenenza alcuna, senza forzature ideologiche di alcun tipo. Perchè la vera laicità ritiene determinante e conclusivo non il principio di autorità, ma la luce della coscienza, "ultima arbitro delle nostre scelte".
domenica, febbraio 24, 2008
Non basta mai!
Venerdì per me è il giorno in cui tutte le tensioni e lo stress lavorativo, accumulati durante la settimana, hanno il loro culmine per poi sfogare ed abbandonare, temporaneamente, la mia mente. La stanchezza fisica allora scivola via e, rinvigorito, "stacco la spina" cercando di godermi al meglio i miei novios, dedicandomi quindi anche a me stesso, al Lupetto ed alla casa. Sono situazioni normali, che riempiono il mio fine settimana. Mi fanno star bene. La nostra storia d'amore procede con vento di bonaccia e, come ha scritto Moser nel precedente post, esiste il "pericolo routine". Ser ed io abbiamo sempre cercato di scongiurare tale pericolo, non tanto riempiendo la nostra vita con viaggi, uscite e cose da fare, ma cercando di alzare l'asticella delle possibilità personali. Di puntare in alto, di correggere il tiro in caso di errore dell'uno o dell'altro. Con Modan stiamo condividendo insieme lo stesso metodo. Da un lato forti, perchè il tempo trascorso insieme ci ha dato ragione, dall'altro estremamente deboli, in quanto in gioco ci abbiamo messo tutto noi stessi nel vero senso della parola e quindi, a volte, la paura di aver imboccato la strada sbagliata ha il sopravvento. Nessuna certezza perciò che il metodo sia giusto. Non abbiamo riferimenti di altre troppie e temo che a questo punto non esista tale possibilità. Ci è capitato di chattare con alcune coppie che vivono un'esperienza a tre, ma il più delle volte è puramente di tipo sessuale. Il terzo, anche se non occasionale, è considerato come tale e quindi ai margini della coppia. I nostri sentimenti intrecciati non ci hanno consentito (meno male!) di vivere una relazione del genere, pur non disapprovandola, per carità.
Ho messo al centro della mia vita il nostro amore. Senza paura di cadere e di sbagliare. Senza calcoli. Quando provo a razionalizzare, mi sembra di uccidere i sentimenti che sto vivendo. Ci devo rinunciare e lasciare vivere forse la parte migliore che ho: i miei novios. Diversi, come sono diversi i miei sentimenti verso di loro. Uguali, come sono uguali in tutti e tre i sentimenti che ci spingono a vivere questo grande amore....che non basta mai.
Buona domenica amici!
A voi, mori, dedico questa canzone bellissima, dove in ogni frase trovo un pezzettino di voi, ma soprattutto ciò che sento io per voi... (En)
venerdì, febbraio 22, 2008
Sesso senza sentenze
mercoledì, febbraio 20, 2008
Quella fa bbrutto di Hillary e le nostre 'ndrine
lunedì, febbraio 18, 2008
41 anni di amore gay
domenica, febbraio 17, 2008
Carramba, c'è LR Carrino!
sabato, febbraio 16, 2008
Ostinato Amore
Era nel luglio del 1986. Una notte nella caserma di Casarsa della Delizia (Friuli). L’unica mia guardia notturna di tutto il servizio militare trascorsa ad ascoltare l’ultimo disco di Renato Zero dell’epoca, “Infiniti Treni”. Passeggiando tra carri armati, jeep e camion militari. La mia canzone preferita del long playing (i cd non c’erano ancora!) era “Ostinato amore”. Ricordo ancora come se fosse adesso il leggero e caldo venticello che soffiava e che asciugava qualche lacrima che scendeva. L’amore, quello vero, non l’avevo ancora incontrato ed il testo di quella canzone descriveva perfettamente il mio vissuto. Ho iniziato presto a cercarlo, l’amore, o almeno così credevo. Nei cinema, nei cessi. Vagavo toccando il fondo per poi leccarmi le ferite, imparando senza saperlo ad amare solo me stesso. Ostinatamente. Da lì a poco l’amore è arrivato. Quello vero: Moser.
Buon fine settimana amici! (En)
venerdì, febbraio 15, 2008
Il giorno dopo
C'è sempre un giorno dopo. Un day after, come si usa dire oggi. Dopo un evento, positivo o negativo, una vittoria o una sconfitta, ma anche dopo la normale quotidianità. Basta pensarci. E a me piace farlo, quando il momento lo consente, perchè dopo, con la tensione finalmente allentata, ci si lascia andare comunque sia finita. Come succede dopo l'amore, quando, placato il desiderio, ci si abbandona sfiniti tra le braccia degli amanti. Per la verità, durante la settimana mi godo poco questi bellissimi momenti, perchè temo sempre che i novios si abbiocchino (cosa che succede frequentemente)e poi è dura svegliarli. Dopo si guarda a ciò che è stato con il necessario distacco e a volte ciò è sufficiente per correggere il tiro, se ancora possibile, o addirittura sdrammatizzare situazioni montate sul nulla. Oppure, semplicemente, si gode quanto è accaduto, centellinando il piacere vissuto con nuovo stupore, perchè, anche se meritato e guadagnato con la fatica e la determinazione, il bello (ed il buono) continua sempre a meravigliare. Non ci si abitua mai. Più facile abituarsi al male, cedendo alla rassegnazione di fronte al già visto e sentito.E' quello che purtroppo sta accadendo con questa ennesima campagna elettorale in cui i protagonisti danno il peggio di sè, convinti che questa sia la strada del successo. E così avviene ormai regolarmente, senza che noi si possa finalmente cambiare qualcosa. Lo sciopero ed il voto erano le due formidabili armi dei cittadini in democrazia. Lo sciopero è ormai rigidamente regolamentato, il voto ci è stato viscidamente scippato. Ma c'è sempre un giorno dopo...
giovedì, febbraio 14, 2008
Troppia vale uguale?
mercoledì, febbraio 13, 2008
Le lesbiche pellegrine e la ricerca della "normalità"
martedì, febbraio 12, 2008
Gli Anni
Ho tirato un pò le somme di cosa mi è capitato in questi 23 anni di vita che, anche se non privi di tanto dolore, sono stati stupendi, perchè mi sono reso conto delle innumerevoli volte che "ho toccato" la felicità.
Mi rendo conto che la felicità è un attimo, mentre il dolore resta sempre dentro e viene superato solo grazie ad una rielaborazione matura, insieme alla consapevolezza che è parte fondamentale della nostra vita.
Fa una certa impressione costatare quanti piccoli traguardi si riescono a raggiungere, quante innumerevoli soddisfazioni possiamo ricavare, ma anche quanti ruzzoloni possiamo fare. Ogni anno che passa viene caratterizzato da un avvenimento particolare che lascia un forte sapore nei nostri ricordi. Io trovo favoloso immergermi in questi pensieri, anche se può scappare una lacrima o, al contrario, stampare un bel sorriso sul viso. Fa parte del nostro bagaglio: una valigia sempre piena, che possiamo aprire per vedere cosa abbiamo messo dentro in tutti questi anni.
Molto spesso capita che una persona si ritrova a fare i conti con se stesso e si chiede alla sua età cosa è riuscito a fare, dove è arrivato. Nella maggior parte dei casi sembra che non si è fatto abbastanza e si tenta di recuperare, mentre occorre anche tener conto di ciò che si è raggiunto e realizzato.
Mi viene in mente una canzone,"Gli anni" degli 883, che spopolava quando frequentavo le elementari .Non è delle più allegre, ma riflette ciò che penso. Ascoltando questa canzone mi tornano alla memoria tanti momenti spensierati ,tante bravate fatte con gli amici, tante bambinate compiute anche da più grande. Certo gli anni passano e- fischia- per me non sono poi così lontani nel tempo!Trovo sia bello abbandonarmi per qualche minuto ai ricordi degli anni ormai passati per poi tornare di nuovo al presente e continuare così a vivere ancora con più voglia ed entusiasmo, tanto da collezionare altri momenti , meravigliosi o meno,che rivedrò sicuramente tra qualche tempo. (Dan)
lunedì, febbraio 11, 2008
Il grande silenzio
La vita dei monaci certosini è molto austera, fatta di silenzio, preghiera comune, vita eremitica, meditazione, un' alimentazione fatta del necessario ed una cena ai limiti del digiuno. Questo "ridurre" tutto all'essenziale porta a riscoprire la centralita' di ogni vita, l'Amore.
La spinta iniziale che ha portato quegli uomini a fare quella scelta di vita, e me a trascorrere qualche giorno con loro, è l'amore, l'amore condiviso da tutti per Dio.
Il momento indubbiamente piu' bello e piu' profondo è il notturno, ossia la preghiera durante la notte che inizia alla ore 0.15 e termina alle 4.00. Ogni giorno, tutti i giorni.
Questa preghiera alterna il canto della salmodia a grandi silenzi che creano un' atmosfera particolare.
L'amore piu' bello si "consuma" nella notte ed è in queste notti che si sperimenta l'amore che diventa dialogo orante comunitario con Dio attraverso i salmi e dialogo personale con Dio attraverso al meditazione.
Ma è anche sperimentazione "fisica"di questo amore attraverso la condivisione con i fratelli (monaci) della preghiera: ogni movimento quasi sincronizzato, a significare tra noi un' intima e profonda comunione, un cantare all'unisono, come se fosse un' unica voce per ritrovarsi poi a tu per tu con l'amato, nella meditazione, percependo contemporaneamente la presenza dei fratelli.
Durante la preghiera notturna come durante il giorno, dove il "dialogo" tra noi era esclusivamente fatto di gesti, di sguardi che si incrociavano e che "parlavano" con gli occhi senza alcuna parola, avvertivo continua e costante una "vibrazione", un amore profondo che riempiva quel luogo e chi vi dimora.
Quando sono arrivato il primo pensiero è stato :" mi sembrano matti"...Quando sono partito ero dispiaciuto di doverli lasciare ed ancora oggi ricordo di loro i volti, li penso in continuazione e mi sento profondamente attratto da quel Dio che là ho trovato.
In questi giorni mi ritorna in mente una poesia da me scritta a 17 anni: " Vedevo una strada, lunga irta ed insidiosa, in fondo ad essa una luce, capii solo alla morte, che quella era la vita"...In quel luogo ho trovato la luce, ora non mi resta che "morire",ma non fisicamente, "mondanamente".Che il luogo per incarnare l'amore per me sia veramente quello?
Sarà Dio a darmi le risposte, io non dovro' far altro che continuare a cercare abbandonandomi totalmente a Lui.
domenica, febbraio 10, 2008
Baustellemania!
sabato, febbraio 09, 2008
Dove finisce il mare
venerdì, febbraio 08, 2008
Attesa fiduciosa
giovedì, febbraio 07, 2008
Vado in chiesa e faccio sport
E' impietoso e sconcertante il quadro che i Baustelle fanno degli adolescenti di oggi. Ragazzi senza personalità,ossessivamente affamati di canne e droghe chimiche, nichilisti inquieti abbandonati a se stessi, perchè, dall'altra parte, il mondo educativo è allo sbando completo e sa solo inchiodare, come nell’opera di Maurizio Cattelan “Charlie Don’t surf”, dove un ragazzino ha le mani inchiodate ad un banco di scuola. Il messaggio è tremendo: i vostri figli, i vostri studenti sono ancora peggio di quanto pensiate. C'è spudoratezza nei giovani, esaltata come espressione di sincerità, perchè l'abitudine all'esposizione pubblica cui la società ci ha costretto libera dalla vergogna e perciò dalla colpa. Oltrepassando il pudore, come insegnano quotidianamente i nostri politici, la spudoratezza diventa non solo prova di sincerità e quindi virtù, ma anche prova di innocenza.
"Mi piace il metal, l’r'n’b ho scaricato tonnellate di filmati porno e vado in chiesa e faccio sport prendo pastiglie che contengono paroxetina Io non voglio crescere andate a farvi fottere".
Senza alcuna vergogna (da vereor gognam= temo la gogna)appunto, mantengono legami col mondo "dei grandi e dei preti ", perchè non temono l'esposizione pubblica che anzi esibiscono sfidando gli adulti, incapaci ormai di qualsiasi intervento che non sia repressivo e perciò inconcludente.
Meglio di qualsiasi saggio sull'argomento, il testo di Charlie fa surf dipinge il disagio delle nuove generazioni che è decisamente culturale, non esistenziale. Ciò significa che, se questa è la realtà, un po' della colpa è anche nostra. Pare però che le grandi "Agenzie educative" (Chiesa cattolica inclusa) abbiano ben altre preoccupazioni che prestare attenzione alle crisi adolescenziali.
Devo aggiungere poche righe (sono le 12 c.a) perchè non è del tutto vero che tutte le Agenzie educative sono latitanti e fallimentari. La Scuola, non quella ingessata dalla burocrazia aziendal-ministeriale, ma quella vera dei tanti professionisti che quotidianamente inventano e sperimentano metodi e linguaggi per appassionare ai Valori (quelli autentici), è rimasto l'unico luogo di confronto per le nuove generazioni. Forse l'unico canale di comunicazione intergenerazionale ancora aperto, palestra di ascolto e ricerca di risposte sensate. Con tutti i limiti e difetti di un'impresa lasciata alla buona volontà delle persone, non sostenute e tantomeno riconosciute socialmente. Purtroppo la famiglia, quella di cui si blatera tanto cercando a tutti i costi di salvarne la forma, è sistematicamente svilita e svuotata di sostanza dalle televisioni che un tempo sarebbero state bollate di immoralità, ma che oggi, in quanto strumento dei poteri forti, sono ritenute intoccabili. La povera famiglia è ormai impotente, divenuta essa stessa terra di conquista e contemporaneamente bersaglio della cultura dominante.