Quando scrivo che due maschi non possono vivere come marito e moglie non mi riferisco ovviamente a ruoli tradizionalmente predefiniti, piuttosto al modo di affrontare insieme la vita, dagli aspetti più quotidiani e secondari a quelli più sostanziali, che maschio e femmina, per una sorta di complementarietà psicologica, sociologica e perfino storico-culturale hanno sviluppato nel tempo. L'appartenenza allo stesso sesso (con tutto il complesso di elementi caratterizzanti) potrebbe determinare in alcuni casi la sclerotizzazione interpretativa con conseguente inasprimento delle tensioni nella relazione. Non è un rischio remoto se si considera che la convivenza deve rispondere a quotidiane sollecitazioni di varia natura. Gli esempi rischierebbero di banalizzare la natura del problema, ma potrebbero essere tanti anche nelle coppie che non si trovano a gestire la crescita e l'educazione di figli. Semmai quest'ultima eventualità rende ancora più esplicita la complementarietà e la differenziazione dei ruoli in ordine alle responsabilità nei confronti di terzi. L'attenzione quindi è sulle modalità che la coppia omo mette in atto per valorizzare, o superare quando serve, quelle "affinità naturali" che, se trascurate, rischiano di trasformarsi in asperità e tensioni, convertendole invece in patrimonio comune. In realtà ciascuna coppia/troppia vivendo, senza rendersene conto, affronta e supera di volta in volta il problema, quando alla base c'è un sentimento forte che cresce di pari passo con la convivenza. Mi pare che la troppia in questo sia forse facilitata ,perchè essendo in tre si presenta la possibilità che, a seconda della situazione, uno funga da catalizzatore o mediatore tra gli altri due.Non potendo contare su alcun tipo di protezione sociale assicurata dal riconoscimento giuridico, ogni esperienza finisce con l'esaurirsi all'interno della coppia che è costretta ogni volta a ricominciare da zero o almeno da 2 ,se si tiene conto delle esperienze precedenti dei soggetti,non sussistendo l'eventualità di patrimonizzare per il bene di tutti anche solo alcune dritte che potrebbero avviare un modello culturale di riferimento.
D'altra parte una bozza di modello culturale credo sia lecitamente richiesta dalla società civile nel momento in cui è chiamata a riconoscere la validità dell'unione omo, volendo comprenderne la ricchezza peculiare ,che è diversa dalla tradizionale maschio e femmina, affermandone così la conseguente rilevanza sociale e valoriale, come richiesto dalla Costituzione.
Noi ovviamente come troppia non ci aspettiamo a breve un riconoscimento giuridico, ma siamo ovviamente solidali con le coppie che pretendono la parità di diritti e doveri delle coppie etero.Il 23 Marzo p.v. la Corte Costituzionale si pronuncerà proprio sulla "costituzionalità" di alcune norme del Codice Civile che di fatto discriminano le coppie di persone dello stesso sesso. E' un appuntamento da non perdere e per il quale è bene firmare l' Appello che trovate sul Blog di Fabio.
8 commenti:
he no bellaaaa, troppo facile :-))
esempiii, esempiiii. banalizziamo!
L'identità di genere, oggi sicuramente meno rigida di un tempo, si sviluppa sulla scorta di spinte biologiche e di condizionamenti sociali che determinano anche una differenziazione comportamentale. Maschi e femmine non sono uguali, ma ciascuno ha le proprie complesse peculiarità che si manifestano nell'affrontare i problemi e non solo.Premesso ciò, qualsiasi situazione affrontata insieme da un maschio e una femmina, o da un maschio insieme ad un altro maschio,può trovare differenti interpretazioni e soluzioni a seconda della natura della coppia.Il rischio è che l'uguaglianza di genere esasperi nella coppia omo la visione stessa del problema e la conseguente soluzione.I maschi, per esempio, sono (anche per condizionamento ambientale) più autonomi e meno orientati alla famiglia delle femmine (esistono le eccezioni come sempre),per cui di fronte alle difficoltà della convivenza (basta la sola routine)potrebbero snobbare il problema stesso, anzichè affrontarlo, o pensare di risolverlo semplicemente fuggendo o evadendolo. Banalizzando ulteriormente: l'esasperazione dell'autonomia o della stessa tendenza all'aggressività (anche senza praticarla)è il risultato della somma di peculiarità simili.
non concordo, mio caro :-)
le spinte biologiche esisteranno, ma io ho sempre creduto che fossero i condizionamenti ambientali a formare il carattere, le modalità di azione e di risposta ai problemi e alle situazioni che si incontrano nella vita. la convivenza è sempre un adattamento innaturale, ognuno trova le sue modalità. ma se si sceglie di vivere un rapporto di tipo "tradizionale" (qualsiasi cosa si intenda con questa brutta parola) i problemi e le modalità per affrontarli sono simili in una coppia omo come in una etero.
l'unico aspetto sul quale trovo complesso trovare un accordo è la sessualità che, a causa dei condizionamenti sociali, è vissuta diversamente da uomini e donne.
Ma sei d'accordo sulla diversità tra maschio e femmina?
penso che le differenze che giocano di più sul rapporto di coppia non siano quelle legate al genere, ma al vissuto dei suoi membri.
se ci sono delle differenze legate intrinsecamente al genere, non sono tanto quelle che giocano nel rapporto quando si prendono decisioni, si affronta un cambiamento, si sceglie una direzione da dare al rapporto.
nella nostra coppia, le parti maschili e femminili sono giocate insieme da entrambi.
L'argomento è molto complesso e non sono di certo all'altezza per analizzare la tematica. la mia esperienza di coppia è troppo breve ancora per poter dire la mia...sono certo di una cosa, che i gay non hanno tutto quel corollario sociale che sorregge la coppia etero...con i suoi pro e contro...e che la facilità con cui spesso si separano le coppie nasce proprio dalla forte autonomia che ti porta a chiudere una storia con il fiatone...invece di prendere fiato insieme...
E' un altro punto di vista. Io, convinto che l'individualità specifica comprenda necessariamente anche l'identità di genere,penso che proprio nel gioco delle relazioni si evidenzino e si affrontino dialetticamente, in maggiore o minore misura dipende dai soggetti e dalle circostanze, le diversità, o al contrario le affinità di genere.Possono essere ricchezza o limite, a seconda della consapevolezza che se ne ha. Concludo con una citazione di G. Caprara“ che lascia aperta la questione: "...maschi e femmine sono biologicamente diversi ed è inevitabile che anatomia e fisiologia influenzino la loro psicologia ... Di fatto la natura lascia un’ampia discrezionalità alla cultura e agli individui stessi nel decidere che cosa
fare del patrimonio di potenzialità che essa fornisce”.
si, l'argomento è complesso e interessante.
forse personalmente sento molto integrate in me la parte maschile e quella femminile, per cui non percepisco un difetto nella gestione del rapporto.
poi quando penso alla nostra quotinianeità, mi sembra che facciamo proprio le stesse cose che fanno le altre coppie. certo, noi le facciamo mediamente meglio.. siamo pur sempre favolose!!
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