martedì, marzo 09, 2010

Verso quali modelli?

Un po' alla volta i cambiamenti sociali diventano evidenti ed allora costringono a riflettere anche controvoglia. Succede anche per la famiglia, sacra istituzione nazionale, che molti vorrebbero ancora ferma a prima dell'avvento del divorzio che  ha però introdotto nuovi stili di vita con l'allargamento parentale e con la migrazione dei figli, ridotti a fare la spola da un genitore all'altro. La mobilità lavorativa introduce ora il concetto di "famiglia pendolare", quella che si riunisce tutta insieme, quando va bene, il fine settimana. D'altra parte il lavoro è necessario e se ne afferra l'occasione come e dove  si può, anche se ciò costringe alla separazione fisica del nucleo familiare.Il vivere insieme sotto lo stesso tetto ormai non basta più a definire la famiglia che , intesa come “società naturale” fondata sul matrimonio, rimane istituzione cardine per la specifica rilevanza sociale e valoriale come detta la nostra Costituzione. Ai significativi mutamenti riguardanti la fisionomia della famiglia tradizionale si devono aggiungere le (relativamente) nuove "pretese" di riconoscimento di altri modelli   di unione che, proprio sulla base della "naturalità", esigono riconoscimento e perciò  la tutela dello Stato. Troppo preoccupati (giustamente) di raggiungere il desiderato obiettivo, le "nuove" unioni alternative sembra non stiano rendendosi conto che il veloce cambiamento della società impone significative evoluzioni anche al loro modo di concepire e vivere la famiglia. L'ansia di normalizzazione induce purtroppo la riproposizione (un tempo scrivevo più brutalmentre " lo scimmiottamento") di modelli familiari tradizionali, che, come si è visto, non solo sono ormai superati, ma subiscono continue pressioni di trasformazione.Diventa forse più urgente che mai discutere quali modelli di relazione sono oggi percorribili nell'universo gayo, non solo per la credibilità necessaria ad ottenere il consenso sociale, ma anche per la vita stessa della coppia, troppia o altro. Una volta finalmente affrancati dal modello etero. Naturalmente.

7 commenti:

SkraM ha detto...

riguardo al matrimonio gay non sono ne favorevole ne contrario.

mi spiego meglio...

sono favorevole al matrimonio con rito CIVILE, quello per intenderci che si fa in comune dinanzi al sindaco ma non a quello ecclesiastico.

Molti (non tutti) gridano il loro diritto a volersi sposare (che io cmq trovo giusto) ma spesso trovo che lo facciano piu per una questione di "rivalsa" verso la chiesa che altro.
La chiesa ostacola da sempre le unioni omossessuali cosi come Dio punisce da sempre la sodomia a che pro quindi voler a tutti i costi volersi sposare davanti a Dio? un Dio che da sempre con i suoi portavoce ci ha sempre ostracizzato e denigrato...

Lo scimmiottamento di due sposi o due spose che vanno all'altare non lo conepisco... il matrimonio ecclesiastico e' di fatto una cosa etero, 2 gay o 2 lesbiche non dovrebbero ambire a scimmiottarli...

E' loro sacrosanto diritto creare un loro nucleo familiare godendo di tutti i diritti e i doveri sanciti dall'unione civile lontano da tutti i fronzoli e i salamelecchi ecclesiastici che sono alla fine solo forma e niente sostanza.

varesex ha detto...

single, coppia, troppia, gay, lesbiche, trans , trangender ognuno e tutti devono/dobbiamo godere degli stessi diritti .... Baci

Anonimo ha detto...

Pienamente d'accordo con Skram. Credo che uno stato laico debba riconoscere, con qualunque strumento, un nucleo di persone unito dall'amore, sia esso etero o gay. La presenza del Vaticano e una classe politica che non invita a pensare, anzi narcotizza i cittadini per tenerli buoni, fanno dell'Italia un "paese". Un paese con la P minuscola. Quello della famiglia mulino bianco, rassicurante, dove si nasce, si cresce, ci si sposa e si fanno dei figli perfetti. In questo paese perfetto perchè fare i pacs?

Unknown ha detto...

una specifica per capire meglio: cosa intendi per "famiglia tradizionale" e in che senso ti sembra che una coppia gay scimmiotti una coppia etero?

aliaszero ha detto...

Sante parole. Anche io non ho mai capito questa urgenza di riprodurre modelli, comportamenti, scelte tipici del mondo etero. Matrimonio in chiesa? Assurdo. Non riesco neanche a chiamarlo "matrimonio". E' giusto riconoscere un unione davanti alla Legge...per godere di tutti i diritti che proteggono qualsiasi coppia...o nucleo famigliare...mica si deve essere per forza una coppia...possono essere 2 amici, 2 sorelle, ecc. E poi, diciamocelo, il velo bianco con il pizzetto non dona molto! :-)

Majin79 ha detto...

Non credo che si tratti di una riproposizione in chiave gaya… quanto più di una ricerca di pari diritti che vede necessariamente la possibilità di accedere a pari istituti: quello del matrimonio è un istituto che per sua natura concede ben determinati e specifici diritti, e d’altra parte impone altrettanto ben specifici doveri…
Parlare di matrimonio nel caso di coppie omosessuali tuttavia appare quanto meno anacronistico oggi, tuttavia la necessità di un istituto ad esso paritario è più che sentita.
Ciao novio e buona giornata :)

Anonimo ha detto...

Il post ci pone un eccellente quesito, e credo che la questione sia molto più complessa e al tempo stesso potrebbe fra scaturire dalle persone gay un contributo eccezionale per la convivenza civile delle persone: un vero e proprio contributo alla civiltà.
Eppure, eppure. Chi ricorda il libro “Elementi di critica omosessuale” di Mario Mieli ? Proponeva una via percorribile per la di discussione di tutto questo (modelli della società, persone, desideri,..), ma ci siamo schiantati su modelli etero/patriarcali, modelli di puro consumo (del nostro corpo, di prodotti), senza contare le malattie sessualmente trasmesse.
Alcuni scampoli di cultura queer (elaborata nelle università americane) sono arrivati anche qua, ma disorganici e non “digeriti” realmente dall’Europa.
Alcune chiacchierate con amici fanno poi arrivare al “puoi scopare anche fuori dal rapporto di coppia?”, che è poi purtroppo il punto focale su cui scivola immancabilmente la discussione. Ma qual è veramente il punto focale ?
E quali sono le occasioni reali per passare dalla chiacchiera alla riflessione seria, puntuale, che elabori veramente ? Credo poche o nulle.
Come dicevo eccellente quesito ma da affrontare con maggiore coinvolgimento anche “fisico” di persona, è un vero percorso culturale. Al quale fino ad ora abbiamo rifiutato di dare il nostro contributo, non solo per i gay anche per gli altri.
Asobi