domenica, settembre 21, 2008

Fumo negli occhi degli Italiani



Un nero vale l'altro per la camorra. I casalesi hanno sparato e ucciso sei innocenti perchè il messaggio arrivasse tredici chilometri più in là, alla nota "Casa dei Nigeriani",al chilometro 32 della statale Domitiana.
"Dalla scorsa primavera, gli assassini del clan dei Casalesi vanno in giro sparando e ammazzando e distruggendo per far sapere chi comanda. In quattro mesi, hanno ucciso il padre di un "pentito"; ammazzato un imprenditore che si era rifiutato di pagare il pizzo (Domenico Noviello) e un altro che si preparava a testimoniare (Michele Orsi); hanno devastato con il fuoco la fabbrica di un terzo restio a piegarsi; hanno mancato per un pelo la nipote della compagna del "pentito" (Anna Carrino). Nelle ultime due settimane, non c'è stato in quell'angolo di Italia, lungo la via Domiziana, tra le province di Napoli e Caserta, una fabbrica, un'impresa, una bottega di qualche pregio che non abbia ricevuto la sua dose di raffiche di mitraglietta 7.62". (Il Valore di quelle vite).
Kwane:"Come è possibile che avvenga tutto questo, come è possibile che avvenga qui in Europa? L'Africa fa schifo, okay. Veniamo qui per non vivere in quello schifo. Veniamo qui soltanto perché siamo poveri. Non è una colpa. Non lo dovrebbe essere in Europa. Vogliamo soltanto sopravvivere alla miseria e, quando ci riusciamo, aiutare le nostre famiglie. Dicono oggi che i nostri poveri morti erano spacciatori di droga. È una menzogna. Una grande menzogna. Si spezzavano la schiena nei campi e nei cantieri. Chi lavorava nella sartoria lo faceva dalla mattina alla sera, senza alzare la testa dal banco. È un'offesa che brucia sentire e leggere che erano delinquenti. Lo dicono soltanto per mettere tutto a tacere. La droga lì dentro non l'hanno trovata e non l'hanno trovata addosso ai morti. E non gliel'hanno trovata perché non avevano nulla a che fare con la droga. La polizia ve lo dice per dimostrare che poi non è successo nulla: soltanto criminali italiani che uccidono criminali africani. Siamo poveri, ma non stupidi e non è giusto che finisca così".
Kwane sembra averne abbastanza. Si allontana come per andarsene. Si ferma, come paralizzato, dopo qualche metro. Ritorna indietro e non si vergogna a farsi vedere in lacrime: "Non è giusto, siamo brava gente. Anche la nostra vita dovrebbe avere un valore. Quando uccisero quella signora a Roma, subito trovarono il rumeno assassino. Accadrà anche per noi, per i nostri amici innocenti? No, che non accadrà. Perché noi siamo negri e la nostra vita non vale quella di un italiano, nemmeno quella di un italiano assassino. Siamo noi - non i bianchi di qui, non gli italiani che accettano di vivere con quella gente armata - siamo noi a chiedere: dov'è lo Stato in questo Paese? Perché non fa il suo mestiere? Perché per avere il rinnovo di un permesso di soggiorno si deve attendere due anni? Perché nel cantiere dove lavoro non ho alcun diritto? Perché degli assassini possono andarsene in giro liberi e nessuno li cerca davvero? Perché per dormire in un tugurio devo pagare quanto, uno di voi, un appartamento vero?" (Tra i fantasmi di Castelvolturno).
Kwane si asciuga gli occhi con un gesto rapido. "Sono cattolico. Accanto a voi prego in chiesa. Anche lì non riesco a sentirmi un essere umano. Questa strage è soltanto razzismo - li hanno uccisi perché, per loro, per voi, un negro vale l'altro - ma quell'insulto ai nostri poveri morti di essere delinquenti è un razzismo peggiore".
G.D'Avanzo continua nell'articolo citato:"Quel che accade lungo la costa domizia è una vendetta della realtà contro le semplificazioni del format di governo che, come scriveva qualche giorno fa Edmondo Berselli, non descrive nulla della società contemporanea. È la rivincita del mondo reale sul posticcio affresco italiano diffuso da ministri, a quanto pare, popolarissimi. È "cronaca" che liquida in poche ore e per intero la logica, i paradigmi, si può dire l'universo mentale che sostiene, nella nuova stagione, le politiche pubbliche della sicurezza e dell'immigrazione".
Tremenda la conclusione: "Gli italiani vogliono prostitute, ma non vederle sotto casa: il governo le punisce e le nasconde senza curarsi di chi controlla la "tratta delle schiave" e ne incassa gli utili. Gli italiani vogliono cocaina, ma non lo spacciatore nella strada accanto: il governo mostra qualche soldato in armi per strada per fare la faccia feroce senza curarsi delle 600 tonnellate l'anno di cocaina che 'ndrangheta e camorra importano in Italia; senza darsi pensiero della grande operazione di marketing lanciata al Nord dalle mafie che vendono ai teenager una bustina di "bianca" per dieci euro. Gli italiani vogliono lavoro a basso costo e in nero, ma non i clandestini. E il governo crea il reato di immigrazione clandestina e il lavoro diventerà ancora più nero e ancora più a basso costo e diffuso e clandestino".
Non pare anche a voi sia davvero così? E' così strana la rabbia di 200 africani?Non lo è di più la nostra tranquilla indifferenza?

2 commenti:

MELCHISEDEC ha detto...

La parte del post in rosso, nel finale, è molto veritiera.
L'integrazione, si scopre, non riguarda soltanto la società civile, ma anche la mala. Bisogna fare anche i conti, in alcune zone del paese, con la camorra e la mafia. In questi ambiti altro che integrazione! Eliminazione non tanto e non solo del diverso, ma di chi intralcia gli affari sporchi. Pure per poco.
Magari si scopre che a certi settori istituzionale questa guerra interna può far comodo.
Prepariamoci al peggio.
Un'Italia doppia, anzi multipla nelle facce.

Anonimo ha detto...

La rabbia dei 200 africani è logica, giusta, non è strana, ma purtroppo non è strana nemmeno la nostra indifferenza, adesso è la norma.
E' la norma a causa della progressiva abitudine a rimuovere dalla propria consapevolezza qualsiasi evento negativo che non ci coinvolga direttamente. Sembra che la gente abbia perso la capacità di avere reazioni spontanee di fronte all'ingiustizia subita dagli altri che non siamo noi... a volte reagisce, ma solo se viene stimolata in questo senso, e gli attuali pifferai hanno tutto l'interesse a non farlo. L'odio e il disprezzo per il diverso e per il meno dotato (economicamente, fisicamente, o intellettualmente, non fa differenza) non vengono attivati concretamente (cioè in modo che provochino azioni dirette nei suoi confronti), ma vengono lasciati in una specie di stand by e questo causa l'indifferenza per il loro soffrire, addirittura per la loro morte.
Questo atteggiamento mi sembra purtroppo in continua espansione e vede la responsabilità del governo in primo luogo, come affermato nell'articolo, ma a mio giudizio anche di buona parte dello stesso popolo italiano (o meglio, di tutta la parte di umanità che gode dei maggiori privilegi), che in questo caso non ha neppure "fermamente protestato", nè "manifestato il suo sdegno" come suole fare per eventi molto più banali.
Saluti a tutti,
Dino