Il prossimo 16 giugno, sabato, annuale manifestazione del Gaypride. Ho letto la Piattaforma politica ed il Documento politico che sono ampiamente condivisibili ma... C'è sempre qualcosa che non mi convince del tutto in questo appuntamento. Nel Documento si fa "appello al movimento delle donne, delle organizzazioni dei lavoratori, dell’associazionismo della solidarietà e dell’impegno civile, alle e agli intellettuali, ai gruppi giovanili, alle espressioni di base, perché ci aiutino a rendere il 16 di giugno un appuntamento di popolo, in cui siano presenti tutti i colori e tutte le pluralità". E' giusto, doveroso anzi, perchè abbiamo sempre sostenuto anche sul nostro blog che occorre creare una forte rete di solidarietà per chiedere diritti elementari per tutti. Mai ho visto però le espressioni politiche dei movimenti gay, le stesse che puntualmente propongono il Pride, schierarsi visibilmente, chiedendo a tutti i simpatizzanti di fare altrettanto, nelle tante occasioni di sostegno e condivisione di altre cause non meno importanti e disumane. Per chiedere solidarietà occorre anche saperla offrire.
Vabbeh, la mia è pignoleria forse. Un po' alla volta accadrà ed io, nelle manifestazioni di piazza per chiedere diritti per i pensionati o gli immigrati avrò l'imbarazzo della scelta nella collocazione del gruppo con cui partecipare, perchè allora saranno presenti anche le organizzazioni LGBT.
C'è però un altro motivo di disaffezione nei confronti del Pride. Sappiamo che l'iniziativa è nata in un contesto storico e culturale lontano dal nostro. Tale lontananza, oltre che la situazione attuale del nostro Paese, richiederebbe una rivisitazione della manifestazione, rendendola un momento serio di protesta e lotta. Sì, sto proprio contestando la carnevalata che accompagna ogni gaypride che rende poco credibili agli occhi dei cittadini comuni le ottime intenzioni della Piattaforma politica. So bene che il nostro popolo è vario, credo però che in occasioni così importanti anche i più folkloristici di noi possano sfilare con dignità e serietà senza trasformare l'intera manifestazione nella solita kermesse per i voraci media. Certo, nel corteo sfilano anche i "cosiddetti" regolari: impiegati, professionisti, etc., ma, nell'insieme, risultano una specie di "razza" tra le tante che si esibiscono.
Condivido l'opinione del grande Rosario Crocetta, il coraggioso sindaco di Gela incidentalmente gay: «Non parlatemi di orgoglio gay e di altre scemenze.Non hanno senso. Bisogna essere orgogliosi della propria identità senza puntare allo svilimento di se stessi. L'unico orgoglio che si deve coltivare è fare bene il proprio lavoro e rispettare il prossimo». Ed ancora:«Perché non credo che sia questo l'essenziale. Rivendico piuttosto la mia normalità; quello che conta è la dignità dell' amore; non si guarda agli esseri umani per sapere con chi vanno a letto, ma per sapere che uomini sono». (in Gay di Sicilia, orgoglio e pregiudizio).
L'Italia ha bisogno di normalità per riuscire ad accettare una realtà che esiste, ma che è osteggiata pesantemente dalla Gerarchia cattolica e da tanti politici fanatici, ignoranti o solo opportunisti. L'immagine del gay, sempre in festa e baraccone anche quando chiede il diritto di esistere, potrebbe risultare l'ennesima autorete.
10 commenti:
... e le tv come al solito mostreranno le solite immagini di baracconi, trans ed eccessi, tanto per dare la stessa idea deglio omosessuali stereotipati che da anni continuano a mostrare nei servizi tv... ovviamente nessuno parlerà del lato politico e sociale dell'evento...
Sabato 23 il pride sarà a Milano..
partenza del corteo alle ore 17,00 da Porta Venezia. Sarà il christopher street day.. ma anche li sarà sempre la stessa storia... qualcuno andrà a Milano???
La penso esattamente come te!
lore
Non sono del tutto d'accordo. Certo esiste il problema delle pensioni e tanti altre cose per cui manifestare. Ma vedi i pensionati non sono mica soli, quasi tutta l'Italia è solidale con loro (tranne i politici e gli industriali) perchè prima o poi, si spera, tutti quanti saremo pensionati.
Noi gay invece siamo abbandonati a noi stessi, non abbiamo la solidarietà di nessuno, tranne forse dei radicali e di pochi altri. Le nostre battaglie le stiamo facendo da soli, più o meno abbandonati dalla società civile. Per questo si fa appello proprio a questa società di non lasciarci soli.
A parte che un'associazione GLBT in una manifestazione di pensionati o di metalmeccanici non vedo cosa c'entri, al contrario i pensionati o gli operai con i movimenti GLBT c'entrano eccome visto che fra di loro alcuni sono gay.
Quanto dice poi Rosario Crocetta sarebbe condivisibile se non fossimo discriminati.
Adesso siete una troppia ok ma prima quando eravate solo En e Ser se aveste potuto sposarvi o unirvi civilmente non l'avreste fatto? Non sarebbe stato un atto d'amore anche verso il vostro Lupetto? Perchè Mario e Maria si possono sposare e diventare una cosa sola anche per le istituzioni e voi che siete insieme da molti anni siete considerati estranei dallo Stato italiano?
A me sembra un'ingiustizia. E' questo il senso del Pride combattere l'ingiustizia e nello stesso tempo manifestare l'orgoglio di essere quello che siamo in un mondo che invece ci vuole tenere ai margini e senza dignità.
I pensionati erano solo uno degli esempi possibili in un panorama di generale mancanza di rispetto per i diritti basilari dei più deboli. Saranno anche sostenuti dai più a parole, ma nelle manifestazioni e nelle loro battaglie, non avendo più alcuna forza contrattuale, hanno bisogno di "esibire" tutto l'appoggio possibile della società che lavora e conta ancora. E l'Ass.GLBT, con i suoi striscioni, tra pensionati, metalmeccanici o immigrati c'entra eccome! Siamo o no cittadini a pieno titolo, parte di questa umanità? Per quanto riguarda la negazione del matrimonio (o riconoscimento che sia) è grave certo, ma en ed io abbiamo sempre goduto dei diritti elementari alla vita, avendo anche più del necessario: lavoro, casa, istruzione, sanità, etc. Abbiamo sempre vissuto insieme tranquillamente, non nascondendoci e nemmeno ricevendo clandestinamente i tanti amici gay nelle varie case abitate: sempre abbiamo goduto del rispetto dei vicini ed in alcuni casi addirittura della simpatia e dell'amicizia .C'è la questione dell'eredità, ma con un po' di intelligenza lo scoglio si supera.Insomma, abbiamo vissuto serenamente la nostra storia (e la vita)nonostante l'assenza di un contratto ufficiale. Ci sono invece categorie di persone (pensionati, immigrati, lavoratori a tempo determinato, etc)che rinuncerebbero volentieri al matrimonio "formale", pur di non dover fare salti mortali ogni giorno per vivere, pagare l'affitto, crescere figli, etc. Le Ass. GLBT appartengono forse ad un'altra società e ad un'altra umanità per disinteressarsene, oppure sono semplicemente troppo occupate dalle loro richieste (lecite, naturalmente)per accorgersi che altri addirittura sono abbandonati a se stessi e alla Provvidenza, se non nelle mani della criminalità organizzata?
Non mi stancherò mai di ripeterlo: o TUTTI insieme si lotta per i diritti di TUTTI o rinunciamo alle battaglie "ideologiche" puntando esclusivamente sul potere economico delle lobbies. Poi però non lamentiamoci se la gente comune continuerà a considerarci "diversi". ser
e' la prima volta che mi trovo a concordare al 99x 100 con Ulisse e a conocrdare con Sergio al 15 x 100..
Paolo
...Prova un po' a leggere questo articolo io concordo al 100x100 con loro....
Paolo
il riformista 13/06
COLORI DI ANDREA BENEDINO E ANNA PAOLA CONCIA
Piazza San Giovanni è pure nostra
col Gay Pride pieno di Pink Bloc
Il Pride. Guardandoci in faccia ci siamo detti: ma di quanti Pride abbiamo parlato in questi anni? E ancora siamo qui, in questo paese che è diventato vorace, perché tutto vuole divorare, come in una onnivora ricerca dello scoop, del gossip, di qualcosa che ci distolga da questo Circo Barnum che sono diventate le nostre vite pubbliche e private. Cosa c'è di meglio, allora, dei «froci» che si riuniscono nel loro annuale raduno, per il mondo della comunicazione? Tutta carne di porco per i media, che possono dare così libero sfogo alla loro omofobia repressa camuffata da informazione. Tette e culi al vento. Immagine pubblica per rassicurare chi pensa che per fortuna quei «froci» sono così lontani dalle nostre vite belle e apparecchiate, dalla nostra bella «famiglia», dove sì certo, qualche «frocio» ogni tanto ci scappa, qualche magagna, qualche omicidio, più spesso uxoricidio, qualche padre che violenta i figli, o qualche figlio che ammazza i genitori. Ma giammai queste quisquilie possono intaccare un istituto così solido e inossidabile. Giammai.
Poi, 'stì «froci» proprio a San Giovanni dovevano andare? Irriverenti, come al solito. Estremisti. Non serve a niente dire che il Pride si organizza dal 1969. E che ogni anno, di anno in anno con grande anticipo si decide data e luogo. Parole inutili e vuote di fronte alla forza mistificatrice dei media. E dire «Scusate, ma c'eravamo prima noi!» non serve a niente. San Giovanni è diventata la piazza del Family Day e «tutto il resto è noia». Tutto il resto è organizzato «contro di loro». Ma quella piazza, come tutte le piazze, vivaddio, non è di nessuno perché è di tutti. Vi preghiamo: lasciateci le piazze, che non sono né di destra né di sinistra, fatelo tutti, però, gente di destra e gente di sinistra. Questo paese bizzarro e impazzito sembra aver perso qualsiasi bussola. Aiuto! Chiamate l'Onu, i Caschi Blu, gli osservatori internazionali: perché l'Italia sta diventando un paese da mettere sotto tutela. O sotto osservazione delle forze internazionali che sovrintendono ai principi democratici.
Noi, dolorosamente, abbiamo paura di non poterci fidare più della nostra democrazia. Non lo diciamo per qualunquismo o perché sedotti dall'antipolitica: non potremmo mai sottrarci alle nostre responsabilità. Lo diciamo invece con la responsabilità di chi vorrebbe essere gruppo dirigente di questo paese. Già lo siamo, per la verità. Ma siamo tenuti ai margini, paria di un sistema che ci respinge, ci butta fuori. Perché? Perché diciamo la verità. E questa piccola politica tutta involuta, non se la vuole sentire dire. È più facile espellere quelli che la dicono. Sono così pochi... Ma torniamo al tormentone del Pride. Vorremmo segnalare come lentamente e tatticamente il tema dei diritti civili, delle coppie di fatto, con la complicità di quasi tutti i media sta per essere archiviato. Per paura, solo ed esclusivamente per la paura di affrontare la realtà. O per paura di mettere in crisi i già fragili equilibri di governo. È un tema troppo scomodo, mette in gioco troppe cose e soprattutto mette in gioco una cosa troppo importante: l'idea di quale società vogliamo costruire. E su questo la politica italiana non è preparata, non sa da dove cominciare e soprattutto è troppo fragile per affrontare una cosa del genere. È di fronte a questa fragilità che fa capolino la settimana del Pride che sta per cominciare. Una settimana fatta di iniziative, incontri, dibattiti e che si concluderà con la tanto temuta manifestazione. Per mettere al centro non «tette e culi», non la trasgressione omosessuale che tanto stuzzica e tanto fa paura. Ma per mettere sulla scena pubblica le nostre vite, così trasgressivamente banali.
Eh sì, perché come abbiamo detto tante volte gli omosessuali quando appaiono normali spaventano. Vogliamo essere famiglia anche noi. Ma vi rendete conto di quanto è poco trasgressivo tutto questo? Così poco trasgressivo da apparire quasi rivoluzionario per la nostra società. Non abbiate paura allora, cari politici, perché in realtà stiamo chiedendo le stesse cose di Pezzotta, della Binetti. Stiamo chiedendo il rispetto delle nostre famiglie. Non abbiate paura del Pride. Veniteci. Anche solo per divertirvi. È noto come i nostri cortei siano da sempre allegri, giocosi, ironici. Mica come quei tristi cortei funebri a cui sempre di più somigliano le tradizionali manifestazioni della sinistra. Da noi non c'è mai stata traccia di violenza o di black bloc. Al massimo potremmo parlare di Pink Bloc, perché nei Pride c'è amore che circola. E come dicono spesso i nostri amici (scherzando) quando ci invitano alle loro feste «portate un po' di froceria che fa colore». Non abbiate paura, vedrete che se avremo diritti, porteremo colore a questa nostra società così grigia e buia, che ne ha tanto bisogno.
Portavoce Nazionali Gayleft - Consulta lgbt-ds
Bah, concordo su tutto, ma mi sarei aspettato una conclusione diversa. Proprio perchè "gli omosessuali quando appaiono normali spaventano", lascerei a casa la froceria che farà pure colore alle feste, ma fa anche il gioco dei politici codardi ed ignoranti quando si tratta di portare avanti battaglie politiche ed ideologiche."C'è un tempo per ridere, scherzare, fare festa, ma c'è anche un tempo per la serietà ed il rigore". Gayleft avrebbe dovuto richiamare l'attenzione sulla necessità di una risposta seria e rigorosa del gaypride alla brutta situazione del Paese.ser
Non si possono affrontare TUTTI i problemi insieme ma si devono affrontare uno per volta altrimenti non si risolve nulla perchè è umanamente impossibile. Se io rivolgo le mie energie a questo, a quello e a quell'altro va a finire che non ho risorse sufficienti per arrivare ad una soluzione.
Se mi occupo delle pensioni, della disoccupazione, dei servizi sociali, dell'ambiente, dei diritti umani, delle quote latte, della salvaguardia dei capodogli, della questione settentrionale, della questione meridionale, dei privilegi dei politici ed altri mille problemi tutto in una volta non combino niente perchè non si riesce a stare dietro a tutto. Bisogna scegliere uno, al massimo due problemi e concentrarsi su di essi. Poi una volta superati si passa ad altri due e così via.
Chi vuole fare tutto alla fine non combina niente, come quel detto veneto 'faso tutto mi' per indicare uno che si arrabatta in mille cose ma poi alla fine si ritrova con un pugno di mosche nonostante il suo sforzo.
Bisogna darsi delle priorità, che significa dover scegliere fra ciò che riteniamo più importante oppure più fattibile e procedere per gradi a piccoli passi; solo così si può andare avanti altrimenti ci si carica di una soma troppo pesante e si rimane inchiodati al punto in cui siamo.
E' una semplice questione di praticità, le nostre spalle non possono sopportare tutto il peso del mondo ma possono sopportarne una pietra. Concentriamoci quindi su quella pietra, poi una volta scaricata potremo occuparci di un'altro sasso e così via. A poco a poco ci accorgeremo di aver spostato un monte intero.
ciao novios...
date una occhiata qui:
http://www.gaytoday.it/default.asp
a presto leggervi su GT
FieMan
Grazie, fireman, abbiamo visitato e subito linkato il sito che abbiamo trovato molto interessante.
Per Ulisse:
Non ho mai sostenuto che si dovessero affrontare tutti i problemi insieme. Ho invece sostenuto e sostengo che TUTTI insieme i "calpestati nei diritti" debbano solidarizzare, creare alleanze per puntare alla conquista di ciò che è dovuto. Ovviamente secondo delle priorità che a mio giudizio possono /devono riguardare, in primo luogo, i diritti basilari, come già precisato.Ciò non toglie che noi si porti avanti contemporaneamente le nostre richieste. Non è questione del "prima o dopo", è piuttosto questione di mentalità, di modo di pensare e quindi di essere.
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