Inutile fingere, invocare alibi o giustificazioni, siamo un popolo di spettatori noi italiani. Noi comaschi in particolare. Ammettiamolo una buona volta. Ci piace stare alla finestra, o, come si usa oggi, davanti alla TV e guardare, commentare, criticare, ridere, piangere, arrabbiarci, insultare, rassegnarci. Il guaio è che stiamo a guardare la nostra vita organizzata, decisa, indirizzata dagli altri. Non c'è giorno che i nostri politici/amministratori/vescovi non ci riservino una puntata ricca di gustose ed incredibili situazioni: in questo sono davvero infaticabili facciatollisti dotati di una fantasia inesauribile. Se lo possono permettere, sanno che il pubblico, pur scalmanato, mantiene sempre il proprio posto e ruolo. Avviene anche sulla scena internazionale, perchè in provincia dovrebbe essere diverso? Si può e si deve osare di più è quasi un imperativo morale.
La proposta di "sorveglianza popolare" di Ségolène Royal in Francia suscita qualche allarme, ma se va nella direzione della Commissione di vigilanza dei servizi radiotelevisivi tutto resta sotto controllo, non c'è da preoccuparsi.
Il voto? Una sorta di canone che il voyeur deve al servizio pubblico, tanto il personale è sempre quello, trasformismo e riciclo sono prassi consolidata.
1 commento:
Stare a guardare è molto comodo, non ci si sporca, non si fatica e quando ci si annoia si chiude la finestra e ci si rintana nella propria casuccia. Certo ci sono degli inconvenienti, tocca subire le decisioni altrui, ma che fatica decidere però, in fondo va bene così.
Spero che i 'guardoni' siano sempre di meno anche se ho l'impressione che in realtà siano in aumento.
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