Settimana come il solito frenetica dal punto di vista lavorativo, almeno per dan e en. Poi la notizia della morte improvvisa di un amico, marito di una cara amica. Uno di quegli eventi che si vorrebbero lontani, ma che capitano purtroppo nella vita di ognuno. E, nonostante lo stress, le corse disperate per qualche attimo di piacevole relax, si è costretti a fermarsi e a riflettere. Sulla morte. Non se ne parla mai volentieri nella nostra società: avete notato che nei necrologi il termine morte è bandito? " Improvvisamente ha lasciato i suoi cari... E' tornato alla casa del Padre...Serenamente si è spento": mai che si legga semplicemente "E' morto..."! La morte c'è, nonostante il progresso, la ricchezza, la ... vita. E' un punto fermo, forse l'unico veramente certo, nella vita di ogni essere vivente . Non parlarne in qualche modo l'allontana, l'esorcizza, ma c'è comunque. Allora tanto vale affrontarlo di petto il problema e tentare una risposta che può essere solo personale alla fine. Finchè si è giovani il terrore è la morte dei propri cari, ma poi, andando avanti con gli anni, non si può non pensare alla propria morte. Cosa fa paura? Sicuramente la possibilità del dolore fisico che nella maggior parte dei casi la precede ed accompagna. Sgomenta però ancora di più il fatto che si muore da soli, da soli si affronta il grande momento. Anche in caso di tragedia collettiva ciascuno è solo.
Sembra assurdo ma mi pare che proprio l'ineluttabilità della morte ci costringa a riflettere sulla vita. A pensare alla ricerca di un senso. (s)
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