Carnevale. Mai particolarmente amata questa festa. Forse perchè consapevole che la vita costringe ad un mascheramento continuo, a seconda della situazione, del ruolo e del contesto. Una maschera dopo l'altra, non per viltà o cattiveria, ma per semplice necessità ed inconsapevole adattamento. Linguaggio, modi, idee sono plasmati, indirizzati e dispensati in civile convivenza. Non è detestabile, tutt'altro: esprime attenzione, rispetto, stima relazionale. Nessun bisogno quindi di interpretare un ruolo diverso in queste giornate di sfrenata gioia organizzata. Fatico a comprendere gli amici che smaniano , preparando con largo anticipo i travestimenti da esibire puntualmente identici, anno dopo anno. Donne, sempre donne, naturalmente baraccone, puttane, vistosissime. Ogni volta mi chiedo il perchè. Invidia? Bisogno di essere almeno un giorno quello che nel resto dell'anno rimane nascosto e frustrato? Mi tengo il disagio e mi rassegno ai due carnevali, quello romano e quello ambrosiano, che quasi per contrappasso a questo punto dell'anno mi tocca incrociare. Magari ai bambini piace davvero l'euforia collettiva degli adulti che si manifesta in modi bizzarri ed imprevisti. Qualcuno forse proprio in questa occasione intuirà gli autentici ruoli parentali al di là delle tradizionali apparenze. Sono comunque giorni di festa che viviamo in troppia, quindi mi abbandono alla gioia, allontanando gli inutili pensieri. Buon carnevale a tutti!
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