sabato, febbraio 24, 2007

Paolo, la nostra voce comasca


Dal Corriere di Cantù di oggi
di Laura Mosca


Mariano Comense - Omosessuale. Una parola che ancora oggi si pronuncia con circospezione o spesso non si pronuncia neppure.Di omosessualità, fuori dagli ambienti «deputati», non se ne parla o se ne parla ancora troppo poco, il più delle volte con diffidenza e falsi imbarazzi.Noi e loro.Eppure la comunità omosessuale in Italia è una realtà che esiste, non un tabù da passare sotto silenzio.«Bisogna aprire gli occhi - avanza Paolo Gerra, invitato permanente della Direzione provinciale dei Ds di Como e portavoce regionale della Consulta GayLeft - e sollecitare il dialogo e il confronto sull’argomento, soprattutto in questo frangente in cui il decreto per i diritti e i doveri delle persone stabilmente conviventi (Dico) ha innescato una nuova attenzione nei riguardi del mondo omosessuale».Ma quanto piace questo ddl alla comunità gay?«I Dico sono un passo in avanti - continua Gerra - Per la prima volta, in un disegno di legge, si parla di diritti di “due persone maggiorenni e capaci, anche dello stesso sesso”. Un riconoscimento giuridico e sociale che si muove nell’ottica di allargare proprio i diritti a tutti i cittadini senza distinzioni. Se si entra poi nel merito della proposta di legge, tante rimangono però le perplessità. Nel dettaglio andrebbero meglio inquadrati ad esempio i punti riguardo le modalità di accesso alle graduatorie per le prime case e alla reversibilità della pensione».Come dire, abbiamo imboccato la strada giusta, ora non ci resta che avere il coraggio di percorrerla.Il disegno di legge Pollastrini-Bindi fa quindi discutere, e fanno discutere alcuni dati dell’Istat in base ai quali, a livello nazionale, sono ormai 500.000 le unioni libere e, l’incidenza delle nascite al loro interno è del 15%, il doppio rispetto a 10 anni fa.La politica risponde al cambiamento dei costumi o i costumi si adegueranno alla politica? E che ruolo avrà la Chiesa in tutto questo percorso, che oltre a essere codificato in un iter legislativo, che è anche un percorso identitario per chi lo vive sulla propria pelle?«L’ingerenza del Vaticano sulla questione è forte. Famiglia e coppia di fatto sono considerate antagoniste. Parlando poi della mia esperienza personale, come omosessuale che vive in una realtà di provincia, nel nostro territorio posizioni come quella assunta dal vescovo emerito di Como Maggiolini sono percepite come posizioni intransigenti, che possono portare a una chiusura del dialogo. Ho apprezzato invece l’apertura di idee dimostrata sulla questione da altri esponenti della Chiesa, mi riferisco alle parole del Cardinale Tettamanzi e del Cardinale Martini. C’è inoltre da sottolineare che una buona rappresentanza di cattolici guarda alle coppie di fatto come a un’istituzione che non attenta al valore della famiglia, intesa in senso tradizionale, allora esiste tutto il margine per portare la discussione a un livello superiore». Quindi qualcosa si è mosso a livello di opinione pubblica anche nella nostra area territoriale, forse un po’ riluttante al cambiamento culturale? «La gente sta prendendo coscienza che esiste una realtà omosessuale. Anche noi amiamo, anche noi abbiamo un’affettività e dei diritti da tutelare. Già da ora però, mi piacerebbe poter avere meno timore di parlare apertamente della mia omosessualità, senza sentire la presa di distanza di certi ambienti e di certe persone».

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