lunedì, febbraio 12, 2007

A Sud


Con il passare dei giorni e delle settimane è diventato sempre più facile riuscire ad entrare in contatto con i bambini. Non è stato facile essere accettate come figure di riferimento. Gli allievi del centro, vivendo di giorno quasi tutti nelle strade e al mercato, e con famiglie allargate ( a volte vivono in venti in quattro locali) non erano abituati a confidarsi, ad aprirsi, soprattutto con degli adulti. Inoltre sono ancora piccoli. I primi tempi era quasi impossibile dare loro la mano, o anche solo accarezzare loro la testa. Non erano abituati ad un contatto fisico gentile. Ora, dopo dieci settimane, chiedono di essere presi in braccio, si siedono sulle ginocchia durante i giochi tranquilli a tavolino, e adorano i massaggi fatti con palline di stoffa. Anche i loro sguardi sono cambiati. Ora guardano in viso e riescono a mantenere il contatto con gli occhi. Sembrano più tranquilli e rilassati. Insomma cominciamo a capire che abbiamo lavorato nella direzione giusta.Così¬ giocando alla sabbia può capitare che inizino a confidarsi e a raccontare del papà che rientra a casa ubriaco, della mamma che li picchia con cintura, e altri episodi di violenza domestica che nessun bambino dovrebbe mai subire e a cui nessun bambino dovrebbe mai assistere. Per quasi tutti è la medesima storia che si ripete, quasi ogni giorno. Ascoltarli mette tristezza, ma almeno riescono a parlarne. E tra poco dovrò lasciarli.Con il passare dei giorni e delle settimane mi rendo conto che il mio tempo qui si sta piano piano esaurendo. Mancano solo tre settimane alla mia partenza. Ora inizia il periodo dei bilanci, e io inizio con le mie paranoie. Credo di non essere riuscita a lavorare bene, di non essere riuscita a far passare alla mia collega tutte le competenze e le conoscenze necessarie perchè possa continuare da sola. Mi fa male il pensiero di dover lasciare i miei bambini e la mia collega, che ora è diventata anche una cara amica (non preoccupatevi, mi capita sempre quando sento di essere giunta al termine di qualcosa di importante). Insomma per me partire è sempre uno strazio, e chiudere il cerchio è molto difficile.Con il passare dei giorni e delle settimane mi rendo conto della fortuna che ho avuto di poter vivere questa esperienza, in questa parte di mondo; di quanto questo viaggio (non solo geografico) mi abbia cambiata, di quanto poco sia rimasto della persona che solo quattro mesi fa camminava piena di dubbi per le strade del Canton Ticino. Con il passare dei giorni e delle settimane mi sono anche persuasa che, quanto riporto a casa in termini di ricchezza personale sarà davvero molto di più di quanto riuscirò a lasciare. Con il passare dei giorni e delle settimane ripenso a quante persone ho potuto conoscere qui a Catamayo e lontano, anche se solo virtualmente sul blog, e a quanto sia stato importante per me poter raccontare le emozioni che stavo vivendo.Con il passare dei giorni e delle settimane ho imparato a godere di quello che ho nel momento in cui lo vivo; perchè la vita è un continuo trascorrere di giorni e settimane. Sta a noi far sì che non solo passino, ma che ogni istante possa lasciare un colore, un odore,una memoria , un’emozione.Con il passare dei giorni e delle settimane diventa sempre più grande il GRAZIE che vi devo per lo spazio che mi avete concesso, e per le parole che mi avete scritto. Un abbraccio forte a tutti. A presto.
Isa
Nella foto bimbo "lustrascarpe" in Ecuador

1 commento:

El novio ha detto...

Cara Isa, tu non puoi immaginare il bene che ci ha fatto leggerti in questi mesi! La tua è stata la voce di una realtà che qui spesso dimentichiamo coscientemente, distratti da continui discorsi sui diritti, sulla politica, sul tutto che poi è nulla: solo chiacchiere.
Insieme al tuo raccontare la vita della "tua" gente, dei "tuoi" bimbi, delle difficoltà, ma anche delle gioie grandi sperimentate con loro, ci hai trasmesso un "modo di essere"che puntualmente ci ha fatto riflettere su noi stessi, la nostra vita, le nostre relazioni sociali.
Tra le righe delle tue lettere dall'Ecuador abbiamo letto il "senso" della tua scelta, il perchè della tua vita così profondamente solidale coi più poveri.
Qui spesso dobbiamo fare i conti col "gran" vuoto che ci portiamo dentro, magari non singolarmente, ma socialmente, come "popolo". Vuoto che forse è proprio smarrimento del senso stesso di ciò che facciamo, delle nostre scelte, presi come siamo da mille impegni e corse frenetiche dietro a tante cose, quasi a voler afferrare e trattenere la vita che passa.
Hai avuto la fortuna di crescere molto nei tuoi mesi laggiù, come scrivi. Ora tornando rappresenti un vero "PATRIMONIO" cui cercheremo di attingere ancora per godere anche noi, sia pure di riflesso, delle ricchezze umane conquistate al prezzo di scelte difficili ma coerenti.
Ti vogliamo bene!