domenica, novembre 25, 2007

Domenica di novembre



Dalla violenza della guerra di cui ci ricordiamo quando qualcuno dei nostri muore a quella sulle donne, che la grande manifestazione di ieri ha denunciato nella speranza che qualcosa cambi concretamente nell'attenzione dei politici, è tutto un allarme. Mentre il neo pensionato U.Eco, parla di rischio populismo mediatico sul modello Berlusconi anche all'estero, perchè si guarda all'l'Italia per quello che è dal secolo scorso cioè "un laboratorio. A incominciare dai futuristi, che hanno lanciato il loro manifesto nel 1909, per passare al fascismo, sperimentato nel laboratorio italiano e migrato poi in Spagna, nei Balcani e in Germania" , c'è chi a Milano è costretto alla rapina per sfamare i figli. Dei delitti di nera, su cui siamo quotidianamente aggiornati, è difficile tenere il conto: drammi della disperazione, dell'ignoranza, dell'avidità e persino della noia che inquietano, lasciando un senso di vuoto.


En, nel post di ieri, richiamava alla responsabilità personale e alla necessità di smettere l'atteggiamento passivo di chi attribuisce sempre agli altri le colpe dei nostri guai. Fondamentalmente è vero per quel che riguarda il nostro ambito: una maggiore disponibilità nostra può fare la differenza. E' anche vero che per le grandi questioni, tolto il voto e lo sciopero, ci restano ben pochi strumenti di intervento ed il senso di frustrazione e di impotenza possono prevalere, condizionando anche la nostra sfera privata. Vale però anche il contrario: il privato, gli umori e le situazioni personali incidono sulla visione d'insieme della realtà. Tutto è strettamente legato ed inscindibile.
Nella nostra esperienza di troppia i problemi, di solito, sono originati da difetti della comunicazione: non sempre i messaggi di vario tipo che intercorrono sono chiari ed univoci, tanto da offrirsi ad interpretazioni diverse. Lo sperimentiamo anche con gli amici: ognitanto qualcuno sparisce senza una motivazione comprensibile, salvo poi scoprire che dietro c'è sempre qualcosa che non si osa chiarire, perchè comporterebbe il confronto e soprattutto l'ascolto dell'altro. E quindi il rischio di mettere in discussione le proprie certezze.
Il fatto che i media abbiano ormai un ruolo determinante conferma l'importanza della comunicazione ancor più dei contenuti trasmessi: un motivo in più per approfondire e non lasciarci incantare dai lustrini.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

il vostro blog è davvero bello! complimenti...situazione bizzarra direi!

Anonimo ha detto...

Sulle amicizie gay il più delle volte (non sempre) è meglio stendere il classico velo pietoso, senza starci troppo a pensare. C'è una diffusa isteria che è frutto forse di insoddisfazione a livello di pancia. E purtroppo molti usano la pancia e non la testa anche per ragionare. Io che cerco di essere sempre corretto da un pezzo ho smesso di perdere tempo con "certi" amici.