La morte di Massimo Consoli segna profondamente la comunità glbt, italiana ed internazionale, così come la stessa società civile. Uomo di grande spessore culturale ha contribuito come pochi alla storia dei movimenti gay, lottando per il diritto di cittadinanza, ma anche avvertendo la necessità dell' approfondimento teorico della realtà gay, cui ha dato continuamente impulso a crescere attraverso i suoi numerosi scritti e traduzioni. La sua vita testimonia un impegno inarrestabile che si andava progressivamente espandendo, così come gli orizzonti culturali in cui si muoveva. C'era in lui il desiderio di "normalizzazione", tanto che gli anni più felici della sua vita sono stati gli ultimi, pur segnati dalla malattia, quelli trascorsi col giovane Lorenzo, affiliato alla maggiore età, e con i nipotini nati negli ultimissimi anni . La pienezza dell'essere nonno come tanti è stato il coronamento di una vita spesa interamente a far crescere la società e la stessa comunità glbt attraverso una continua rivoluzione morale.
Il papa degli omosessuali, come lo ha definito l'antropologo francese Alain Daniélou, lascia un ricchissimo patrimonio in eredità: attingendovi forse, noi e gli attuali movimenti glbt, riusciremo a sfondare quelle rassicuranti pareti in cui ci siamo rabbiosamente rinchiusi negli ultimi anni isolandoci dal contesto sociale, maturato più velocemente di noi.
Leggo ora la notizia della cattura dei boss Lo Piccolo in Sicilia. La vedo come un punto positivo della rivoluzione morale indicata nel Manifesto consoliano, perchè tutto ciò che concorre a liberare l'uomo, consentendogli di essere pienamente se stesso, rappresenta la conquista di una tappa importante. Affrancare la società dall'influenza della criminalità organizzata è un imperativo morale, oltre che politico, economico e sociale, condizione della stessa libertà dei singoli.
1 commento:
un pezzo unico più che raro che ci lascia, non ce ne saranno altri, è impossibile. Speriamo il suo lavoro non vada perso nel dimenticatoio...
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