domenica, novembre 04, 2007

Invasioni e progresso


A proposito di immigrazione: niente di nuovo sotto il sole.L'ultimo episodio che ha scatenato il rigurgito di intolleranza, montato ad arte da media e politici, ripropone una realtà nota da sempre nella storia, quella dei ciclici flussi migratori. Rispetto all'antica società romana abbiamo fatto qualche passo avanti o ancora crediamo di risolvere il problema semplicmente con la legge del più forte (ricco)?


"Non possum ferre, Quirites, Graecam urbem. Quamvis quota portio faecis Achaei? Iam pridem Syrus in Tiberim defluxit Orontes et linguam et mores et cum tibicine chordas obliquas nec non gentilia tympana secum vexit et ad circum iussas prostare puellas. Ite, quibus grata est picta lupa barbara mitra. Rusticus ille tuus sumit trechedipna, Quirine, et ceromatico fert niceteria collo. Hic alta Sicyone, ast hic Amydone relicta, hic Andro, ille Samo, hic Trallibus aut Alabandis, Esquilias dictumque petunt a vimine collem, viscera magnarum domuum dominique futuri. Ingenium velox, audacia perdita, sermo promptus et Isaeo torrentior. Ede quid illum esse putes. Quemvis hominem secum attulit ad nos: grammaticus, rhetor, geometres, pictor, aliptes, augur, schoenobates, medicus, magus, omnia novit Graeculus esuriens: in caelum iusseris ibit. In summa non Maurus erat neque Sarmata nec Thrax qui sumpsit pinnas, mediis sed natus Athenis. Horum ego non fugiam conchylia? Me prior ille signabit fultusque toro meliore recumbet, aduectus Romam quo pruna et cottana vento? Usque adeo nihil est quod nostra infantia caelum hausit Auentini baca nutrita Sabina?"(Satira III di Giovenale).

Traduzione
Una Roma greca non posso soffrirla, Quiriti; quanti sono i veri achei in questa feccia ? Ormai da tempo l'Oronte di Siria sfocia nel Tevere e con sé rovescia idiomi, costumi, flautisti, arpe oblique, tamburelli esotici e le sue ragazze costrette a battere nel circo. Sotto voi! se vi piace una puttana forestiera con la mitra tutta a colori! O Quirino, quel tuo contadino indossa scarpine e porta medagliette al collo impomatato! Lasciano alle spalle Sicione, Samo, Amídone, Andro, Tralli o Alabanda, tutti all'assalto dell'Esquilino o del colle che dal vimine prende nome, per farsi anima delle grandi casate e in futuro padroni. Intelligenza fulminea, audacia sfrontata, parola pronta e piú torrenziale di Iseo, eccoli: chi credi che siano? Dentro di sé ognuno porta un uomo multiforme: grammatico, retore, pittore e geometra, massaggiatore, augure, funambolo, medico e mago, tutto sa fare un greco che ha fame: volerebbe in cielo, se glielo comandassi. In fin dei conti non era mauro, sàrmato o trace quello che s'applicò le penne, ma ateniese d'Atene. Ed io? non dovrei evitare la porpora di questa gente? che prima di me firmi un documento o sul letto migliore alle cene si stenda chi a Roma è giunto con lo stesso vento che porta prugne e fichi secchi? Non conta proprio niente, nutriti d'olive sabine, aver respirato sin dall'infanzia l'aria dell'Aventino?

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