lunedì, ottobre 09, 2006

Le previsioni di Freire


Ierisera, riaccompagnando gli amicissimi S. e M. all'auto lasciata nel parcheggio di Muggiò, abbiamo colto un gruppo di musulmani riuniti per la preghiera del Ramadan proprio nel parcheggio, al freddo.
Non mi interessano le polemiche, le paure, le violenze: io, cittadino della civilissima Italia, comasco, trovo vergognoso, incoerente, ipocrita che la mia "cattolicissima" città neghi a credenti di qualsiasi fede uno spazio adeguato per pregare. Non è certo negando la moschea che si vince il terrorismo, casomai si alimentano ancora di più i rancori e i sospetti. Mi sarei unito a loro per testimoniare che non tutti i comaschi sono come chi ci amministra, ma temevo che, a ragione, non avrebbero gradito la presenza di un "estraneo". Perchè questo siamo ormai, estranei gli uni agli altri benchè uomini. La diffidenza tra gruppi etnici aumenta a vista d'occhio, come naturale conseguenza delle scelte ottuse dei più, interessate di pochi, fatte sin qui.
P.Freire, ormai tanti anni fa, ammoniva che sarebbe venuto il tempo in cui gli straccioni oppressi avrebbero invaso e vinto con la sola forza del numero l'occidente oppressore. L'invasione è iniziata, abbiamo ancora tempo per recuperare un rapporto civile, credo.
Sembra invece si voglia proprio attendere la conclusione prevista dal sociologo brasiliano: "L'atto di ribellione degli oppressi, coscientemente o incoscientemente, pur essendo sempre tanto violento quanto la violenza che lo genera, potrà veramente instaurare l'amore"*, liberandoci da noi stessi e dalla disumanità in cui siamo piombati.
Ma quanti morti ancora saranno necessari da una parte e dall'altra prima che questo avvenga?

* Freire Paulo, La pedagogia degli oppressi, Mondadori 1972

2 commenti:

ser ha detto...

Ciao Chiara! Concordo pienamente con quanto scrivi. Aggiungo che noi Italiani stiamo perdendo la nostra identità culturale non certo x colpa degli immigrati,ma della pseudocultura che i media inculcano senza sosta ai più "deboli" e maggiormente teledipendenti. La perdita progressiva di identità culturale appare più evidente quando ci si confronta, magari solo x questioni di vicinato, con chi invece è portatore di un'identità forte e sicura (come nel caso dell'islam in genere e dei suoi fondamentalismi in particolare): si avverte quasi un senso di inferiorità che si nasconde dietro i soliti luoghi comuni che vorrebbero ingenuamente, ma violentemente (in spregio alla nsa presunta civiltà e anche "cristianità") interrompere un vero e proprio flusso migratorio di massa, fenomeno peraltro ciclico della storia umana.

ser ha detto...

Usti, spero di no! prima o poi capiterà che ci si accorga che stiamo andando verso l'autodistruzione, che stiamo uccidendo il pianeta e la vita stessa. Gli allarmi degli scienziati li conosciamo, ma sono troppo in là nel tempo per prenderli seriamente e cmq siamo ormai un un circolo consumistico difficile da fermare.C'è solo da sperare in un rinsavimento generale: in qso le religioni potrebbero molto.