sabato, novembre 24, 2007

"Dimmi che credi...."


Stiamo davvero attraversando anni difficili e complicati. L’economia globale è sempre più instabile, cresce la povertà quindi aumenta la delinquenza, la gente è sempre più diffidente e non si riesce più a distinguere il bene dal male. Più o meno i discorsi che senti in giro vanno tutti in questa direzione: è come se circolasse un virus che ti porta ad isolarti e a costruire delle barriere protettive che ti danno sì sicurezza, ma che inevitabilmente ti portano a morire un po’. I primi freddi hanno portato la morte di un barbone a Como che da tempo aveva trovato il suo letto sotto un cartone vicino al Tribunale. Chissà quanti sapevano che dormiva lì. Nessuno però ci ha pensato. Poi succede che un uomo, le cui generalità restano sconosciute, non esiti a buttarsi nelle acque gelide del lago per salvare un bambino che accidentalmente è scappato al controllo della mamma. Sotto lo sguardo terrorizzato di quest’ultima, la mano di un angelo le ha riportato il bambino sano e salvo ed in fretta e furia è scappato via. Solo il tempo di un “grazie”. Sono tempi in cui è difficile prendere delle decisioni in qualunque campo e situazione. Sembra tutto un po’ ingessato, si è fermi in questo mondo che però è vivo. Caspita se è vivo! Mi capita spesso al lavoro di osservare i miei colleghi: siamo un bel gruppo con un età che va dai 30 ai 50 anni. Mi accorgo di quanto riesca a “condizionare” l’andamento della giornata affidandolo all’entusiasmo che fortunatamente ho. E’ contagioso. Ci sono giornate in cui proprio non hai voglia, ma ecco che per effetto del contagio riparti, ti senti stimolato e via che si innesca la catena magica. Fai meno fatica e ti senti a posto con te stesso e con gli altri. Bene. Sono un positivo per natura, prima vedo il bene e poi forse il male. Sono fatto così. Però sono convinto che ognuno di noi abbia dentro quella forza che consente poi alla fine di essere migliore nei confronti degli altri. Va solo stanata facendosi contagiare. Noi uomini siamo decisamente migliori di quello che stiamo rappresentando, ne sono convinto. Non dobbiamo cercare alibi, criticando una volta lo Stato che non ci difende o puntando il dito verso gli extracomunitari o la Chiesa. Ognuno di noi ha delle responsabilità e quindi il dovere di portare il proprio contributo affinché si migliori. Basta poco. Non è forse incoraggiante il sorriso di un anziano nei confronti di un giovane? Sembra dire: “io ho fatto, ho dato, ora tocca a te…”. Ognuno di noi dovrebbe portare il proprio entusiasmo nella semplicità della vita quotidiana. Sembra facile, ma non lo è. Ciascuno ha dentro i propri dolori, le proprie insicurezze e qui non si può fare niente: ci si deve solo abituare a conviverci, che poi è quello che ci caratterizza facendoci essere unici. Ma non soli.
Va beh, Dopo queste parole che poi non so nemmeno se hanno un senso, mi preparo per questo fine settimana all’insegna della piaggia. Passeremo una serata a casa di Luc, del quale qua e là abbiamo parlato e vivremo la nostra realtà affettiva con il Lupetto che tra poco andrò a prendere a scuola. Lui non sa quanto mi ha dato e mi sta dando. Anche in termini di entusiasmo, come dicevo prima. Ma un giorno, quando sarà più grande e quindi in grado di capire pienamente la nostra situazione, lo ringrazierò di così tanto affetto.



Lupetto ci crede e come lui tanti…è nostro dovere non deludere.
Buon fine settimana a tutti!(En)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hai ragione, ce la prendiamo con tutti forse per sfogare la tensione che ci portiamo dentro e preferiamo restare sulla difensiva anzichè cominciare noi per primi ad essere diversi.Vorrei avere la tua stessa visione positiva della vita. Ciao