mercoledì, dicembre 27, 2006


Ieri abbiamo festeggiato Simonetta, la nostra amica bavarese, rientrata in Italia per un veloce Natale con i suoi. A condividere il momento c'erano i nostri amici di sempre per la prima tradizionale (beh, le tradizioni hanno pure un inizio, no?) "cena troppiana degli avanzi", legittima conclusione della prima tappa di questi giorni di festa. Pomeriggio e serata sereni, tra giochi semi d'azzardo e allegria consumata tutta in compagnia.

Basta questo a fare di noi dei gaudenti? Messo in guardia, mi sono concentrato per ascoltare se" proprio dal fondo di questa umanità gaudente e disperata si levasse un’invocazione straziante di aiuto"... Non ho sentito nulla. Solo simpatiche battute, voglia di stare insieme, di vivere la festa in allegria. Mi sa che nei palazzi, dove vivono gli uomini soliti a tuonare generalizzazioni, non arrivi la vita di tutti i giorni dei normali cittadini. Perchè si ostinano a non scendere in strada senza auto e scorte? Perchè non vengono a trovarci nelle nostre case, anzichè frequentare i soliti salotti che così comuni non sono? Almeno ascoltino i loro preti che sguinzagliano a spiarci nelle nostre camere da letto. Li sentano sulla nostra vita di tutti i giorni, le nostre difficoltà, i nostri problemi. Se avanza tempo, allora sì: chiedano anche i particolari dei nostri momenti di gioia assoluta consumati nel sesso, ma solo per goderne con noi, se riescono. Se poi è davvero necessario ammonire i gaudenti, facciano nomi e cognomi, così da colpire sicuri. Qualche nome potrei suggerirlo anch'io, senza sentirmi delatore, perchè i veri gaudenti hanno una gran faccia di tolla ed esibiscono senza pudore i loro privilegi ottenuti quasi sempre con grande disinvoltura morale. Anche a Como ne conosco diversi. Nemmeno da loro si leva "un'invocazione straziante di aiuto". Casomai sono i derelitti, gli affamati, di qui e dell'altro mondo (il Sud), a chiedere aiuto, una pensione decente, un lavoro, una vita dignitosa e giusta. Ma quelli nessuno li ascolta, nemmeno se urlano con tutto il fiato che possono, perchè gli uomini dei palazzi sono troppo concentrati a cogliere il minimo segnale di richiesta d'aiuto che potrebbe arrivare dagli amici che stanno in altri palazzi e ville a Cortina, piuttosto che in Sardegna o altrove.

Per quanto ci riguarda si è festeggiato senza lasciarci turbare dai moniti romani. Sappiamo già che la realtà dell'amicizia che viviamo è vera nella misura in cui è aperta a nuove condivisioni e conoscenze. Per questo la nostra porta resta spalancata.
Nella foto il palazzo vescovile di Como: anche da qui spesso "si tuona".

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