venerdì, maggio 25, 2007

RICONOSCIUTI



In europa e nel modo siamo riconosciuti. E' bello questo se non fosse che uno dei nostri tre simboli, dopo la pizza e gli spaghetti, sia la mafia. Ce lo ricordano con un bel sorriso stampato come se fosse motivo di grande orgoglio.
In questi giorni ne abbiamo parlato spesso del problema mafia, anche perchè pochi giorni fa era la data del "ricordo" della strage di Capaci. Tante parole, tanti pensieri esposti a tutti, e tutti i nostri lettori hanno risposto prontamente anche solo con la loro importantissima firma. Sono quei piccoli gesti, quelle gocce che spero prima o poi facciano traboccare quel vaso di esasperazione degli italiani.
Ritorno sull'argomento già spesso citato da Ser perchè mai come negli ultimi tempi ho aperto così gli occhi. Spinto da quello che mi è accaduto in mattinata scrivo queste righe.
Durante una delle mie partite ad un gioco in rete un ragazzo polacco, dopo aver detto da dove giocavamo mi disse che la mafia è bella. La discussione andò avanti ancora per pochi secondi poi lo cacciai.
Questa piccola cosa mi ha dato parecchio fastidio. Io sono italiano e non mafioso ne tanto meno mi piace la mafia. Quello che mi sono chiesto è:
perchè ci vedono così? In Italia spicca così tanto la mafia o è solo una frase fatta?

Negli ultimi giorni ho partecipato anche attivamente a questa lotta. Stimolato soprattutto dalla forza con cui Ser ha dimostrato concretamente che i diritti umani e ogni tipo di libertà sono fattori indispensabili in ogni uomo.
Vivo diversamente i miei ricordi e il mio presente, solo ora sento le vibrazione che anni fa non sentii passando in quella autostrada che dall aereoporto di Punta Raisi mi portava a Palermo passando per Capaci.
Adesso porto avanti, nel mio piccolo, le mie idee provando a far capire al mondo che il nostro stupendo paese è altro e non c'entra con la mafia.

Che vengano a mangiare la nostra strepitosa pizza e i nostri buonissimi spaghetti (alla carbonara mi vengono bene) e a godere del nostro sole.
Questa è anche una mia firma al blog di due giorni fà di Ser.


Dan

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Fa sempre bene leggere queste parole per noi che certi problemi li respiriamo con l'aria. Voi lassù a Como e noi quaggiù siamo cittadini della stessa Italia la cui fama nel mondo è però infangata da pochi criminali. Un abbraccio
tonino

Anonimo ha detto...

Probabilmente come espressione è un po' obsoleta, ma sono davvero "fiero" dei miei compa e non solo perdutamente innamorato.Mi piacciono troppo: insieme condividiamo idee e valori importanti, pur essendo noi, come ripetuto più volte, diversi.Mi ha emozionato l'altro giorno la presenza di Dan al mio fianco in una cerimonia significativa di testimonianza e di impegno contro le mafie. So che gli è costato attraversare velocemente Milano sotto un sole canicolare, sacrificando una pausa di lavoro. Ed En, lontano fisicamente ma vicinissimo col pensiero, era con noi.L'abbiamo proprio "sentito"con noi. Mi piace soprattutto che condividano con me che non si può guardare il mondo solo in un'ottica gay e che, omo o no, esistono ben altri problemi da affrontare per assicurare a tutti dignità di vita attraverso i diritti elementari.Qualsiasi lotta per la conquista dei diritti di una sola categoria, ignorando il resto dell'umanità calpestata,non è solo una perdita di tempo dal punto di vista strategico (come già scritto), ma una implicita pretesa di superiorità nella diversità che per me non ha senso e ragion d'essere.Novios,vatmo anche da qui!

Anonimo ha detto...

Che aggiungere a quanto scritto con tanta passione dai miei novios.....solo una frase pronunciata dal Giudice Falcone


"Il coraggioso muore una volta, il codardo cento volte al giorno.."

Ulisse ha detto...

Il Presidente Polacco Walesa disse al nostro Presidente durante una visita ufficiale a Praga (non ricordo quale ci fosse in carica allora) una frase che mi rimase impressa: la vostra cultura è conosciuta in tutto il mondo e voi non lo sapete. Ecco questa cosa dovremmo sempre tenerla ben presente, perchè è vera. Io a Londra ho scoperto un poeta italiano di cui in Italia non ne avevo mai sentito parlare, nè l'avevo studiato sui libri di scuola. E non è mica uno qualunque, si tratta di Attilio Bertolucci, padre del noto regista Bernardo. Per scoprirlo sono dovuto andare nella libreria dei mitici Harrod's dove ho trovato dei suoi libri tradotti in inglese con testo italiano a fianco. L'Attilio, pensate un po', era messo a fianco di Dante e qui in Italia è pressochè sconosciuto.
Si noi siamo il paese della pizza, della pasta e della mafia ma siamo anche il paese di Dante e di Pavarotti, di Michelangelo e Modigliani, di Verdi e di Modugno. Siamo tante cose, per fortuna la maggior parte belle.

Ulisse ha detto...

Ops ho cannato capitale, non si tratta di Praga ma di Varsavia. Per sdebitarmi ricordo a tutti voi che la Polonia è suddivisa in 22 voivodati (regioni).

Anonimo ha detto...

Il patrimonio culturale italiano non è in discussione: è riconosciuto universalmente. Esistono, sparse nel mondo, testimonianze artistiche, storiche, filosofiche, letterarie e persino scientifiche che lo attestano e documentano.La stessa UE di oggi è anche frutto dell'illuminata, geniale lungimiranza di connazionali non solo recenti(tra gli altri A.Spinelli), ma addirittura medievali! Che dire poi delle meraviglie naturali e paesaggistiche, sia pure non pienamente "sfruttate" (in senso positivo)? Il fatto è che nel mondo mediatico spiccano le immagini forti espresse dai mafiosi emigrati (stile Al Capone), insieme al lungo elenco dei feroci criminali di oggi, veterani della latitanza o ospiti delle patrie galere che siano.Personaggi pubblici della finanza, dell'imprenditoria e della politica, solo sospettati o addirittura giudicati colpevoli (Sindona, Calvi,Lima, giusto x citare qualcuno, evitando i soliti contemporanei)hanno finito con l'accreditare nel mondo l'immagine della mafia come connivente con lo Stato.
Possiamo (e non fatichiamo certo) ripetere a noi stessi che l'Italia è altro,che è molto meglio, ma all'estero si interpreta il silenzio e l'indifferenza del popolo italiano, la sua (apparente) mancata "naturale" reazione al fenomeno criminale, come segnale di tolleranza, se non di esplicita complicità. Ciò appare ancora più evidente quando dubbi personaggi arrivano, con voto quasi plebiscitario, ai vertici del potere nazionale.