Si fa un gran parlare di SudAfrica in questi giorni per via di due matrimoni , uno omosessuale e l'altro poligamo, che offrono un'immagine controversa di quel Paese, unico nel continente africano ad aver legalizzato le unioni gay, ma a continuare contemporaneamente la tradizione ancestrale della poligamia. Nella maggior parte delle società che la praticano esiste ancora un rapporto impari tra i due sessi, che la rende espressione di una civiltà inaccettabile, là dove la parità tra uomo e donna è da tempo diritto acquisito. Da qui la contraddizione del SudAfrica, più avanzato della stessa "civilissima" Italia nel riconoscimento dei diritti omosessuali, ma ancora troppo arretrato nel giusto riconoscimento del valore della donna.
Anche il nostro Paese conosce una sua contraddizione in materia: riconosce di fatto l'esistenza di nuovi modelli allargati e diversi di famiglia, ma ne nega il riconoscimento giuridico, riservandolo esclusivamente alle coppie che, spezzando i legami precedenti, possono usufruire nuovamente dell' istituto del matrimonio civile come "concessione" , se davvero inevitabile, della benevolenza della vera anima della nostra classe dirigente, la cattogerarchia. I figli nati da precedenti unioni appaiono un po' come elementi spuri, la cui collocazione giuridica rimane spesso ambigua pur tutelata nel limite del possibile.
Non stupiscono le contraddizioni che sono anzi necessarie per lo sviluppo di qualsiasi civiltà.Piuttosto, ciò che meraviglia e che potrà far inorridire chi verrà dopo di noi è l'ottusità che impedisce di raggiungere traguardi scontati, che il tempo e la naturale evoluzione sociale conseguiranno ineluttabilmente. Negli stessi Paesi islamici, che appaiono così statici ed immobili, è possibile notare qua e là, dove più e dove meno,un certo fermento per quanto riguarda la conquista dei diritti della donna. La poligamia, così come concepita e vissuta ora anche presso altre culture, subirà inevitabilmente-già sta avvenendo- degli scossoni, per poi sparire del tutto e probabilmente rinascere, dopo altro tempo ancora, in una veste nuova, finalmente paritaria (magari la troppia?). Fa specie che siano proprio le religioni a rallentare il processo civile, ma è quasi sempre accaduto così nella storia, perchè come Istituzioni umane sono frenate dal bisogno di mantenere visibilmente uno spazio di potere, almeno quello morale, ritenuto indispensabile per la propria conservazione. Anche questa è una palese contraddizione: la promozione dell'uomo integrale predicata dai fondatori si scontra con le umane paure dei seguaci. Il guaio è che la stessa promozione della Pace (e della Giustizia), fortissimamente voluta da tutte con l'eccezione degli integralismi, perde forza e credibilità quando poi, nel concreto, si finiscono col dividere coscientemente, dall'interno, le società ormai adulte che vorrebbero potersi sviluppare "etsi Deus non daretur".Nella foto, Norbert Bisky:Anaconda.
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