Come annunciato, ecco il primo post di Isa direttamente dall'Ecuador.
Oggi mi prendo un po' di tempo e lo dedico al vostro blog. Penso che necessiti di un titolo. Ho pensato che "A SUD" potrebbe andare bene.
Sono docente di scuola dell'infanzia da tredici anni,e ho deciso, dopo anni di dubbi, di prendermi un anno di congedo per partecipare ad un progetto di cooperazione allo sviluppo.
Cosa mi ha spinta a fare questo passo? Parecchie cose. L'interesse per i paesi in via di sviluppo ( ne ho visitati un paio durante le vacanze), il credere profondamente che c'e' qualcosa di sbagliato nei rapporti tra nord e sud, il bisogno di confrontarmi con una realta' diversa da quella conosciuta, la voglia di qualcosa di nuovo, e altro ancora.
Cosi' il 1. di ottobre mi sono imbarcata alla Malpensa per questa avventura. Partecipo a un progetto pilota che ha preso il via in questi giorni nel sud dell'Ecuador. Progetto rivolto a bambini e madri sole, che vivono in uno dei quartieri piu' poveri della citta'. Per i bambini dovrebbe partire a giorni ( o settimane....) una scuola dell'infanzia che ha come obiettivi principali l'aumento dell'autostima e il miglioramento delle stimolazioni precoci. Sembrano paroloni, ma in realta' e' il tentativo di trovare un compromesso accettabile e funzionale tra la scuola "svizzera" e quella presente qui. Accanto al lavoro con i bambini stiamo progettando delle attivita' di accompagnamento per le madri, che permettano di migliorare il contesto familiare nel quale vivono e la loro istruzione.
Per ora stiamo ancora lavorando alla parte teorica prche' ancano ancora alcuni permessi dal ministero. E qui le cose vanno sempre per le lunghe.
Far partire tutto questo da zero, in due (la collega che mi ospita ed io), necessita di moltissimo lavoro, ma finalmente il progetto sta prendendo forma.
Bene dopo questa noia vi racconto un po' del posto dove vivo.
E' una cittadina di quasi 20.000 abitanti dove ci sono case in mattoni e strade in terra battuta. Moltissima gente e' emigrata verso la Spagna per la penuria di lavoro ,e qui si percepisce un senso di sconfitta,di precarieta' e di attesa. La poverta' e' molto evidente, ma , come capita spesso nei paesi poveri, tutti hanno la via cavo ( che costa moltissimo), e si vestono cercando di imitare quello che vedono in televisione. Non c'e' una ragazza che non abbia le unghie pitturate ( ops, sarebbe meglio dire decorate), o che non sia superben pettinata. Come avrete capito, quella che sembra una stracciona sono io. Nel mio zaino hanno trovato posto solo le cose indispensabili.E' una citta' dove non succede nulla e non c'e' nulla di interessante da visitare o vedere. Fortunatamente a una quarantina di chilometri da qui c'e' una citta' piu' grande dove "evadere" per qualche ora.
Vivere "sola" in un continente cosi' diverso all'inizio non e' stato facile. Tutto quello che prima era certo e acquisito, qui l'ho dovuto ricostruire di nuovo. Solo ora, dopo un mese, sto cominciando a camminare sicura.
Per ora e' tutto. Mi faro' viva al piu' presto con nuove notizie.
Sono docente di scuola dell'infanzia da tredici anni,e ho deciso, dopo anni di dubbi, di prendermi un anno di congedo per partecipare ad un progetto di cooperazione allo sviluppo.
Cosa mi ha spinta a fare questo passo? Parecchie cose. L'interesse per i paesi in via di sviluppo ( ne ho visitati un paio durante le vacanze), il credere profondamente che c'e' qualcosa di sbagliato nei rapporti tra nord e sud, il bisogno di confrontarmi con una realta' diversa da quella conosciuta, la voglia di qualcosa di nuovo, e altro ancora.
Cosi' il 1. di ottobre mi sono imbarcata alla Malpensa per questa avventura. Partecipo a un progetto pilota che ha preso il via in questi giorni nel sud dell'Ecuador. Progetto rivolto a bambini e madri sole, che vivono in uno dei quartieri piu' poveri della citta'. Per i bambini dovrebbe partire a giorni ( o settimane....) una scuola dell'infanzia che ha come obiettivi principali l'aumento dell'autostima e il miglioramento delle stimolazioni precoci. Sembrano paroloni, ma in realta' e' il tentativo di trovare un compromesso accettabile e funzionale tra la scuola "svizzera" e quella presente qui. Accanto al lavoro con i bambini stiamo progettando delle attivita' di accompagnamento per le madri, che permettano di migliorare il contesto familiare nel quale vivono e la loro istruzione.
Per ora stiamo ancora lavorando alla parte teorica prche' ancano ancora alcuni permessi dal ministero. E qui le cose vanno sempre per le lunghe.
Far partire tutto questo da zero, in due (la collega che mi ospita ed io), necessita di moltissimo lavoro, ma finalmente il progetto sta prendendo forma.
Bene dopo questa noia vi racconto un po' del posto dove vivo.
E' una cittadina di quasi 20.000 abitanti dove ci sono case in mattoni e strade in terra battuta. Moltissima gente e' emigrata verso la Spagna per la penuria di lavoro ,e qui si percepisce un senso di sconfitta,di precarieta' e di attesa. La poverta' e' molto evidente, ma , come capita spesso nei paesi poveri, tutti hanno la via cavo ( che costa moltissimo), e si vestono cercando di imitare quello che vedono in televisione. Non c'e' una ragazza che non abbia le unghie pitturate ( ops, sarebbe meglio dire decorate), o che non sia superben pettinata. Come avrete capito, quella che sembra una stracciona sono io. Nel mio zaino hanno trovato posto solo le cose indispensabili.E' una citta' dove non succede nulla e non c'e' nulla di interessante da visitare o vedere. Fortunatamente a una quarantina di chilometri da qui c'e' una citta' piu' grande dove "evadere" per qualche ora.
Vivere "sola" in un continente cosi' diverso all'inizio non e' stato facile. Tutto quello che prima era certo e acquisito, qui l'ho dovuto ricostruire di nuovo. Solo ora, dopo un mese, sto cominciando a camminare sicura.
Per ora e' tutto. Mi faro' viva al piu' presto con nuove notizie.
Un abbraccio.
Isa
2 commenti:
Coraggiosa Isa, dalle parole ai fatti! Qui nel ricco Occidente spesso perdiamo di vista l'essenziale, sopraffatti dal tempo che fugge e i 1000 bisogni indotti da perseguire. Ci carichiamo di impegni nell'illusione di vivere il più intensamente possibile, quando invece quello che conta è la conquista del senso stesso della vita. Già il tuo essere dall'altra parte del mondo è per noi una dura ma positiva provocazione.
Interessante la nota sulla TV via cavo; qualche anno fa ho assistito ad una conferenza di alcuni ragazzi che tornavano dall'Albania, ci erano andati con una associazione umanitaria, nelle foto che ci hanno mostrato tutti quanti avevano case povere, con pavimenti in terra battuta ma tutti con la parabola sopra il tetto.
Un'altra cosa che mi ha colpito era che a lavorare ci andavano le donne, gli uomini se ne stavano nella piazza principale del paese a non fare nulla e tutti quanti oltre ad una moglie avevano pure un amante.
Mondi diversi dal nostro, ma non troppo, ricordo quando andavo a fare volontoriato c'erano persone veramente indigenti ma con lo stereo nuovo, evidentemente anche nella povertà si cercano certezze e tenori di vita non propri.
E' bene o male? Non so, l'uomo è un animale strano ed il bene o male assoluto non esiste. Mi astengo perciò dal giudicare anche se ovviamente ho una mia opinione al riguardo.
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