venerdì, dicembre 07, 2007

L'uomo del cuore



Proprio così titola il discorso alla città di Milano che il vescovo ha tenuto, come da tradizione, la vigilia di sant'Ambroes: l'uomo del cuore. «E' quanto di più importante ha bisogno oggi la nostra città». «L’uomo del cuore – l’uomo interiore e sapiente – sa vedere tanti altri poveri, “nascosti” alla vista, in quartieri anonimi, talvolta in case degradate; poveri rassegnati che soffrono in silenzio, ormai soli e chiusi in se stessi; persone sino a ieri rispettate perché avevano un lavoro e che oggi vivono ai margini; bambini che vanno a scuola: ma sono “trasparenti”, nessuno li vede per quello che sono, nessuno li aiuta; donne sole con dei piccoli: ma nessuno bada a loro». In un contesto culturale e in una città nella quale da anni si alimenta il mito individualista, il Cardinale è deciso nel proporre i doveri forti di responsabilità sociale e di legalità. «In quest’epoca in cui la nostra Milano sta cambiando volto, in cui si stanno ricostruendo interi quartieri, in cui siamo protesi verso l’ambito riconoscimento dell’Expo 2015, non sfuggiamo alla responsabilità di interrogarci seriamente se la nuova città favorirà la nascita di un’umanità nuova, se i cittadini in essa si sentiranno a casa, se insieme la città ritroverà un’identità accogliente e aperta al nuovo e, nel contempo, rassicurante, perché conserva ciò che di meglio c’è nel suo passato».E va fatto ripartendo dai più deboli: «C’è una città che “appare”, la città dei grandi progetti, delle luci, delle vetrine; ma c’è una città forse un po’ più piccola, un po’ più invisibile, che magari vorremmo nascondere. Non ignoriamola, invece; anzi con coraggio ripartiamo da qui». Avranno capito le massime autorità sedute in prima fila, a partire dall'uomo della Compagnia delle opere, o come sempre si saranno sentiti nel giusto e perciò non toccati dalle severe parole, non d'occasione? Probabile la seconda.
Mi è piaciuto il discorso, ve ne consiglio la lettura anche perchè Tettamanzi, da quando è a Milano, appare come una voce fuori dal coro all'interno della cattogerarchia.
E comunque davvero c'è bisogno dell'uomo del cuore: tutto quello che sta accadendo provoca reazioni a catena che vanno in una direzione che non può non preoccupare. Rifugiarsi nel privato per non cedere alla disperazione non è la soluzione, al contrario è abdicare, rinunciare al proprio diritto di esistere nella società, quindi di essere se stessi. L'assassinio di Makwan, i diritti negati o violati in qualsiasi parte del mondo sono questioni che ci riguardano da vicino, perchè riguardano l'uomo. Non esistono priorità, un prima e un dopo, esiste solo l'uomo: qualsiasi conquista sociale, politica ed economica che è per l'uomo torna a vantaggio di tutti, quindi anche nostra. Il grosso problema è unire le forze e le energie, subdolamente divise e disperse da chi non ha interesse che questo avvenga e può manipolare a piacimento i media.
Mentre si festeggia a Milano con gli «Oh Bej! Oh Bej!» ,diamoci una mossa (minima) cercando di dare una svolta positiva ad uno dei tanti sondaggi sulle unioni di fatto : un semplice click qui per cominciare ad esprimere a noi stessi la voglia di riappropriarci della nostra esistenza.

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