Dall'Olanda G. interviene nel dibattito,iniziato tempo fa e sempre aperto, sulla coppia (Verso quali modelli?,etc). Ho aspettato a pubblicare il post per dargli il tempo di rientrare dalle vacanze pasquali e seguire così gli eventuali sviluppi.
Parto da una frase nel primo vostro script
"Diventa forse più urgente che mai discutere quali modelli di relazione sono oggi percorribili nell'universo gayo, non solo per la credibilità necessaria ad ottenere il consenso sociale, ma anche per la vita stessa della coppia, troppia o altro. Una volta finalmente affrancati dal modello etero. Naturalmente.".
Individuo tre punti:
modelli di relazione per ottenere la credibilità necessaria ad ottenere il consenso sociale
modelli di relazione per la vita stessa della coppia, troppia o altro
Affrancamento dal modello etero.
Sono confuso.
Ammetto che esistano modelli predefiniti in una relazione uomo-donna, ma più che modelli, che è un termine positivo, preferirei denominarli cliché. Mi spiego: nella relazione uomo-donna ( non sentirete mai da me il termine “ tradizionale “ associato a questo tipo di relazione), che piaccia o no ammetterlo, dei ruoli predefiniti esistono: la vecchia separazione dei ruoli: l’uomo nei campi, la donna a casa, si applica ancora, anche se in maniera più sottile, ovviamente. Ma questo, insieme alle aspettative sociali sui ruoli all’interno della famiglia, ha solo complicato le cose. Molte donne lavorano oggigiorno, ma ciò non evita che sia la moglie, più che il marito, a occuparsi anche della famiglia e dei figli. Ne viene fuori un rapporto squilibrato, e dunque carico di tensioni e stress. Il modello esiste, ma aderire a questo modello diventa sempre più complicato: la società si aspetta e assegna un ruolo più autoritario (il capofamiglia) all’uomo, ma cosa succede se la donna ha una posizione professionale uguale, se non superiore all’uomo ?
Fin qui ho detto solo cose scontate. Il punto è, cari EnSerDan, che secondo me, meno si fa riferimento a modelli, meno ci si fa condizionare, più spazio c’è per disegnare e condurre il proprio modello, quello che più si adatta alla propria situazione. In altre parole, i modelli in questo campo li vedo più come un capestro piuttosto che uno schema che semplifica il corso delle cose, o della vita stessa. Per loro stessa natura, i modelli esistenti fanno fatica a cambiare, ad adattarsi a nuove realtà, finendo così con l’essere obsoleti e poco flessibili.
Sposando mia moglie, sapevo più o meno cosa avrei desiderato dalla mia vita di coppia. Alcuni partono dall’esempio fornito dai propri genitori, altri cercano di non ripetere gli errori che secondo loro i genitori hanno commesso; comunque, ognuno ha in mente un proprio modello, un proprio ideale. Il resto è impegno, fatica quotidiana, dialogo, entusiasmo etc. etc. etc. Le aspettative della società ? A volte il modello realizzato in casa riflette quello che la società si aspetta, a volte no, ma importa di più aderire a un modello altrui o essere coerenti con il proprio modo di vivere la vita ?
C’è davvero bisogno di un modello, dunque ?
Detto questo, entro ora in un campo minato: credibilita’ necessaria ad ottenere il consenso sociale.
Scusate non vi seguo: se due (o tre) persone si amano, la credibilità è/dovrebbe essere un diritto automatico. Di cos’altro dovrebbe avere bisogno la società per riconoscere il consenso sociale a una coppia (troppia) ? Aderendo a quali modelli la società garantirebbe il consenso ? Ai modelli in cui la coppia (troppia) si riconosce ? O quelli che la società imporrebbe, e la coppia (troppia) magari è costretta ad accettare a denti stretti ? Certo, sono ben al corrente del fatto che nella società odierna ci sono ali di pensiero decisamente omofobe.
Soltanto, non sono sicuro, o forse non mi è chiaro, con quale tipo di modello si possa far cambiare idea a questa gente. Forse interpreto male ciò che avete scritto, ma ritengo che la credibilità vada conquistata mostrando il proprio modo naturale di essere, con serietà e determinazione, tutto qui. La parola chiave è “ naturale “. Sono un sognatore, forse, senz’altro una persona che non riesce a capire le posizioni omofobe: io se vedo due persone che si tengono per mano mi intenerisco, non sto a puntualizzare se appartengono allo stesso sesso o no. Ritengo altresì che l’omofobia rifletta una tale chiusura mentale da non permettere deroghe, neanche attraverso l’adesione a determinati modelli.
In altri paesi (Inghilterra), meno soggetti ai ricatti religioso/politici che conosciamo bene, la gente vive il proprio modo di essere in modo più naturale e assertivo: “ io sono così e non faccio male a nessuno; se ti sta bene, OK, può esserci dialogo fra noi, se non ti sta bene, è un tuo problema, via dalla mia strada “. Questo modo di porsi, a lungo andare, ha permesso di considerare gli universi di relazione in modo più ampio che da noi. È sempre la stessa storia: la prima donna in pantaloni ha fatto scandalo, la prima minigonna pure, giorno dopo giorno, però, il mondo si è abituato.
Certo, e’ piu’ facile a dirsi che a farsi, lo so bene, voi che ne pensate ?
Vorrei sviluppare ulteriormente questi temi, e mi riprometto, se vi va, di proseguire con questa analisi. Mi piacerebbe anche avere qualche feedback da voi, sempre se vi va.
Con Stima e Simpatia
G.