giovedì, gennaio 18, 2007

Maître a penser?


Due diversi punti di vista sugli errori iniziali, mediatici ed investigativi, del caso di Erba sono stati espressi dal ministro Ferrero e dal pensionato Maggiolini, già vescovo di Como. Per il primo si impone una riflessione sociale urgente: “Io dico che ormai siamo una società che ha enormi difficoltà a interrogarsi su se stessa. Ecco perché bisogna guardare all’immigrato come un cittadino normale, come tutti noi e smettere di considerarlo altro da noi, alimentando all’inverosimile paure e diffidenze, con l’obiettivo di costruire la figura dell’immigrato come delinquente”.

Il secondo ripropone l'allarme sulla colonizzazione passiva e sulla necessità altrettanto urgente di conservare il "valore" dell'intolleranza ("Difendo l’intolleranza. Sono contrario al cedimento di certezze di fronte ad altre certezze che non si condividono."), arrivando a lanciare un appello ai colleghi vescovi perchè abbandonino codardia o superficialità che sono le vere ragioni del loro silenzio sul tema.

Il cittadino comune, quello della strada, abituato ad affidarsi umilmente, fiduciosamente e un po' pigramente ai maître a penser , di fronte a posizioni così diverse, addirittura antitetiche, quale farà propria? Probabilmente quella che incontra maggiori affinità con la propria dimensione ontologica, in modo da non dover ridiscutere scelte morali consolidate. Se un tempo si favoleggiava del perdono, finalmente è rassicurante scoprire che non esiste desiderio di vendetta, ma solo ricerca della giustizia. Era quello che forse già si pensava e realizzava individualmente, magari con qualche vetusto senso di colpa.

Il male oscuro lariano oggi ha fatto un gran bel passo avanti.

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