giovedì, gennaio 04, 2007

Senza limiti


Volutamente in questo periodo preferisco non scrivere, come il solito, segnalazioni o commenti di quanto accade nel mondo o, peggio ancora, nella farsapolitica italiana, nazionale e comasca. Non mi sono ingozzato in cenoni o pranzi luculliani, ma avverto un forte senso di nausea nei confronti del teatrino dei politici nostrani. Mi rifiuto per il momento di scriverne qui, ma continuo a vigilare "turandomi il naso", per usare un'espressione cara al vicepremier Ruini. Molto meglio concentrarmi sugli ultimi giorni di festa che passeranno velocissimi come i precedenti. Non racconto i diversi momenti belli vissuti con gli amici dell'arcobalario perchè spero che, prima o poi, lo faccia qualcuno dei miei novios. Siamo ormai proiettati al 6 gennaio che è l' Epifania, ma anche una giornata importante per la troppia, la festa di Dan (che coincide con la befana eh eh!). La sera ci raggiungeranno molti amici , più di quanti la nostra piccola casetta possa ospitare, ma sono appunto "amici" ed è con loro che vogliamo condividere la gioia.
Proprio oggi ho letto un bellissimo post di Melchis sull'amicizia (Un NOI senza limiti), in cui il cavaliere indica come "Amarsi, volersi bene, comprendere, soffrire e gioire per l’altro, sacrificarsi, mettere tra parentesi il proprio egoismo… possono albergare in tutto ciò che può essere definito famiglia.". C'è la famiglia tradizionale, che è importante perchè tutti veniamo da lì e quasi tutti lì abbiamo imparato ad amare,"Eppure sperimento un amore altro, quello per i miei amici fraterni.Essi sono per me famiglia.". Bellissima la conclusione di Mel:"Amore è comunione, è un Noi senza alcun limite".
Siamo noi che imponiamo limiti all'amore, probabilmente perchè esso, di qualsiasi tipo sia (amicale, parentale, di coppia, di troppia, etc), è esigente perchè impegna "all'uscita da sè per far spazio all'altro" , come scrivevo in Mal d'amore, citando i saggi greci che "dall'unica radice ag hanno coniato agòn (lotta) e agàpe (amore totale), a significare che "non c'è amore senza lotta (dentro se stessi), senza sofferenza".
Mi viene fin troppo facile osservare che, nel dibattito pubblico e non solo, i limiti più forti, violenti all'amore sono posti da persone che per scelta, condizione o stato sanno parlare ( e lo fanno tutti i giorni) d'amore, ma forse, si intuisce, lo vivono troppo poco.

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