venerdì, settembre 07, 2007

Lirio Abbate


“Io so, noi sappiamo chi sono i mafiosi e gli amici dei mafiosi o i loro protettori. Non ho, non abbiamo bisogno di attendere una sentenza o la parola della Cassazione o un’inchiesta giudiziaria perché penso che, prima della responsabilità penale, sempre eventuale, ci sia una responsabilità sociale e politica accertabile. Se il deputato, il consigliere regionale, l’assessore, il primario, il professore universitario se ne vanno in giro con il mafioso è un fatto. Si conoscono, passeggiano sottobraccio, si baciano quando s’incontrano. È soltanto accuratezza non rinviare ai tempi di una sentenza quel racconto. È il mio lavoro dirlo ora, subito. Non sono una testa calda, non sono un estremista, sono un cronista e credo che il mio impegno sia stretto in poche parole: raccontare quel che posso documentare.”(Lirio Abbate, Repubblica, 4/9/2007).

Lirio Abbate, cronista dell’Ansa di Palermo, è ormai nel mirino della mafia: l'ordigno incendiario trovato sotto la sua auto è solo l'ultimo dei messaggi di morte che la criminalità mafiosa gli ha inviato dopo la pubblicazione del libro scritto con Peter Gomez I complici.Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento.

"Dobbiamo restare uniti. Dobbiamo raccontare le cose come stanno. Non dobbiamo mai smettere di dare spazio alla verità e di volere capire cosa succede in questa città. Sono tornato a Palermo dopo essere andato per un po' a Roma e ho fatto la mia scelta: non andrò via", ha dichiarato Abbate.
Sembra incredibile, ma ci sono ancora tanti uomini nella società civile, giornalisti, imprenditori, magistrati e cittadini, che continuano a credere e lottare per i valori della legalità e della democrazia. Anche quando è in gioco la vita. Ma i politici?
Ho trovato finalmente sul web la lettera (integrale)di Salvatore Borsellino scritta in occasione dell' aniversario della strage di via D'amelio, citata nel post 15 anni: è un coraggioso atto di denuncia che val la pena leggere.
La mafia è problema di tutti, anche nostro, come più volte abbiamo ribadito. La lotta contro la criminalità mafiosa deve restare una delle nostre priorità anche se noi possiamo ben poco. E' nostro dovere di uomini e cittadini contribuire nel nostro piccolo alla diffusione di una cultura della legalità anche attraverso le nostre scelte quotidiane. Non possiamo tirarci fuori.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sentendo la notizia, ieri sera, Il primo pensiero che ho avuto e quello di reputare quasi morto questo uomo. Non mi vergogno del mio primo pensiero perchè personalmente mi reputo prima di tutto un uomo con tutte le sue fragilità e con tutte le sue paure. Ammiro e stimo questo uomo per il suo coraggio e la sua voglia di creare una realtà più "pulita". Denunciare queste persone è sicuramente un gesto molto forte che merita tanto ascolto e partecipazione. Io so che non avrei il coraggio di fare tutto quello che sta facendo abbate perchè preferisco salvare me e chi amo. E' un pensiero sicuramente egoistico perchè dopo tutto quello che abbiamo detto e fatto nel nostro piccolo mi ritrovo a sbattere la testa contro la realtà dei fatti. La sua storia è un forte segnale per tutti. Io adesso mi sento un pò confuso perchè di belle parole e di bei pensieri ne ho tanti come tanti sono i sogni di libertà e di giustizia, ma se fossi io Lirio riuscirei a concretizzare o riuscirei a mettere le basi per le mie idee? Ora come ora non credo anche se sento il dovere di dare dalla mia tana l'appoggio morale a un uomo che ha avuto il coraggio di farlo.

Anonimo ha detto...

e vogliamo parlare di Roberto Saviano?

El novio ha detto...

Hai ragione, Fabio, non bisognia dimenticare Roberto Saviano di cui abbiamo scritto il 22 ottobre2006 (Quel fenomeno di Roberto Saviano). Quei pochi giornalisti che si distinguono tra la massa di venduti non vanno certo dimenticati, tanto più che per passione del loro lavoro hanno praticamente sacrificato la vita, condannati a morte da chi lo Stato e noi cittadini dovremmo combattere. ser