giovedì, settembre 27, 2007

Per i coraggiosi amici birmani


Mentre in Italia è cominciato il travaglio (di vere e proprie doglie si tratta a quanto pare) del testo definitivo della Finanziaria che il Consiglio dei Ministri dovrà partorire entro poche ore per poi essere presentato alle Camere nel prossimo novembre, la situazione nel Myanmar è precipitata, come prevedibile, dopo il nulla di fatto dell'ONU ieri. Il "paladino delle libertà del mondo" ha tenuto il suo preannunciato discorso chiedendo sì un inasprimento delle sanzioni economiche , ma ,dopo il veto di Russia e Cina "imparentate"economicamente al regime militare della Ex Birmania, ha glissato come se nulla fosse, perchè "quel Paese non costituisce un pericolo per la sicurezza internazionale". Come dire:" Facciano quello che vogliono al proprio interno, non sono c... nostri se l'opposizione sarà falcidiata ancora una volta nel sangue". Si tratta di un'altra chiara lezione di bushismo che già tante volte abbiamo dovuto sorbirci in questi anni . Come ha giustamente commentato Olmo nel precedente post sull'argomento, in quel Paese non ci sono petrolio o altre ricchezze che "mettano in pericolo la situazione internazionale", quindi gli U.S.A. possono assecondare per una volta il non interventismo ONU, bloccato da ciò che rimane del vetero imperialismo socialista.
I militari nel Myanmar non aspettavano altro: per loro deve essere stato un vero e proprio "via libera" alla repressione violenta che immediatamente si è scatenata contro i monaci, i manifestanti civili e persino i giornalisti occidentali, colpevoli di mostrare al mondo una strage di Stato autorizzata dal maggior consesso internazionale. Si può sperare solo nell'Europa a questo punto, ma precedenti esperienze frenano aspettative eccessivamente ottimistiche.
Si muove invece il popolo degli sms e di internet: «In support of our incredibly brave friends in Burma: May all people around the world wear red shirt on Friday 28. Please forward!». Quindi una maglietta rossa da indossare domani, venerdì 28, per testimoniare solidarietà «ai coraggiosi amici» della Birmania.

Sto pensando che non ho una maglietta rossa e dovrò inventarmi qualcosa velocemente, perchè non si può lasciare intentata alcuna strada, anche se questa è contorta perchè passa attraverso un piccolo segno di milioni di persone nella speranza che arrivi forte e visibile a chi conta davvero. E che poi sarebbero nostri rappresentanti. Altre manifestazioni e sit in si stanno organizzando in Italia: siamo allertati.
Nella foto Corriere della Sera Kenji Nagai, il fotoreporter giapponese della Afp, colpito a morte dalla polizia birmana. Prima di spirare ha ancora la forza di fare l'ultimo scatto .

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