Ebbene sì, è accaduto che la troppia ha dato forfait alla partita di calcetto da tempo programmata per il prox venerdì 2 febbraio. Ci sono motivazioni oggettive molto forti, non prevedibili al momento della programmazione, che hanno pesato sulla scelta di non partecipare all'incontro agonistico contro le lalle, ma determinante alla fine è stata una sorta di demotivazione che noi stessi, per primi, abbiamo tentato di analizzare. L'entusiasmo dello scorso 16 settembre indubbiamente si è attenuato. Allora la partita era un momento di puro divertimento, ma anche una delle tante occasioni serene e simpatiche per fare gruppo all'interno della nascente comunità lariana. Avevamo voglia di metterci in gioco e non solo sul campetto di calcetto, ma in tutti i sensi. A distanza di mesi ci siamo resi conto che non è cambiato molto da allora, sono nate comunità virtuali, forse anche troppe per una piccola realtà come Como, ma di fatto siamo rimasti la solita compagnia iniziale, cui si aggiungono, nelle occasioni speciali, gli abituali 6/7 amici che presenziano forse più per curiosare che per partecipare. E' un po' di tempo che tra noi ci interroghiamo sulle cause di quello che a tutta prima sembrerebbe un flop, di cui condividiamo pienamente la responsabilità. Troppo facile imputare alla difficile realtà comasca la causa di ciò. Siamo tutti diversi, anche all'interno della troppia lo verifichiamo quotidianamente, normale quindi che in un contesto di persone più ampio debbano convivere il simpatico, l'ombroso, l'accomodante, il casinista, l'imbranato, il giovane, il vecchio, etc. Fin qui tutto ovvio, tutto normale. Sono diversi anche i gusti di ciascuno, gli interessi, il modo stesso di concepire il divertimento, lo stare insieme. Noi troppia per esempio - i nostri amici se ne sono accorti- non amiamo molto i giochi di società, dopo uno o due giri puntualmente ci annoiamo. Normale anche questo. Gli stessi impegni, personali o di coppia/troppia, sono un fattore di cui tener conto. I fine settimana e altri momenti dell'anno raramente siamo disponibili triplicemente: a volte risolviamo dividendoci, ma è sempre una fatica, perchè il tempo del nostro stare insieme non ci basta mai.
Una partita di calcetto deve essere per noi autentico momento di svago in questo stressante periodo dell'anno, ma se assume la connotazione di un impegno perde, ai nostri occhi, la stessa ragion d'essere. Ci auguriamo che i nostri amici se ne rendano conto. Non siamo certo indispensabili, nemmeno per un incontro di calcio.
Per me poi, scrivo qui in prima persona, il match ha perso ogni interesse nel momento in cui l'ho visto pubblicamente annunciato tra gli appuntamenti della virtuale comunità gay. Oggi non mi interessa più l'aggregazione "mordi e fuggi" del passato: avrei voluto in questo caso un semplice momento sportivo tra noi che ci frequentiamo abbastanza regolarmente, perchè, nonostante l'età e soprattutto la paurosa mancanza di fiato tanto da rischiare l'asfissia sul campo, ho un glorioso passato agonistico che voglio ancora esibire, specie di fronte alle giovani, tracotanti leve. Ma questo è un altro discorso.
Abbiamo sperimentato a sufficienza che i grandi eventi, almeno qui a Como, non fanno necessariamente aggregazione. Nemmeno le pizzate. Forse sarebbe il caso di individuare altre vie, più tranquille, meno ridondanti, più conciliabili con quanti, schivi e diffidenti verso una certa realtà, sono intimoriti dalle "masse", preferendo una dimensione più familiare e raccolta.Il successo non è dato dall'esagerato numero di persone che riusciremo ad attirare ad una festa/evento, si misura piuttosto dal dopofesta in poi, quando le luci e le musiche sono spente e nuove persone restano con la voglia di frequentarsi, di dialogare, di porsi e realizzare obiettivi comuni.
L'importante è chiarirsi su ciò che vogliamo fare, se continuare a divertirci tra noi o invece impegnarci a fare gruppo col maggior numero di persone possibili, perchè ancora convinti della bontà dei nostri antichi propositi.