martedì, marzo 27, 2007

La distruzione dell’Afghanistan


Ed ora aspettiamo il voto del Senato sul rifinanziamento della missione in Afghanistan, con le diverse intenzioni già espresse dai vari partiti e partitini. Ennesima esibizione dei politicanti giusto per distrarci dalla realtà che è ben diversa da quella che da anni sbandierano ai 4 venti. Cosa sappiamo veramente di quella guerra, mascherata, come tutte le altre, da intenzioni umanitarie? La distruzione dell’Afghanistan di Antonella Randazzo offre una ricostruzione storica dello scempio che gli Occidentali stanno facendo da tempo nel territorio. "Il colonialismo occidentale non è mai finito, e da secoli si vale dei metodi più criminali per sottomettere le popolazioni, utilizzando la giustificazione paradossale di difendere la "democrazia" o i "diritti umani". Le autorità occidentali spacciano i crimini per filantropia. "Pacificare" per loro significa sottomettere al potere occidentale, e per gli afgani ciò equivale ad accettare di vivere in estrema miseria e rimanere sotto occupazione militare, col pericolo continuo di essere uccisi o torturati. Questo spiega perché il popolo afgano preferisce sollevarsi e combattere anziché rassegnarsi". Il rapimento di stranieri e giornalisti, compreso il nostro Mastrogiacomo, "attraverso manodopera locale, otterrebbero diversi vantaggi: far capire agli occidentali che chi avversa il potere degli occupanti agisce da criminale terrorista, e intimidire i giornalisti occidentali, in modo da tenerli lontani da alcune zone, per scongiurare il pericolo che possano emergere fatti sconcertanti, come omicidi mirati di civili, o torture contro semplici cittadini.". Il giornalista di Repubblica, poco prima del rapimento, era entrato in contatto con alcuni agenti di sicurezza afgani, che gli avevano riferito che era stato assai preoccupante l'attacco kamikaze contro il vicepresidente americano Dick Cheney, dato che "la visita era del tutto segreta e sconosciuta". Mastrogiacomo aveva notato che c'era un contatto fra le reti di intelligence e i cosiddetti Talebani. Il "terrorismo" o l'etichetta di "Talebano" sono molto utili alle autorità americane per nascondere al mondo intero le condizioni pazzesche in cui hanno ridotto alcuni paesi. Ogni tanto qualcuno lascia trapelare qualcosa di vero. Ad esempio, il governatore della provincia pachistana del Belucistan ha confessato: "c'è il rischio che la guerra dei talebani diventi una guerra di tutto il popolo. Non lo si può sterminare tutto." E' proprio per questo che l'esercito più potente del mondo, aiutato dai suoi alleati, è ancora lì a combattere dopo oltre cinque anni di guerra, perché il popolo "non lo si può sterminare tutto".

Insomma meglio leggere integralmente l'articolo con la sua precisa ricostruzione storica: c'è da riflettere. Ecco perchè viene a noia il solito teatrino politichese una volta scoperto che l'obiettivo è il solito: allontanarci dalla verità. In La via dell'oppio riportavamo l'interessante proposta di alcuni parlamentari volta a sottrarre il commercio della droga ai talebani. A quanto pare risulta una proposta ingenua, perchè "Il commercio di droga è terzo per la quantità di profitti (dopo il petrolio e la vendita di armi). E' un settore di massima importanza per la criminalità organizzata e per i servizi segreti americani. La Cia finanzia le sue numerose guerre per procura anche grazie ai proventi di questo traffico, e accresce il suo potere finanziario con investimenti nelle numerose banche compiacenti. Alla luce di questo si comprende che l'economia della droga ha dei padroni molto potenti, che basano il loro potere sulla supremazia militare mondiale e sul lavoro dell'intelligence. E' facile capire che non si tratta dei Talebani". Sarà per questo che è rimasta solo una bella proposta pubblicizzata dai media, ma forse mai approdata in Parlamento."Bella e ingenua!", direbbe il nostro Dan.

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