sono un'insegnante di 42 anni, milanese, cattolica ed eterosessuale. Le scrivo per manifestarLe la mia indignazione a proposito delle Sue ossessive, abborracciate, farneticanti e razziste teorie sull'omosessualità e, in particolare, sugli omosessuali che, secondo le Sue parole sarebbero diversi persino "geneticamente".
Sono molto curiosa di sapere in cosa consista questa diversità genetica. Perché, vede, io collaboro con omosessuali cattolici (so che per Lei è inconcepibile, ma esistono) da una ventina d'anni e li ho sempre visti persone come me. M'illumini dunque, Senatrice, non permetta che io cada nel peccato, che venga ingannata da questi diavoli travestiti da uomini.
Senatrice Binetti, Lei è un'ignorante, nel senso letterale del termine. Lei ignora non soltanto le più recenti (e accreditate) teorie scientifiche, secondo cui l'omosessualità non è una malattia, ma - cosa ben più grave - la carità e il rispetto, dovuti a ogni essere umano. Evidentemente Lei nel prossimo non vede l'uomo o la donna concreti. Vede la "categoria" cui appartengono. Per lei non esistono Marco, Luigi, Antonella e Silvia; ci sono Marco e Antonella, bravi eterosessuali, e Luigi e Silvia, peccatori omosessuali. Diversi addirittura geneticamente. Una terminologia molto in voga una settantina d'anni fa, in certi ambienti che, come i medici cui Lei forse fa riferimento, assicuravano di poter guarire gli omosessuali. Questi sotto-uomini, così "diversi" da noi.
E sarebbero guai per tutti, se quel Gesù cui Lei afferma di credere avesse ragionato così davanti alla Samaritana. Ma risulta evidente che il Gesù che Lei prega non è lo stesso in cui credo io. Non è lo stesso, e non occorre scomodare questi deliri per sincerarsene. Leggo, infatti, che Lei si compiace di gridare ai quattro venti che porta il cilicio, così da far sentire in alto il Suo chiasso. Il Vangelo che conosco io, geneticamente diverso dal Suo, afferma che questo comportamento è ipocrita e arrogante. Secondo questo Vangelo, Lei ha già avuto la Sua ricompensa. Permetta però a noialtri, a tutti quelli che credono nell'uomo senza distinzione, una speranza più alta, un cielo più misericordioso, un sorriso più fraterno, un amore più umano.
Con disistima,
Daniela Tuscano
Sono molto curiosa di sapere in cosa consista questa diversità genetica. Perché, vede, io collaboro con omosessuali cattolici (so che per Lei è inconcepibile, ma esistono) da una ventina d'anni e li ho sempre visti persone come me. M'illumini dunque, Senatrice, non permetta che io cada nel peccato, che venga ingannata da questi diavoli travestiti da uomini.
Senatrice Binetti, Lei è un'ignorante, nel senso letterale del termine. Lei ignora non soltanto le più recenti (e accreditate) teorie scientifiche, secondo cui l'omosessualità non è una malattia, ma - cosa ben più grave - la carità e il rispetto, dovuti a ogni essere umano. Evidentemente Lei nel prossimo non vede l'uomo o la donna concreti. Vede la "categoria" cui appartengono. Per lei non esistono Marco, Luigi, Antonella e Silvia; ci sono Marco e Antonella, bravi eterosessuali, e Luigi e Silvia, peccatori omosessuali. Diversi addirittura geneticamente. Una terminologia molto in voga una settantina d'anni fa, in certi ambienti che, come i medici cui Lei forse fa riferimento, assicuravano di poter guarire gli omosessuali. Questi sotto-uomini, così "diversi" da noi.
E sarebbero guai per tutti, se quel Gesù cui Lei afferma di credere avesse ragionato così davanti alla Samaritana. Ma risulta evidente che il Gesù che Lei prega non è lo stesso in cui credo io. Non è lo stesso, e non occorre scomodare questi deliri per sincerarsene. Leggo, infatti, che Lei si compiace di gridare ai quattro venti che porta il cilicio, così da far sentire in alto il Suo chiasso. Il Vangelo che conosco io, geneticamente diverso dal Suo, afferma che questo comportamento è ipocrita e arrogante. Secondo questo Vangelo, Lei ha già avuto la Sua ricompensa. Permetta però a noialtri, a tutti quelli che credono nell'uomo senza distinzione, una speranza più alta, un cielo più misericordioso, un sorriso più fraterno, un amore più umano.
Con disistima,
Daniela Tuscano
(da Azur)
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